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Politica, camorra e rifiuti, pt 2

Orsi ai pm anticamorra: «A ottenere gli appalti per smaltire rifiuti ci aiutava Facchi»

Ecco i verbali choc dell’imprenditore ucciso: Landolfi e Cosentino ci indicavano le persone da assumere

CASERTA — Un incontro casuale con un «vecchio amico» al bar Lisita di Mondragone, due chiacchiere di circostanza, e la richiesta di un «prestito»: è così che nel 1999, i fratelli Sergio e Michele Orsi, all’epoca rampanti imprenditori edili originari di Casal di Principe, ed attivi soprattutto nel Centro- Nord Italia, fanno il loro ingresso nel ricchissimo business dei rifiuti. Circostanze raccontate dall’imprenditore ucciso a Casal di Principe e da suo fratello ai pm antimafia, nel corso di numerosi interrogatori. Cento milioni È lo stesso Sergio a riferire al pm Alessandro Milita nel corso di un interrogatorio svoltosi presso la Dda di Napoli l’8 giugno del 2007: «Non vedevo Giuseppe Valente, il presidente del Consorzio Ce 4, da molto tempo. Mi fece presente l’opportunità di partecipare alla gara che stava per essere indetta dal Consorzio Ce 4 (per la costituzione di una società mista con un partner privato, che divenisse il «braccio operativo», ndr). Mi disse delle sue difficoltà economiche in quel periodo, in particolare per alcuni pignoramenti che a suo dire gravavano alcuni immobili. Io gli parlai della società Flora Ambiente, che disponeva dei requisiti dell’imprenditoria giovanile, collegati alle mie figlie. Alla fine ci accordammo che a fronte di un versamento di 100 milioni di lire, lui avrebbe fatto in modo da inserire questo requisito nel bando per farmi vincere la gara ». E così fu: grazie a quel «prestito » (così lo definisce il fratello Michele in un altro interrogatorio, sottolineando che Valente aveva firmato un assegno «quale ipotetica garanzia, anche se era inteso che non vi sarebbe stata alcuna restituzione… », ndr), e ad un bando ritagliato su misura, la neonata Flora Ambiente divenne partner operativo per la raccolta rifiuti dei 21 Comuni del bacino del Ce 4. Nonostante non avesse alcuna esperienza ed alcun know how nel settore (il problema fu superato presentando l’offerta in associazione con altre aziende, ndr). Grazie a quell’accordo con il presidente del consorzio, di soldi ne gireranno moltissimi: il fatturato è di centinaia di milioni di euro all’anno ed i margini di guadagno sono elevatissimi.

Arrivano i clan – Ma ai fratelli Orsi ne verranno anche tanti guai, fino al tragico epilogo. Come racconta Sergio, i problemi cominciano subito: prima ancora che avvenisse l’aggiudicazione. «Un giorno Valente mi parlò della necessità di incontrare Raffaele Sarnataro e Giacomo Diana, detto Cappellone, che sapevo essere legato ai La Torre». L’incontro avvenne nell’estate del 2000 nel ristorante Italo Veneziano di Formia. Al tavolo, oltre ai due, c’era pure il reggente del clan di Mondragone, Giuseppe Fragnoli, a sua volta amico ed ex compagno di scuola di Valente. «Ci chiesero di entrare in società con una quota del 5%, proponendoci un nome “pulito” — racconta Sergio al magistrato — ma sia io che mio fratello rifiutammo la proposta ».
Lite e mediazione – Ne nacque un alterco e a tranquillizzare gli animi provvide il sindaco di Mondragone, Ugo Conte, seduto ad un tavolo vicino: l’accordo non si fece, ma Fragnoli impose agli Orsi di non lavorare più a Mondragone. Ancora pochi mesi e Valente torna alla carica: «Mi disse che per stare in grazia di Dio era opportuno incontrare Fragnoli, all’epoca in soggiorno obbligato vicino Pescara. Portai con me una somma di denaro: 5 o 6 milioni. Fragnoli obiettò che quei soldi erano del tutto insufficienti, visto che dalla Covim traeva 60 milioni al mese». La vicenda si concluse dopo un po’, anche in virtù del fatto che le minacce si erano fatte sempre più esplicite, con l’impegno a pagare 30 milioni al mese solo per Mondragone. Ma Valente, nel frattempo divenuto leader cittadino di Forza Italia, si impegnò a sua volta ad emettere ordini aggiuntivi (grazie anche al suo rapporto col sindaco della cittadina Domizia) per contribuire a ricavare la provvista. Intanto, i due fratelli di Casale avevano cominciato a tessere una fitta rete di rapporti con politici di primo piano e con le istituzioni. È a un viceprefetto, Ernesto Raio, che Michele Orsi si rivolge per farsi sbloccare il rilascio del porto d’armi, frenato da alcuni suoi precedenti per i quali aveva difficoltà.
Le assunzioni – Un capitolo a parte quello del personale da assumere. Il 15 giugno 2007, al magistrato Michele Orsi racconta dell’interesse di politici di rilievo nazionale di Forza Italia sulle persone da assumere. «Il 70% delle assunzioni che operavamo in Ecoquattro erano inutili e motivate per lo più da ragioni politico-elettorali», rivela l’imprenditore. Che poi aggiunge che le persone gli venivano segnalate «da Landolfi e Cosentino».
Il subcommissario – Quando sorgono problemi per la certificazione antimafia (gli Orsi per parte di madre erano imparentati con Ernesto Bardellino e Mario Iovine, ndr), i due chiedono aiuto ai parlamentari del centrodestra e lo ottengono. E se al commissariato per l’emergenza rifiuti creano ostacoli, è Giulio Facchi ad intervenire. È il 5 luglio 2007 quando Michele Orsi parla dell’ex subcommissario ai pm. «Fu mio fratello Sergio, insieme a Valente a individuare un referente nel Commissariato in Facchi e nell’architetto Belosi. Non so in dettaglio quali fossero i loro rapporti, ma si riuscì a far rilasciare degli atti da parte del commissariato che servirono per ottenere dai Comuni il servizio di smaltimento rifiuti ». Quando Facchi va via, gli Orsi riescono ad ottenere il trasferimento al commissariato di un loro dipendente, Claudio Di Biasio, poi addirittura nominato subcommissario da Pecoraro Scanio, prima di finire sotto inchiesta per le stesse vicende. L’appoggio lo trovano a destra, ma anche a sinistra.
Sessa Aurunca – E lo testimonia anche il caso di Sessa Aurunca, retta da una amministrazione ulivista, dove la Ecoquattro degli Orsi è beneficiaria per anni di affidamenti diretti degli appalti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani: proprio in quel periodo, il giovane e potente assessore ai Lavori pubblici ed all’Urbanistica della città, Lorenzo Di Iorio, diventa dipendente dell’Ecoquattro. Alla fine, i rapporti col centrodestra si incrinano del tutto: alla vigilia del 2005 gli Orsi si schierano improvvisamente con i diesse e sostengono la campagna elettorale di Angelo Brancaccio, eletto con una valanga di voti.
Nuova società – Cambia anche il business: usciti dall’Ecoquattro, entrano nel capitale della Multiservice di Gricignano, che associa i comuni dell’Atellano. Il resto è storia di oggi.

Pietro Falco
(dal corriere del mezzogiorno.it del 3 giugno 2008)