Cerca

Quando diciamo che il “sistema” é marcio ed irrecuperabile……E immaginate quanti di questi prezzolati traditori ce ne sono in giro per l’Italia !..E’ necessario ed urgente cambiarlo.Altrimenti solo Dio può salvare questo Paese sfortunato

Ostia- connection, divise sporche al servizio del clan

Favori e soffiate sulle indagini da agenti e militari finiti nell’inchiesta sugli Spada

di FEDERICA ANGELI

13 Marzo 2018

Divise sporche, al servizio della mafia di Ostia. I traditori dello Stato su cui hanno potuto contare in questi anni i membri del clan Spada sono tanti: sei poliziotti del commissariato di Ostia (uno è stato trasferito alla Polaria di Fiumicino), due finanzieri, entrambi al Gruppo Roma, un carabiniere e un militare della Capitaneria di porto, in servizio alla direzione del commissariato militare marittimo. Infedeli con la divisa che “in cambio di regalie e denaro favoriscono da anni i pregiudicati della zona”, si legge in una relazione datata 2014 e firmata dall’allora dirigente del commissariato, poi anche lui arrestato per corruzione.

Così, tra il maresciallo della Guardia di finanza che vendeva al clan profumi e cinte griffate sottobanco, agenti che si spendevano per accelerare le pratiche amministrative per aprire sale slot o per far partecipare gli uomini del grippo ad aste, ci sono anche quelli che hanno avvertito in tempo reale capi e gregari degli Spada dell’indagine in corso su di loro.
A raccontare di queste divise genuflesse alla mafia sono le carte dell’inchiesta Eclissi, quella che ha portato in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso lo scorso 25 gennaio Carmine Spada (” Romoletto”, nella foto), il fratello Roberto e 32 esponenti dell’organizzazione.

Quattro su sei degli infedeli del commissariato di Ostia fanno parte del reparto Volanti. E i colleghi della Mobile sono arrivati a loro quando hanno visto Romoletto e il resto del clan farsi guardinghi perché qualcuno li aveva avvertiti.

Il 26 giugno 2016 un carabiniere in servizio alla compagnia di Ostia viene visto arrivare, immortalato dalla videosorveglianza, davanti al bar di via Storelli di Roberto Spada, parlare col gotha del clan, fare diverse telefonate, rispondere con la ricetrasmittente ai colleghi di pattuglia e poi allontanarsi in macchina con Carmine. Il successivo 7 ottobre un agente fa avvertire Romoletto, attraverso un tecnico televisivo, che nel suo decoder Sky è stata piazzata una cimice: ” M’hanno detto che te lo volevano mette qua dentro, l’abbiamo aperto pure davanti al dirigente “, dice. La notizia è fondata: gli investigatori della Mobile, appena ricevuta notizia del pacco col decoder destinato al boss avevano installato all’interno la microspia.

L’11 gennaio del 2017 un vice sovrintendente di Ostia chiama il pregiudicato Stefano De Dominicis, detto Bambino, che in seno al clan è colui che si occupa di rilevare locali per piazzare le macchinette slot degli Spada. I due si incontrano la sera. La mattina dopo De Dominicis sale in macchina di Alessandro Rossi, braccio destro del boss Romoletto, e si sente che con un apparecchio elettronico bonificano l’auto. La macchine di tutto il clan sono sorvegliate da cimici perché è nelle vetture, più che al telefono, che boss e affiliati parlano senza freni nè metafore. Rossi avverte il resto dell’organizzazione e le bonifiche scattano in tutte le vetture sotto controllo. La squadra mobile è costretta a disattivare per giorni le microspie perché i controlli vengono fatti in maniera maniacale. Che qualcuno abbia comunicato al gruppo delle intercettazioni e che quel qualcuno sia il poliziotto in servizio a Ostia è più che un sospetto. È proprio Carmine Spada che si lascia infatti sfuggire giorni prima: “Come pijamo na macchina ce l’avemo appresso a 10 metri”. Qualcuno, evidentemente, gli ha chiarito le idee.

Quanto a rimediare profumi, giubbotti e cinte di Armani e Cavalli “ce pensa il maresciallo della finanza amico mio – dice Claudio Fiore, ai vertici del clan e a Carmine – C’ha le mani da tutte le parti – aggiunge – , conosce tutti. Apre il cofano e ch’ha tutto. E sti cazzi se è quella che sequestra, ce risparmi, sti cazzi la provenienza ” . A parlare con un maresciallo della Capitaneria di porto è invece Armando Spada: il 7 marzo del 2017 il cugino del boss lo chiama per discutere di un locale che interessa un suo amico. L’interessamento, anche in questo caso, è garantito.

Fonte:www.repubblica.it