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Politica e mafie sono come il mare ed i pesci. Bisogna colpire i piani alti delle mafie, quelli economico e politico

QUANDO IL TESSUTO ECONOMICO E’ INQUINATO DALLE MAFIE, E’ INEVITABILE CHE LO DIVENTINO ANCHE QUELLI POLITICO ED ISTITUZIONALE

Politica e mafie sono come il mare ed i pesci. Non ci sono pesci se non c’è il mare e viceversa.

E, quando parliamo di politica, parliamo anche di istituzioni.

Questo è il motivo per il quale noi non ci stancheremo mai di sostenere che in Italia la lotta alle mafie non si fa o, se si fa, la si fa in maniera inadeguata, colpendone solamente l’ala militare, la parte bassa cioè.

Raramente quelle economica e politica.

E, quando forze dell’ordine e magistratura tentano di alzare il tiro, come ha sempre tentato di fare, ad esempio, la Procura della Repubblica di Palermo dei Caselli, degli Scarpinato, degli Ingroia ecc., una parte consistente della politica ha sempre alzato il muro a difesa degli inquisiti.

Complici anche uomini delle Istituzioni.

Nel Lazio abbiamo avuto ed abbiamo casi eclatanti di sfacciate collusioni fra uomini della criminalità organizzata e di segmenti della politica e delle stesse istituzioni.

E non parliamo solo di Nettuno, in provincia di Roma, la cui amministrazione precedente a quella attuale è stata sciolta per condizionamenti mafiosi.

Il “caso Fondi”, in provincia di Latina, grida vendetta per il rifiuto del Governo di scioglierne l’Amministrazione, pur dopo che il Prefetto di Latina e lo stesso Ministro dell’Interno lo avevano chiesto ufficialmente e ripetutamente.

Prefetto e Ministro, peraltro, aggrediti verbalmente e insultati da influenti uomini politici ed esponenti delle Istituzioni della provincia di Latina.

Questa è la triste realtà di un Paese e di una Regione, come il Lazio, in cui sugli scranni delle assisi pubbliche in cui si fanno le leggi e si assumono le decisioni siedono anche soggetti che operano in nome e per conto di loro sodali che fanno organicamente parte di organizzazioni mafiose.

La lotta alle mafie che non punti a stanare e neutralizzare questi soggetti, ributtandoli nelle fogne dove meritano di vivere, sarà sempre una lotta inefficace.

Colpire il livello basso delle mafie, lasciando indenni i piani alti, è come tentare di prosciugare l’oceano con una pala.

Un lavoro inutile e, peraltro, dispendioso.

Conosciamo le difficoltà che ostacolano il lavoro di magistrati e forze dell’ordine, quelli ovviamente che lo fanno (parliamoci chiaro una buona volta per sempre. Anche nelle forze dell’ordine e fra i magistrati c’è chi ha lavorato e lavora bene, ma c’è anche chi non opera come dovrebbe. In provincia di Latina la nostra Associazione ha raccolto un dossier sul “caso Fondi” dal titolo “Diverso modo di combattere il crimine. Prefetto e Prefettura in prima linea. Procuratore e Procura defilati”. Ci riferiamo, ovviamente, alla Prefettura ed alla Procura di Latina di qualche anno fa, non a quelle attuali), privati di strumenti legislativi e di risorse da parte di un Governo irresponsabile.

Ma questo è un altro discorso che conferma, peraltro, le nostre tesi circa le gravissime responsabilità della “politica”, anche di quella parte non corrotta e non collusa con le mafie.

Troppe chiacchiere, troppa sociologia, troppi bla bla su cose vacue e spuntate, mai un esame serio ed approfondito dei veri problemi, delle situazioni reali, che sono, appunto, quelle che riguardano, ad esempio, una variante di piano regolatore sospetta, una concessione edilizia o un’autorizzazione ad imprese in odor di mafia, una Procura o una Prefettura che non funzionano, una Guardia di Finanza che non fa o fa poco (come si verifica in provincia di Latina) indagini sui patrimoni e sui capitali sospetti e così via.

Nel Basso Lazio ci sono stati “casi” che ci inquietano e che richiederebbero approfondimenti, che nessuno, oltre a noi, chiede.

Ci sono il “caso Fondi”, che non riguarda solo il MOF, il “caso Conti”, il “caso dell’inchiesta relativa al voto di scambio della Formia Connection”, per non parlare, salendo più verso nord, quello che ha riguardato qualche anno fa Ardea (il Prefetto di Roma dell’epoca mandò una Commissione di accesso agli atti, ma, poi, non seguirono azioni efficaci).

E, poi, quello che ha riguardato il basso profilo dell’azione investigativa e giudiziaria, svolte finora, che non hanno prodotto quei risultati necessari per debellare il fenomeno dei massicci investimenti sospetti.

Montagne di capitali della mafie.

Nasce il sospetto che “qualcuno” abbia finora operato per non risolvere taluni problemi, facendo in modo, volutamente o meno, da determinare la situazione in cui ci troviamo.

Semplice disattenzione o altro?