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Processo ”Perfido” a ‘porte chiuse’: pare che si voglia evitare il pubblico dibattimento

Walter Ferrari 18 Marzo 2023

Si ritiene doveroso esprimere alcune considerazioni in merito allo svolgimento e alle decisioni assunte oggi nell’udienza del processo “Perfido” in Corte d’Assise a Trento.
Esprimo innanzitutto il disappunto, a nome del Coordinamento Lavoro Porfido, per l’uso strumentale fatto dalle difese degli imputati in merito alle mie dichiarazioni durante la conferenza stampa del 21 febbraio scorso, riportate dal Corriere del Trentino il 22.
L’intento esplicitato di porre in una condizione di disagio chi si trovava a prendere determinate decisioni non si riferiva a decisioni in merito alla colpevolezza o innocenza degli imputati, bensì alla conduzione del processo.
Indurre un ripensamento era l’obiettivo di quelle parole, senza alcun intento di carattere intimidatorio nei confronti della Corte.
L’aver evocato quelle parole per chiedere un’udienza a porte chiuse, allontanando in tal caso dall’aula chi intendeva assistere all’udienza, ha di fatto confermato i nostri timori in merito alla svolta processuale oggi decisa.
Pare, infatti, che ciò che si vuole evitare sia in realtà la pubblicità del processo e quindi la possibilità da parte della comunità trentina di venire a conoscenza di rapporti e trame occulte, in grado di svelare il metodo di azione e le cointeressenze costruite nel corso dei decenni tra elementi legati a consorterie criminali e soggetti operanti nel mondo delle imprese o ricoprenti cariche politico-istituzionali di un certo rilievo.
La smobilitazione di fatto del processo in Corte d’Assise, riaprendo i termini per la scelta dei riti alternativi, è stata opera di quella stessa Procura che aveva mostrato di affrontare la questione con estremo rigore. Tutti ricorderanno l’enfasi con la quale due anni or sono venne annunciata la richiesta del giudizio immediato in Corte d’Assise per 18 dei 19 soggetti sottoposti a misure cautelari in seguito all’Ordinanza emessa dal Gip nel luglio ed eseguita il 15 ottobre 2020.
Allora la Procura fece la scelta del rinvio a giudizio contestando i reati di “associazione a delinquere di stampo mafioso” (art. 416 bis c.p.) e “riduzione in schiavitù” (art. 600 c.p.), lasciando da parte quelli che vengono definiti “reati fine”.
Oggi la stessa Procura, contestando i “reati fine” come nuovi reati è tornata sui suoi passi, consentendo agli imputati la scelta del rito abbreviato o del patteggiamento e quindi ponendo fine alla vicenda processuale davanti alla Corte d’Assise.
Anche l’unico imputato a non aver scelto l’abbreviato verrà giudicato dal Tribunale ordinario, non essendogli contestato il reato di “
riduzione in schiavitù”.
Non essendo intervenuti in questi due anni, per quanto esplicitato, fatti nuovi di rilevanza tale da giustificare un tale mutamento è del tutto lecito chiedersi per quale motivo si sia agito in tal modo. 
L’impressione che si ricava dalla vicenda è che si sia voluto evitare il pubblico dibattimento. Pubblico dibattimento che avrebbe potuto fornire una visione organica del modus operandi delle consorterie criminali nella nostra provincia e delle collusioni, connivenze e gravi sottovalutazioni, più o meno interessate, da parte di molti soggetti anche ricoprenti incarichi istituzionali.
La strenua resistenza opposta dalle autorità preposte alla nomina di una commissione d’accesso per il Comune di Lona-Lases, il pervicace lavorio per giungere all’elezione di un nuovo Consiglio comunale e di un sindaco purchessia, dopo ben tre tentativi andati a vuoto, dimostra la scarsa volontà di fronteggiare seriamente il problema del radicamento mafioso di matrice ‘ndranghetista.
La solitudine di coloro che hanno cercato di sollevare il problema, fino a ieri indicati come testi da parte della Procura e da oggi inutilmente esposti a possibili ritorsioni, da tempo esprime significativamente quale sia la volontà della politica e delle istituzioni di affrontare seriamente il problema.
Fatta eccezione per qualche rappresentante politico locale (
Alex Marini Filippo Degasperi) ed alcuni degni rappresentanti politici nel Parlamento italiano (Stefania Ascari) ed europeo (Sabrina Pignedoli), ai quali va aggiunto l’ex vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia della XVIIa legislatura dott. Luigi Gaetti, nessun politico ha mostrato vivo interessamento per questioni da noi sollevate.
Per quanto riguarda poi l’ambito istituzionale dobbiamo riconoscenza per il lavoro svolto, senza fermarsi davanti a nomi di personaggi importanti, dai 
Carabinieri del ROS e dal loro comandante. Due sono state le istituzioni che in questi anni ci hanno mostrato concretamente la loro vicinanza: la Commissione Parlamentare Antimafia della XVIIIa legislatura e in particolare il suo presidente sen. Nicola Morra, al quale dobbiamo un sincero ringraziamento e la Scuola.
L’interessamento alle vicende in oggetto da parte di alcuni istituti superiori della nostra provincia, in particolare i licei 
L. Da Vinci di Trento e Martino Martini di Mezzolombardo, con il progetto “Mafia: ma davvero?” sono stati per noi motivo di grande soddisfazione.
Un ultimo ringraziamento va a tutti quei giornalisti che in questi anni hanno dato spazio alle nostre denunce, rappresentando le sofferenze di chi nelle cave è stato costretto a lavorare in condizioni di privazione innanzitutto della propria dignità, ma anche apportando spesso un contributo importante ed originale d’inchiesta.
Una menzione particolare in tal senso va sicuramente riservata al mensile Questotrentino.
Questa però non intende essere una nota di commiato, non è infatti nostra intenzione abbandonare il campo. Pur prendendo atto che la mutazione del carattere del processo “Perfido”, la cui prosecuzione avverrà a porte chiuse e senza testimoni d’accusa, ha segnato una sconfitta sul piano della possibilità di formazione della coscienza civile, il nostro impegno non verrà meno.

Così come non verrà meno il nostro impegno a supporto dei tre operai cinesi che coraggiosamente si sono costituiti parte civile, rappresentati dall’avv. Sara Donini e l’attenzione al proseguo delle vicende processuali con la preziosa consulenza dell’avv. Bonifacio Giudiceandrea, anche a loro va il nostro sincero ringraziamento.

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