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Proseguono le indagini della DDA su Fondi

Una variante e permessi di costruire in odore di malavita organizzata. Sono quelli sui quali la direzione distrettuale antimafia vuole vedere chiaro, al punto di aver notificato al Comune di Fondi un “ordine di esibizione” che è stato recapitato ieri dai carabinieri al segretario generale. Sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, la vicenda riguardante la variante nota come “Pantanelle”, finita anche nella relazione della commissione d’accesso chiamata a verificare il condizionamento del Comune da parte della criminalità. Commissione che concluse per la presenza di forti condizionamenti e portò il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, a chiedere lo scioglimento del consiglio comunale. Decisione fatta propria dal ministro dell’interno Roberto Maroni ma sulla quale il governo ha preferito non procedere dopo le dimissioni del sindaco Luigi Parisella e della maggioranza dei consiglieri comunali.
Proprio Parisella, insieme al senatore Claudio Fazzone, sarebbero tra i beneficiari della variante in quanto proprietari di una società con attività da realizzare in quella zona, cosa che lo stesso Fazzone ha sempre negato. Tra le “scoperte” della commissione d’accesso c’era quella che Parisella avrebbe partecipato al voto per la variante anziché astenersi, sapendo di avere un interesse. Nulla di clamoroso, insomma, ma lavorando al caso i componenti della commissione avevano approfondito anche altri aspetti poco chiari e in grado, evidentemente, di dimostrare il condizionamento dell’amministrazione. La notifica dell’ordine di esibizione significa che esiste un’indagine della direzione distrettuale antimafia sull’intera operazione “Pantanelle” – evidentemente su chi ha investito e con quali soldi l’ha fatto, per dare benefici a chi – ma al momento sarebbe contro ignoti. Tra gli atti che la Dda ha chiesto di visionare oltre alla variante urbanistica anche le delibere che hanno portato a quella scelta. Tra i documenti, inoltre, anche materiale relativo a dei permessi di costruire rilasciati a personaggi di origine calabrese ritenuti “vicini” alla famiglia Tripodo, già coinvolta nell’operazione “Damasco”.
Giovanni Del Giaccio

(Tratto da Il Messaggero)