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Quando diciamo che é nelle Prefetture che bisogna fare pulizia se si vuole cominciare a fare una seria lotta alle mafie.I migliori servitori dello Stato messi da parte se toccano i clan.Il “caso” del responsabile dell’Ufficio “Studi” dell’Associazione Caponnetto,un curriculum di tutto rispetto,qualità e grado di altissimo livello,spostato dall’ufficio ispettivo antimafia a quello delle “gare e contratti”.Comportamenti dei Prefetti,questi,deplorevoli che fanno sospettare che questo stato NON voglia fare la guerra alle mafie e che,anzi,le voglia favorire neutralizzando le migliori energie di cui esso potrebbe disporre.VERGOGNA.Lo abbiamo annunciato che l’Associazione Caponnetto avrebbe incentrato gran parte del suo interesse sulle Prefetture e sulle strutture dello Stato per scovare le aree grigie e lo stiamo facendo sempre con maggiore impegno perché é proprio nella politica e nelle istituzioni che alloggiano i mafiosi più insidiosi,quelli più pericolosi.Invitiamo gli amici di tutta Italia a segnalarci tutti i casi di omissioni,carenze,collusioni che possano costituire materia di sospetto di contiguità e di altro con le organizzazioni criminali da parte di uomini e donne delle Prefetture e di altri Uffici importanti dello Stato.

Indagò sulla società di rifiuti Eco4 via dall’ antimafia della prefettura

“NEL 2007 la Procura di Napoli riferiva dell’ infiltrazione mafiosa nella Eco4, la prefettura di Caserta non lo comunicava ai Comuni per i quali la società svolgeva il servizio di raccolta rifiuti”. Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, processo Cosentino, 28 novembre 2012: una perizia ricostruisce ritardi e pressioni che hanno consentito all’ “azienda piegata agli interessi del clan dei Casalesi” di operare indisturbata. Per 6 anni. In aula c’ è il consulente dei pubblici ministeri. Si chiama Salvatore Carli, è un funzionario della prefettura di Napoli, e in tasca ha una richiesta rimasta lettera morta da 2 anni: rientrare nell’ ufficio antimafia di piazza Plebiscito dove ha lavorato per 13 anni nel gruppo ispettivo. Fino a giugno del 2010. Quando Carli ha già depositato in tribunale le sue indagini sulla Eco4: con i nomi di camorristi e pentiti accanto alle condotte di alti funzionari dello Stato che appaiono, dagli atti esaminati, “pretestuose e illegittime”. Chi non vuole l’ uomo che ha all’ attivo 18 accessi antimafia, lo stop a 35 imprese colluse del settore dei rifiuti, l’ azzeramento per infiltrazione camorristica della prima Asl in Italia? Settembre 2010. Carli scrive all’ ex prefetto Andrea De Martino per essere riassegnato all’ ufficio antimafia: ha chiestoa giugno 2010 di essere trasferito altrove dopo un incendio appiccato nel palazzo dove vive con moglie e 3 figli. “Lite condominale”, archivia il caso la polizia. Per cui Carli, pur temendo per la sua sicurezza, ritiene “superate le ragioni di preoccupazione”. Ma due mesi dopo De Martino decide che deve scorrazzare in giro per la provincia consegnando ai giudici di pace i ricorsi dei verbali al codice della strada. Per poi assegnarlo all’ ufficio “gare e contratti” dove, da esperto di verifiche antimafia, si ritroverà a comprare i panini ai poliziotti in servizio. Nonostante il sindacato Cisl protesti per garantirgli “funzioni consone alla sua esperienza professionale”. Non solo. A gennaio 2011 la prefettura di Napoli dice no al Comune di Sant’ Anastasia che vorrebbe il funzionario per il “controllo di gestione”. Non può: deve concentrarsi sulle multe. Ma resta un teste della Direzione distrettuale antimafia che ha chiesto l’ arresto per l’ ex sottosegretario del governo Berlusconi, Nicola Cosentino: il reato è di concorso esterno in associazione camorristica, in luce, nella richiesta di arresto, il “potere direttivo e di gestione esercitato per scopi elettorali” sulla Eco4. E proprio Carli fa emergere i “difetti di istruttoria”, le “carenze di motivazione”, le “azioni sterili e dilatorie” che hanno accompagnato i nulla osta per la Eco4 firmati dalla prefettura di Caserta. In particolare, nel 2007 con il via libera alla società di rifiuti rilasciato dall’ allora prefetto Maria Elena Stasi, poi nominata parlamentare del Pdl in quota Cosentino. Inoltre, sulla pratica Eco4 rinviata dal 2002 spiccano le “annotazioni” di due dirigenti prefettizi, Vincenzo Panico e Gerardina Basilicata, citati da Carli nel 2010 quando sono già passati alla prefettura di Napoli e figurano come suoi superiori: il primo come vice prefetto vicario, il secondo come capo di gabinetto, prima di essere promossi entrambi prefetti a Crotone e Savona. Intanto Carli è diventato componente dell’ autorità anticorruzione del Comune di Napoli. Ma all’ antimafia della prefettura non può mettere piede. Il dirigente di quell’ ufficio scrive il 21 settembre scorso per farlo rientrare. Non se ne farà nulla. Nel frattempo c’ è il cambio di guardia a piazza Plebiscito: De Martino va via. Sarà ricordato in Parlamento il 23 ottobre scorso dal deputato Francesco Barbato (Idv) come il prefetto che ha “letteralmente deabilitato e smontato gli uffici della struttura antimafia”. © RIPRODUZIONE RISERVATA