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Processo breve: provocherà il disastro della Giustizia

Processo breve: è scontro tra Alfano e Anm

Il ministro definisce “plateali mistificazioni” le critiche espresse dai magistrati. Ma quest’ultimi insorgono: La mannaia dei termini fissati rigorosamente, senza preoccuparsi della loro concreta effettiva praticabilità, si abbatterà su una infinità di processi che sarà materialmente impossibile concludere: si estingueranno i processi che interessano al premier o i colletti bianchi ma si estingueranno anche molti processi relativi a forme insidiose di delinquenza diffusa, assai spesso in danno delle persone più deboli

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Il disegno di legge sul processo breve approvato ieri dal Senato porta ai ferri corti lo scontro tra l’ Associazione Nazionale Magistrati e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. A scatenare un botta e risposta dai toni molto tesi è il giudizio del segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, sul provvedimento passato ora all’ esame della Camera. “E’ la resa dello Stato di fronte alla criminalità” ha detto Cascini.
La replica del Guardasigilli non si è fatta attendere: “Mi cadono le braccia”, sono “plateali mistificazioni. Una cosa è che talune affermazioni giungano dall’ opposizione, ben altra cosa è che a pronunciarle siano i rappresentanti della magistratura”. A ribattere al ministro è il presidente dell’Anm. “Esprimiamo e ribadiamo giudizi esclusivamente di carattere tecnico sulle conseguenze gravemente dannose ed estremamente negative del provvedimento” dice Luca Palamara con un invito: “Si ascolti la voce di chi quotidianamente opera nelle aule di giustizia e che sottolinea il rischio di un durissimo colpo al funzionamento del processo”.

La presa di posizione di Cascini è stata netta: “Noi abbiamo il dovere di denunciare la gravità delle conseguenze di questa legge. Il presidente del Consiglio continua ad avere scarso senso delle istituzioni usando espressioni ingiuriose nei confronti dei magistrati” ha spiegato riferendosi anche ai pm di Milano, definiti ieri dal premier come un “plotone di esecuzione”. “Per reagire a questa pretesa persecuzione giudiziaria la maggioranza e il governo decidono di distruggere l’intera giustizia penale in Italia. Si stanno mettendo in discussione le fondamenta dello Stato democratico. In Italia, purtroppo, ogni volta che si parla di riforma della giustizia vengono fuori solo due temi: le vicende personali del premier e come fare per dare maggiore potere alla politica per controllare i magistrati”.

Per Alfano è troppo. A margine del suo intervento alla Camera bolla come “plateali mistificazioni” le parole dette da chi “chi non può non sapere che il processo a data certa per la criminalità organizzata dura dieci anni, a cui si aggiungono quelli delle indagini che a loro volta hanno tempi più lunghi rispetto ai reati minori. Stiamo parlando di 13-15 anni….”. E poi, rincara, “mentre governo e parlamento portano avanti una legislazione di contrasto alla mafia, mentre si trovano soluzioni per i vuoti nelle sedi sgradite ai magistrati e mentre esponenti della magistratura ricevono minacce, i rappresentanti dell’Anm cosa fanno? Parlano di resa alla criminalità? Ma si rendono conto di che immagine danno della magistratura?”.
L’ Anm insiste sull’aspetto tecnico delle considerazioni sul processo breve. Palamara, riferendosi ai giudizi espressi ieri su riforme che “distruggeranno la giustizia”, sottolinea di aver parlato anche in qualità di presidente del Comitato Intermagistrature, “a testimonianza del fatto che le preoccupazioni per gli effetti del ‘processo breve’ non sono solo dell’Anm, ma di tutte le magistrature, ordinaria, contabile e amministrativa, e dell’Avvocatura dello Stato che hanno condiviso il grido di allarme”.
E ancora, in mattinata,intervenendo a Radio Articolo1, la radio web della Cgil, il presidente del sindacato dei magistrati ha sostenuto che “è incomprensibile che questa normativa si applichi anche ai processi in corso e mandi al macero i fascicoli che riguardano quelli per la TyssenKrupp o per le morti di amianto. Questo significa dire di no alle vittime di molti reati che riguardano la truffa, la corruzione, la violenza privata, gli omicidi colposi legati all’attività medica. Chiedere oggi di definire i processi nei termini delineati dal provvedimento significa – rileva Palamara – non tener conto della realtà degli uffici giudiziari italiana. Lo abbiamo chiamato un colpo di spugna perché, anziché migliorare il sistema, procura soltanto danni”.

Quanto all’incostituzionalità del provvedimento votato ieri dal Senato, il presidente dell’Anm la ravvede nella parte che prevede “l’applicazione retroattiva di queste norme” perché “crea incongruenze dal punto di vista giuridico. Alcuni aspetti vanno esaminati a fondo, in particolare quello di prevedere fasi diverse per le varie tipologie di reato, per i fatti commessi prima del 2 maggio 2006 e per quelli successivi”.
Il presidente del sindacato delle toghe punta il dito sulle situazioni allarmanti dl sistema giustizia che a suo avviso sono la “criminalità organizzata, mancanza di risorse per il mondo della giustizia e problemi del personale amministrativo, da molti anni dequalificato e demotivato”. Su questi punti “la magistratura chiede alla politica di confrontarsi e di soffermarsi, anziché fare riforme sistematiche e inorganiche che arrecano ulteriori danni. Non abbiamo nessun atteggiamento pregiudiziale”.

Al ministro Alfano (che definisce “plateali mistificazioni” le preoccupazioni espresse dall’Anm) risponde anche il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli: “Non credo ci siano mistificazioni. C’è soltanto preoccupazione per poter rendere un servizio all’altezza delle richieste dei cittadini. Se non si modifica la crisi funzionale della giustizia l’obiettivo del processo breve è destinato a rimanere un miraggio”.
“Ma intanto – prosegue – gli effetti possono essere devastanti. La mannaia dei termini fissati rigorosamente, senza preoccuparsi della loro concreta effettiva praticabilità, si abbatterà su una infinità di processi che sarà materialmente impossibile concludere: si estingueranno i processi che interessano al premier o i colletti bianchi ma si estingueranno anche molti processi relativi a forme insidiose di delinquenza diffusa, assai spesso in danno delle persone più deboli. Sarà il trionfo della tecnica di Erode, farà strage di una massa di processi innocenti per eliminare quei pochi che interessano a chi può, senza tenere nella giusta considerazione la fatica delle forze dell’ordine per assicurare alla giustizia gli autori dei reati, senza preoccuparsi dei torti e delle ragioni dei soggetti del processo, delle sofferenze, delle aspettative e dei diritti delle vittime, della sicurezza dei cittadini. Il rischio per la giustizia è che sia buio, buio ancora più pesto”.
Firda Roy

(Tratto da Aprile Online)