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Procaccini e l’intercettazione sull’appalto agli amici balneari: «Sono voti veri»

Procaccini e l’intercettazione sull’appalto agli amici balneari: «Sono voti veri»

GIOVANNI TIZIAN E NELLO TROCCHIA

20 luglio 2022 • 15:00

  • Il sistema di potere di Fratelli d’Italia a Terracina è stato travolto dall’inchiesta giudiziaria della procura di Latina, «una mercificazione della res publica», è la definizione della giudice Giorgia Castriota.
  • Il comune era cosa loro, i politici lavoravano per gli interessi dei concessionari amici con la compiacenza di funzionari complici o minacciando quelli non asserviti, fino alle lacrime.
  • «Questi sono mezza città di Terracina (…) qui parliamo di voti veri, se questi si mettono contro su questa cosa diventa un problema», dice il parlamentare europeo Nicola Procaccini alla sindaca Roberta Tintari, nel dicembre 2019, alla vigilia del voto.

Il sistema di potere di Fratelli d’Italia a Terracina, provincia di Latina, è stato travolto dall’inchiesta giudiziaria della procura di Latina, «una mercificazione della res publica», è la definizione della giudice Giorgia Castriota. Il comune era cosa loro, i politici lavoravano per gli interessi dei concessionari amici, con la compiacenza di funzionari complici o minacciando quelli non asserviti. Fino alle lacrime.

Alcuni concessionari erano già noti nelle pagine dell’inchiesta mafia capitale (derubricata a mazzetta capitale) e avevano trasferito i loro interessi da Ostia a Terracina.

La sindaca Roberta Tintari, «onesta e capace» a sentire in campagna elettorale Giorgia Meloni, è indagata per corruzione e altri reati. È coinvolto anche il parlamentare europeo Nicola Procaccini, già sindaco e assessore nella città pontina: è indagato per induzione a promettere o ricevere utilità e turbata libertà del procedimento (la turbativa di un bando di gara).

Sono coinvolti anche funzionari comunali, asserviti ai voleri di alcuni concessionari, l’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi, già arrestato a gennaio scorso e premiato da Procaccini con un posto da assistente in Europa, e Gianni Percoco, presidente dell’assemblea cittadina. Marcuzzi, che Procaccini premia nonostante le indagini a carico, al telefono parlava con un concessionario elemosinando voti in cambio di informazioni in merito alle assegnazioni delle concessioni.

LA RICERCA DI VOTI

«Oggi abbiamo giunta e chiedo informazioni», assicura Marcuzzi a Giampiero La Rocca, prima di chiedere sostegno elettorale. Siamo nel novembre 2019. «Sto in cerca di voti, devo fare il consigliere comunale. Anche tu inizia a fare un po’ di campagna elettorale che qua mi servono i voti a me eh! Dici a tutti come consigliere vota Marcuzzi, vota Marcuzzi, Marcuzzi, Marcuzzi, quando te alzi la mattina prega per Marcuzzi».

La risposta è chiara: «Eh eh lo sai che non ci stanno problemi, che cazzo me frega a me», risponde La Rocca. La Rocca, detto “miciotta”, condannato per furto e rissa, viene presentato con due pagine di segnalazioni di polizia per ricostruirne «il complesso profilo criminale». La Rocca non risulta concessionario, formalmente erano intestate a terzi le concessioni, ma erano comunque riconducibili a lui.

Quello che emerge, nell’indagine che coinvolge 49 persone e tre società, è la subalternità al potere dei balneari, richiesta di voti, rivelazioni di informazioni riservate, manomissione dei bandi, distruzione di atti, illegittime sanatorie edilizie, opere pubbliche su aree demaniali marittime.

SONO MEZZA CITTÀ

Accadeva così che i soldi pubblici venivano distribuiti senza gare. Per esempio quando c’è stata la necessità di erogare un contributo da 80mila per il servizio di salvataggio collettivo sulle spiagge. Una parte degli uffici si oppone perché è una cifra sopra soglia ed è dunque da affidare tramite una una gara. I soldi dovevano andare alla cooperativa Mare e Monti di Mario Avelli (ma gestita da Marcello Masci e Fabio Minutillo). Riunioni, incontri e parole alla presenza anche di Procaccini. Era il 2019 e il fedelissimo di Giorgia Meloni era già parlamentare europeo, tuttavia il suo feudo elettorale non lo perde mai di vista, segue ogni questione.

In un’intercettazione agli atti, Procaccini spiega perché c’è tanto interesse a sbloccare la situazione in stallo dopo il rifiuto degli uffici alla richiesta di non fare un bando. Dice Procaccini alla sindaca di Terracina Roberta Tintari, sostenuta da Fratelli d’Italia: «Questi sono mezza città di Terracina (…) qui parliamo di voti veri, se questi si mettono contro su questa cosa diventa un problema». Mancava poco al voto per le comunali.

In pratica, l’impegno mostrato dai politici, per la giudice, è finalizzato a ingraziarsi il consenso dei balneari «per la riconferma alle nuove elezioni amministrative». La soluzione è l’erogazione di 48mila euro alle associazioni sindacali di categoria che sarebbero stati poi girati a Mare e Monti.

A marzo 2020 l’imprenditore Marcello Masci, gestore dalle cooperativa e coordinatore provinciale del gruppo “Cambiamo con Toti”, schiera la sua lista a sostegno della meloniana candidata a sindaco. Il patto è servito, secondo la tesi dei magistrati. Fatti che configurano, per gli inquirenti, una turbativa del procedimento di assegnazione dei soldi pubblici. Procaccini dopo la notizia dell’indagine sul suo conto si è difeso: è pronto a chiarire ogni cosa, perché lui, dice, non ha commesso alcun reato.

Fonte:https://www.editorialedomani.it/fatti/procaccini-e-lintercettazione-sullappalto-agli-amici-balneari-sono-voti-veri-wwjv93yi