Cerca

“ Porto sicuro,” tutti a processo

“ Porto sicuro,” tutti a processo

Porto sicuro, tutti a processo

Martedì 27 Settembre 2016

Sono stati rinviati a giudizio gli indagati nell’ambito dell’operazione Porto Sicuro, l’inchiesta sullo stoccaggio dei “rottami ferrosi” provenienti dal basso Lazio e dalla Campania all’interno dello scalo commerciale di Gaeta. 

La decisione 

Ieri mattina presso il tribunale di Cassino, davanti al giudice dell’udienza preliminare, Mario Gaudio, sono comparsi – attraverso i loro legali di fiducia – Nicola Di Sarno, l’intermediario siciliano Andrea Di Grandi, il ragioniere Daniele Ripa di Castrocielo e Franco Spinosa di Gaeta. 

Solo la settimana scorsa, il primo step con la discussione dei legali Visocchi per Ripa e Iacono per Di Grandi, ieri mattina, invece, la prosecuzione: hanno discusso gli avvocati Macari e Zaza D’Aulisio per Di Sarno e Spinosa. Due ore di un’articolata discussione, durante la quale sono state trattate varie argomentazioni e sono state respinte tutte le accuse. Gli avvocati difensori, inoltre, hanno sottolineato che il Tribunale del Riesame di Frosinone già nel settembre scorso ha accolto il ricorso presentato da Di Sarno e dalla società Interminal, disponendo il dissequestro delle somme di denaro e dei beni immobili. 

A fine udienza, però, il giudice ha deciso per il rinvio a giudizio ed ha fissato l’apertura del dibattimento al prossimo 7 febbraio. Al riguardo Interminal ed il suo ex-legale rappresentante si sono dichiarati «rammaricati per la decisione del Tribunale, ma fiduciosi che il procedimento di merito sancisca la trasparenza e la perfetta liceità del loro comportamento nella vicenda a cui si fa riferimento».

L’inchiesta 

Ricordiamo che gli indagati, a vario titolo, sono accusati di reati che vanno da quelli ambientali, al falso ideologico, al traffico illecito dei rifiuti, alla corruzione. 

L’inchiesta della Guardia Costiera di Gaeta è partita nel novembre 2013 a seguito di esposti sulla presenza presso lo scalo commerciale di materiali ferrosi. Gli inquirenti avrebbero rinvenuto nel cumulo di circa 4.500 tonnellate di rifiuti depositati, corpi estranei, portandoli a dubitare della corrispondenza del prodotto dichiarato rispetto a quanto effettivamente conferito. Altre contestazioni riguardano le modalità di assegnazione delle aree portuali: l’ente pubblico gestore avrebbe applicato tariffe per l’occupazione del pubblico demanio marittimo portuale dieci volte inferiori a quelle previste. Secondo gli inquirenti questi illeciti vantaggi patrimoniali ed amministrativi sarebbero stati ricambiati dalla società con assunzione a tempo indeterminato, in posizione qualificata, di personale indicato dall’ente pubblico. Nel settembre scorso, però, il Tribunale del Riesame di Frosinone ha disposto il dissequestro delle somme di denaro e dei beni immobili, sequestrate un mese prima e la conferma del dissequestro è giunta qualche settimana fa anche dalla Cassazione