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Prescrizione, Fi e renziani insorgono all’unisono contro il blocco: “Non serve, tutelare ragionevole durata dei processi”

Il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2018

Prescrizione, Fi e renziani insorgono all’unisono contro il blocco: “Non serve, tutelare ragionevole durata dei processi”

Dopo l’annuncio dell’emendamento al ddl Anticorruzione, ai toni catastrofici degli azzurri che parlano di “logica manettara” e “omicidio del processo penale” si uniscono anche quelli dei fedelissimi dell’ex premier. Ma lo stesso Renzi nel 2014 diceva: “Va cambiata”. Mentre il suo guardasigilli Orlando prometteva ai familiari delle vittime di Viareggio un provvedimento simile

di F. Q.

Forza Italia e renziani insorgono all’unisono. Si preparano alla “sommossa costituzionale”, parlano di “norme incostituzionali da Stato di polizia” e invocano la “ragionevole durata dei processi”. In realtà cercano in tutti i modi di fermare la riforma della prescrizione annunciata dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Scontata l’opposizione al blocco dopo il primo grado di giudizio degli inventori della legge cosiddetta “ex Cirielli”, il cui leader ha una collezione di prescrizioni. Meno quella dei democratici e fedeli dell’ex premier, oggi ferventi critici e ieri promotori delle stesse misure. Era il 2014 infatti quando Matteo Renzi parlava di una “domanda di giustizia” dopo l’annullamento per prescrizione della condanna di Stephan Schmidheiny per il processo Eternit, e prometteva: “Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione”.

L’annuncio del guardasigilli Bonafede, che inserirà un emendamento nel disegno di legge Anticorruzione per bloccare la prescrizione dopo il primo grado, segue alle promesse di agosto, quando aveva spiegato che avrebbe ribattezzato il provvedimento “legge Viareggio, come la tragedia che nel 2009 uccise 32 persone. E per la quale già in appello, il prossimo novembre, alcuni dirigenti ed ex dirigenti delle aziende legate a Ferrovie dello Stato vedranno prescritti molti reati. Tre anni fa, erano l’allora ministro del governo Renzi, Andrea Orlando, insieme a Ettore Rosato e David Ermini, a promettere ai familiari delle vittime un intervento sulla prescrizione. Si parlava proprio del blocco in caso di condanna dopo il primo grado o dopo l’appello. All’inizio la posizione del Pd era ancora più intransigente, simile a quella promossa ora da Bonafede, ma dopo rimandi e leggi intermedie, alla fine il tutto è finito annacquato nella riforma penale dello stesso Orlando. La legge approvata il 14 giugno 2017, ha sì allungato i tempo – sospendendo la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado e per altri 18 dopo la sentenza di secondo grado – ma le promesse di un blocco sono svanite nel nulla.

Dal processo Eternit a Viareggio, gli anni del non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia” di Renzi e dei suoi sono finiti nel dimenticatoio. Oggi l’Associazione nazionale magistrati esprime il suo giudizio positivo sulla riforma e allo stesso modo il Comitato Noi non dimentichiamo che riunisce tutte le associazioni delle vittime delle stragi in Italia. Anzi, viene chiesto un ulteriore passo con “la cancellazione della prescrizione nei processi per le grandi stragi e calamità. I renziani invece nel frattempo hanno cambiato verso e ora si accodano alla senatrice forzista Anna Maria Bernini, invocando la “ragionevole durata dei processi”.

Capisco che è stata introdotta nel 1999, per cui forse il ministro Bonafede può non avere consultato una copia aggiornata. Qualcuno gliela fornisca e quindi soprassieda da una riforma improvvisa della prescrizione che in modo palesemente irragionevole va contro quel preciso vincolo”, dice infatti il costituzionalista Stefano Ceccanti. Per il deputato Pd sono “norme incostituzionali da Stato di polizia. Anche un altro fedelissimo, Cosimo Maria Ferri, con un passato in Magistratura Indipendente e un presente nella commissione Giustizia della Camera, oggi sbandiera l’inutilità di una norma del genere: “Ora la priorità deve essere quella di far funzionare la giustizia penale, di investire in risorse, in tecnologia , di assumere personale amministrativo e togato, e di far partire il processo penale telematico”, dice Ferri.

Il magistrato ricorda che “sul tema prescrizione i governi Renzi e Gentiloni sono già intervenuti”. “In questo modo – sostiene – si è trovato un equilibrio importante tra la ragionevole durata del processo, l’efficienza della risposta della giustizia penale, e le garanzie processuali delle parti”. “Grazie a queste riforme coordinate tra loro – continua Ferri – il reato di corruzione si prescrive oggi in più di 20 anni tenendo conto anche della sospensione dei termini dopo la sentenza di condanna di primo e di secondo grado”. La prescrizione, quindi, non è più considerata importante: “Concentriamoci per dare efficienza alla macchina della giustizia”, conclude Ferri. Mentre si dice perfino “preoccupato e sconcertato” Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia.

Ancora più dei democratici, la pioggia di critiche arriva ovviamente da Forza Italia che si appella alla Lega per fermare Bonafede. “Ancora una volta il governo, su queste materie tristemente a trazione grillina, svolta pericolosamente verso una logica manettara e forcaiola”, attacca Mariastella Gelmini. “La Lega, almeno su questi temi, non si faccia sopraffare dal Movimento 5 stelle: dica qualcosa di centrodestra, dica qualcosa di garantista, dice la capogruppo alla Camera. Toni catastrofici da  Francesco Paolo Sisto: “Siamo pronti a una sommossa costituzionale. Siamo di fronte alla fine delle garanzie processuali. Basta a questo modo di fare politica mortificando i diritti dei cittadini: autoritarismo e arroganza sono parenti stretti della tirannia. Come anche da Enrico Costa. Per responsabile del Dipartimento Giustizia di Fi “la Lega fermi Bonafede sulla prescrizione o sarà complice dell’omicidio del processo penale.

L’intervento più lungo è quello della Bernini, presidentessa dei senatori di Forza Italia, secondo cui “fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, viola uno dei principi fondanti della Costituzione sulla ragionevole durata del processo”. Poi l’attacco anche ai giudici: “Come se i tempi biblici della giustizia non dipendessero anche da una parte della magistratura, che invece con questo intervento ottiene un ulteriore potere incontrollato, senza dover rispondere di eventuali inefficienze. Significa consegnare la vita di un cittadino imputato alla mercé di una giustizia senza più limiti temporali per giudicarlo, a una sorta digirone infernale, a un tunnel da cui non sarà facile né semplice vedere la luce”, dice Bernini. Che poi promette: “Combatteremocon ogni strumento parlamentare e politico questa scelta inaccettabile e speriamo che gli amici della Lega respinganoinsieme con noi, senza alcun dubbio, il tentativo dei loro ‘contraenti’ di governo”.