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Puglia, cemento prodotto con i rifiuti pericolosi di Ilva ed Enel: sigilli anche a Cementir, 31 indagati

Puglia, cemento prodotto con i rifiuti pericolosi di Ilva ed Enel: sigilli anche a Cementir, 31 indagati

La Repubblica, 28 settembre 2017

Puglia, cemento prodotto con i rifiuti pericolosi di Ilva ed Enel: sigilli anche a Cementir, 31 indagati

L’inchiesta leccese ha fatto scattare il sequestro anche all’Ilva e alla centrale di Cerano. Tonnellate di materiale per l’edilizia sarebbero state prodotte utilizzando scarti non raffinati del carbone e dell’acciaio

di GIULIANO FOSCHINI e CHIARA SPAGNOLO

LECCE – Rifiuti pericolosi utilizzati per produrre cemento. Finiscono sotto sequestro – con parziale facoltà d’uso – la centrale Enel Federico II di Cerano a Tuturano, alle porte di Brindisi, la Cementir Italia spa di Taranto e i parchi loppa d’altoforno dell’Ilva, sempre a Taranto. L’operazione ‘Araba fenice’ della guardia di finanza di Taranto è stato coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Lecce, che ha iscritto nel registro degli indagati 31 persone per i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata, contestando alle tre società anche illeciti amministrativi. Il gip ha disposto il sequestro degli stabilimenti con parziale facoltà d’uso per 60 giorni e il sequestro per equivalente dell’ingiusto profitto dell’Enel per una cifra pari a mezzo miliardo di euro.

LA DISCARICA SCOPERTA CINQUA ANNI FA
A fare scattare le indagini fu il sequestro di due aree dello stabilimento Cementir di Taranto adibite a discarica di rifiuti industriali, gran parte dei quali originati dall’adiacente stabilimento siderurgico Ilva, effettuato cinque anni fa dalle Fiamme gialle. Da allora una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, lo studio approfondito di documenti, l’incrocio di dati e una perizia tecnica hanno consentito di ipotizzare che le materie prime utilizzate da Cementir per la produzione di cemento non fossero a norma. Dall’acquirente si è risaliti ai produttori: Enel e Ilva, che avrebbero violato la legge in maniera diversa.

“CENERI CONTAMINATE DA SOSTANZE PERICOLOSE”
Per quanto riguarda la centrale Federico II – hanno spiegato gli investigatori coordinati dal procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris – le ceneri leggere (cosiddette ‘volanti’) vendute alla Cementir sarebbero state prodotte utilizzando non soltanto carbone – come da classificazione – ma anche gasolio e ocd. L’uso di tali combustibili, secondo il consulente della Dda salentina, avrebbe portato alla formazione di ceneri “contaminate da sostanze pericolose, derivanti sia dall’impiego di combustibili diversi dal carbone sia dai processi di denitrificazione a base di ammoniaca”.

I VANTAGGI PER ENEL
Secondo gli inquirenti, la gestione promiscua del materiale avrebbe consentito a Enel di risparmiare sui costi relativi alla separazione delle ceneri e al corretto smaltimento dei rifiuti per un totale di circa 2 milioni 553mila tonnellate. A rendere il fatto ancora più grave, stando alle contestazioni riportate nel decreto di sequestro, il fatto che “presso la centrale sono presenti impianti che avrebbero consentito lo stoccaggio e la separazione delle ceneri e che tuttavia non sono mai stati utilizzati”. Enal Produzione fa sapere attraverso una nota che “i provvedimentiriguardano l’uso delle ceneri nell’ambito di processi produttivi secondari” e “confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi”. Il provvedimento di sequestro – viene inoltre specificato – “non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione”.

LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Da tale evidenza deriverebbe la “piena coscienza” di alcuni dirigenti Enel della pericolosità delle ceneri, testimoniata anche da alcune intercettazioni telefoniche, in cui i manager farebbero riferimento alla necessità di confondere gli inquirenti presentando loro dati alterati e non veritieri e di evitare di comunicare con l’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambiente. Con tale sistema, contesta la Dda di Lecce, Enel non soltanto avrebbe risparmiato sui costi di smaltimento delle ceneri pericolose, ma avrebbe addirittura guadagnato con la vendita di quei materiali a Cementir, che li avrebbe impiegati per produrre cemento altrettanto pericoloso.

LE ACCUSA ALL’ILVA
Storia simile per quanto riguarda l’Ilva, che avrebbe venduto a Cementir loppa d’altoforno, scaglie di ghisa, materiale lapideo, profilati ferrosi, pietrisco e loppa di sopravaglio, che “ne inficiano la capacità di impiego allo stato tal quale nell’ambito del ciclo produttivo del cemento”, è scritto nel decreto. A causa della presenza di quei materiali, la loppa, per poter essere utilizzata nel processo produttivo del cemento, avrebbe dovuto essere sottoposta a vagliatura (finalizzata alla rimozione dei rifiuti eterogenei e dei frammenti di dimensioni più consistenti) e  deferrizzazione (finalizzata alla rimozione dei residui metallici – profilati di ferro , crostoni nonché gocce, polveri e frammenti di ghisa, la cosiddetta ‘ghisetta’). Tali processi – secondo la perizia effettuata dal consulente dei pm – sarebbero stati svolti in maniera parziale e insufficiente sia dal produttore Ilva sia dall’acquirente Cementir.