Processo Masi-Fiducia, Arcoleo accusa i vertici dell’Arma di aver ostacolato la cattura dei latitanti
AMDuemila 15 Giugno 2021
Davanti alla Corte hanno deposto l’ex appuntato Pietro Arcoleo e l’ufficiale dell’Arma Antonio Nicoletti
“Ho saputo all’epoca dei fatti che il maresciallo Masi era stato ostacolato nella cattura di latitanti. Gli si opponevano gli ufficiali, il comandante all’epoca del nucleo operativo e successivamente del reparto operativo, il capitano Sancricca, il capitano Ottaviani e il capitano Miulli“. Sono state queste le parole dell’ex appuntato (oggi in pensione) Pietro Arcoleo pronunciate il 9 maggio scorso nell’ambito del processo che vede imputati il maresciallo Saverio Masi, membro della scorta del magistrato Nino Di Matteo (difeso dal legale Claudia La Barbera), e Salvatore Fiducia (difeso dall’ex pm ed oggi avvocato Antonio Ingroia), accusati di calunnia e diffamazione nei confronti di sette ufficiali dell’arma (Gianmarco Sottili, Francesco Gosciu, Michele Miulli, Fabio Ottaviani, Gianluca Valerio, Antonio Nicoletti e Biagio Bertodi difesi dagli avvocati Claudio Gallina Montana, Ugo Colonna, Basilio Milio ed Enrico Sanseverino).
Durante la deposizione il teste ha riferito di aver parlato spesso di questi malumori con il maresciallo Saverio in quanto tra i due come riferito dallo stesso ex appuntato c’era “un’amicizia fraterna”.
Per quanto riguarda la cattura di Provenzano, Arcoleo ha detto alla Corte che ai tempi “sui latitanti si lavorava malissimo” poiché non c’era la possibilità di eseguire “osservazioni e pedinamenti” e che le operazioni di indagine venivano eseguite “solo esclusivamente con i telefoni e l’ambientale. Mezzi che secondo la spiegazione data dell’ex appuntato rendevano particolarmente difficile l’attività investigativa in quanto necessitavano di accorgimenti tecnici particolarmente lenti.
Rispondendo alle domande l’ex appuntato ha riferito dell’episodio in cui all’appuntato Nino Tempo sparirono dal “suo computer dei file sulla cattura dei latitanti di un certo spessore”. Tempo dopo aveva riferito questa “circostanza anche ai superiori, lo aveva detto a Sancricca che era il suo comandante diretto e loro hanno risposto picche” e allora “lui si era mosso per andare a fare la denuncia alla polizia”.
La difesa di Antonio Nicoletti: “Mai detto che non avevamo intenzione di catturare Provenzano”
Ampia parte dell’udienza è stata dedicata alla deposizione del tenente colonnello dei Carabinieri Antonio Nicoletti il quale è stato ascoltato, così come per l’ex appuntato Arcoleo, ai sensi dell’Art. 507 del c.p.p.
Rispondendo alle domande del tribunale, l’ufficiale ha detto – in merito all’affermazione accreditatagli dal Masi: “Ma lo vuoi capire che noi non abbiamo assolutamente intenzione di prendere Provenzano” che “tale frase sia per i contenuti, sia per i toni, sia per il linguaggio non è mai stata proferita da me” poiché “è una frase che ha in sè una contraddizione in termini” perché “il dato di fatto è che io mi sono sempre interessato alla cattura di latitanti compreso Provenzano”.
Nicoletti durante la sua deposizione ha infatti riferito che le indagini sul casolare di Ciminna “sono state portate avanti assolutamente in maniera minuziosa e attenta” e che “furono fatti sopralluoghi in tutti i modi anche con l’uso di un elicottero” i quali si rivelarono “assolutamente utili a quello che serviva fare”.
Alla domanda posta dal suo legale se nell’ambito di questa indagine (su Ciminna) si fosse ricordato di non avere inoltrato all’autorità giudiziaria una richiesta di intercettazione che era stata predisposta dal maresciallo Masi, Nicoletti ha risposto che “Io di questa cosa sono stato più che perplesso” per due motivi, il primo e che l’odierno imputato “non ha mai fatto cenno alla mia persona come colui che svolgeva l’attività tattica e quindi gestiva l’investigazione anche con l’autorità giudiziaria”. Mentre il secondo e che “mi viene affermato che io non avrei portato avanti una richiesta di intercettazione. Niente di più falso nella misura in cui tutte e dico tutte le attività di intercettazione furono portate avanti. E ne furono fatte alcune che se all’inizio venivano ritenute assolutamente superflue poi si rivelarono molto utili e misero in luce determinati comportamenti e contatti tra determinati soggetti”.
Infine Nicoletti ha detto che a nessuno dei suoi superiori, compresa l’autorità giudiziaria, è mai stata presentata una relazione di servizio che denunciasse in qualche modo la mancata richiesta di tali intercettazioni a carico suo o di altri colleghi.
La prossima udienza è stata fissata per il 23 giugno 2021 alle ore 10.00.
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