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Quale significato dare alla latitanza ed ai silenzi del centrosinistra pontino sul problema mafie?

I SILENZI E LA LATITANZA DEL CENTROSINISTRA NEL LAZIO E, IN PARTICOLARE, IN PROVINCIA DI LATINA QUANDO SI PARLA DI MAFIA RAPPRESENTANO UN ELEMENTO INQUIETANTE E CHE PONE MILLE INTERROGATIVI

Ne parla, talvolta, solo la Federazione della Sinistra.

Gli altri tacciono e sono assenti.

Eppure il problema del radicamento mafioso nel Lazio e, in particolare, in provincia di Latina, dovrebbe rappresentare, per la sua gravità, la prima emergenza, il primo punto dell’agenda politica.

E, invece, è come se il problema non esistesse.

E’ come se esso non rappresentasse la causa principale del mancato sviluppo economico e civile del territorio.

Su un territorio invaso dalle mafie è noto che l’imprenditoria sana non investe e ciò determina, conseguentemente, uno sviluppo distorto, asfittico di tutta l’economia.

Investimenti massicci di capitali sporchi fanno sì che, alla lunga, quasi tutta l’economia diventi sporca.

E, con l’economia, alla fine, anche la politica diventa tale.

E’ quanto si sta verificando, se non è già avvenuto, nel Lazio e, soprattutto, in provincia di Latina.

Sorprendono non poco i silenzi del centrosinistra pontino e laziale al riguardo.

Della situazione ne parlano SOLAMENTE il PRC e la FDS.

Gli altri tacciono e, se qualche volta ne parlano, lo fanno con una genericità davvero singolare.

Come se l’argomento riguardasse altre regioni, lontane da noi, altri mondi.

Si racconta, talvolta, la storia delle organizzazioni criminali, se ne fanno le analisi storiche e sociologiche, si fanno presentazioni di libri.

Mai si scende nel particolare, mai si dice che i mafiosi sono ormai in casa nostra, che stanno costruendo il fabbricato accanto alla nostra abitazione, si sono aggiudicato l’appalto per i lavori di costruzione della strada, del cimitero, del porto nella nostra città o che hanno comprato l’albergo, il ristorante, il bar a due-trecento metri da casa nostra.

E che magari la tale o talaltra amministrazione comunale ha approvato una variante urbanistica per consentire ai mafiosi una grossa speculazione edilizia.

Mai si parla di chi, nomi e cognomi, concede ai mafiosi concessioni edilizie, autorizzazioni varie.

Di chi redige contabilità, atti notarili, progetti per loro conto.

Mai ci si domanda il “ perché” a Frosinone il Comando Provinciale della Guardia di Finanza ha effettuato in un anno ben 150 circa accertamenti patrimoniali, quello di Latina ne ha fatti solamente 3 (TRE).

E, quando la nostra Associazione, parla di queste cose, denuncia fatti concreti e sotto gli occhi di tutti, redige dossier, organizza convegni durante i quali non si parla di storia o sociologia ma di fatti di casa nostra e di persone vicine e che magari abbiamo anche votate, allora tutti se la danno a gambe, se la filano, disertano, come è avvenuto a giugno scorso a Gaeta ed il 16 dicembre scorso a Formia.

Non un consigliere, non un assessore, non i sindaci, non un segretario sezionale di un partito, niente di niente.

Di Gaeta e Formia, lo ripetiamo, due città invase dalle mafie, dove queste stanno levando anche l’aria ai cittadini.

Che cosa significa ciò?

Qual’è il messaggio che si intende lanciare ai cittadini ed anche a chi come noi insiste nell’accendere i riflettori su una situazione che sta mettendo a rischio gli stessi spazi di vivibilità civile e democratica?

Ci viene da ridere quando, andando in giro e parlando con qualcuno di questi signori, sentiamo da questo i nomi che già si sentivano 30-40 anni fa.

Nomi di pregiudicati mandati a domicilio coatto da queste parti, alcuni dei quali morti, altri ancora vivi, ma ormai vecchi e stravecchi.

Come una cantilena, sempre quei nomi, come se i mafiosi fossero solo quelli, rozzi ed analfabeti.

Si fa finta di ignorare l’esistenza dei mafiosi più pericolosi, la mafia bianca, i colletti bianchi, in giacca e cravatta, professionisti, esponenti politici, uomini pubblici, dal volto presentabile, gente che entra ed esce da padrona nei salotti, nelle aule importanti, nei partiti, nelle istituzioni.

E’ questa la vera mafia, quella più pericolosa, quella politica, quella economica, che ha i soldi e che investe, quella che sta seduta nei posti dove si decide, dove si comanda.

E’ per questo motivo che la “politica”, parte importante di essa, diserta i nostri convegni dove si parla proprio di questo e non di sociologia o storia?