Cerca

Quando la mafia non spara e non commette atti di violenza vuol dire che ha vinto e controlla il territorio,Le teste di rapa non vogliono capirlo !!!!!!!! Quando non si spara c’é necessità di attivare maggiormente i sensori,di indagare e di denunciare aiutando la magistratura inquirente.Vi rendete conto di quanto sia fuorviante ed inutile parlare di temi generici, a vanvera,senza affrontare la realtà,entrare nel singolo problema,del singolo fatto,del singolo investimento,DENUNCIANDOLI,nomi e cognomi,alla Magistratura? La situazione é drammatica e c’é gente,purtroppo,che ancora pensa che facendo bla bla combatte la mafia!!!!!!! L’idiota quando gli indichi la luna,anzichè questa,guarda il dito che la indica.Anche questo é un comportamento che favorisce la mafia !!!!!!

Franco Roberti: “La mafia fa affari con gli imprenditori ed è più pericolosa”

di GIULIANO FOSCHINI
ore 14.1 del 16 marzo 2016

Parla il procuratore nazionale: “Chi non denuncia va espulso dalle gare pubbliche”

DICE FRANCO ROBERTI, procuratore nazionale antimafia, che esiste un momento esatto nel quale la criminalità organizzata ottiene quello che realmente desidera: “Non quando spara. Ma quando asseconda i propri interessi senza fare troppo rumore. Di questo dobbiamo cominciare a preoccuparci “.

L’indagine condotta dalla Squadra mobile di Bari ieri, e nei mesi e settimane scorse quanto documentato a Napoli, Palermo, Reggio Calabria, raccontano di una mafia che sempre più spesso non ha bisogno di intimidire per ottenere. Non servono più le bombe ma bastano le parole. Sta cambiando qualcosa?
“La forza della mafia è, oggi più che mai, nella capacità relazionale. E non certo negli atti violenti. È nel proporsi corrompendo, offrendo denaro, come interlocutore privilegiato della cosiddetta economia legale. Soltanto quando non riesce a ottenere quello che vuole interviene con la forza, intimidendo. Ma recentemente ci stiamo accorgendo che ce n’è sempre meno bisogno”.
Perché?
“La crisi ha sicuramente abbassato le auto difese del mondo dell’impresa. C’è bisogno di denaro e le organizzazioni criminali hanno molto liquidi. Di più: la mafia offre servizi. E questo tipo di offerta viene sempre più accettata da una parte della società, quella che noi definiamo zona grigia, non perché impauriti ma perché ne trovano giovamento”.
Significa che sono gli imprenditori a chiedere l’aiuto dei mafiosi?
“Commercianti, imprenditori sempre più spesso cercano affari con i clan. Ci sono i costruttori che accettano di comprare materiale dai boss ottenendo in cambio anche la protezione. Commercianti che si fanno finanziare in momenti di difficoltà cedendo quote delle loro attività. Siamo a uno scambio paritetico tra mafia e imprenditoria molto simile a quello che avviene tra il politico e il mafioso nei casi di voto di scambio”.
Che strumenti avete per prevenire situazioni di questo genere?
“Le leggi ci sono. Esistono problemi di interpretazione anche perché non è semplice definire dove finisce l’assoggettamento e dove comincia invece la compiacenza. Sicuramente una linea d’ombra è costituita dalla collaborazione: chi non denuncia, chi nega anche l’innegabile, è sicuramente complice. C’è poi da valutare se si tratta di episodi sporadici o continuativi. Ma la repressione da sola non basta “.
E che serve allora?
“Un imprenditore che non denuncia dovrebbe essere espulso dalle gare pubbliche, come tra l’altro la norma già prevede. Perché quel suo fare affari con la mafia non significa soltanto andare contro la legge ma anche alterare in maniera irrimediabile le regole del mercato: parlando in generale per esempio del calcestruzzo, quando un imprenditore edile accetta di comprare materiale dalle imprese del boss a un prezzo superiore da quello di mercato, si mettono fuori dal gioco tutti quegli imprenditori che in maniera onesta cercano di fare il proprio mestiere. E questo è inaccettabile. Per questo sarebbe auspicabile anche una presa di posizione seria delle associazioni di categoria. Non basta annunciare protocolli anti-pizzo e farsi fotografare sui giornali. Se si scopre che un imprenditore o un commerciante taglieggiato davanti agli investigatori nega, bisogna allontanarlo dalle associazioni”.
Non ci sarebbe comunque bisogno anche di un intervento normativo per regolamentare situazioni di questo tipo?
“Tempo fa c’era stata una commissione insediata alla presidenza del Consiglio che avanzò l’ipotesi di prevedere un reato sul modello del voto di scambio politico punendo i rapporti di reciproca utilità tra mafiosi e imprenditoriali. Una sorta di 416 quater. Non so perché non se ne fece nulla, ma come dissi all’epoca la strada tracciata era invece molto interessante “.