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«Politica asservita alla cosca Arena», tutti incandidabili a Isola Capo Rizzuto

«Politica asservita alla cosca Arena», tutti incandidabili a Isola Capo Rizzuto

La corte d’Appello conferma il divieto di presentarsi alle elezioni anche per gli ex sindaci Girasole e Bruno. Sentenza durissima su “inchini” religiosi, appalti e gestione dei beni confiscati. «Davano l’impressione di utilizzare i cespiti ma non hanno fatto nulla»

25 settembre 2018

CATANZARO I fatti restano gravi: la gestione della cosa pubblica a Isola Capo Rizzuto «è indirizzata a finalità criminali espresse nel favor verso la cosca Arena, sostanziatesi nell’assegnazione di appalti e servizi in un’opera di legittimazione del crimine e di qualificazione di legalità dell’azione delle derivazioni della cosca medesima». È dura la sentenza d’Appello con la quale il collegio presieduto da Domenico Introcaso (presidente della Corte d’appello di Catanzaro), ha ribadito la decisione emessa il 23 maggio scorso dal Tribunale civile di Crotone che ha giudicato incandidabili Carolina Girasole, Gianluca Bruno, Giovanni Astorino, Antonio Frustaglia, Carmelina Bruno, Carmela Maiolo, Pasquale Poerio, Francesco Pullano e Carmine Antonio Timpa. Gli ex amministratori del Comune di Isola non potranno presentarsi alle prossime elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali che si svolgeranno nella regione Calabria, successive al decreto del presidente della Repubblica dissolutivo del consiglio comunale di Isola Capo Rizzuto del 24 novembre 2017.

GLI APPALTI ALLA COSCA E GLI “INCHINI” RELIGIOSI Rapporti di parentela con soggetti legati alla cosca Arena hanno favorito, secondo i giudici, il conferimento appalti di beni e servizi alla consorteria di Isola. L’affermazione del potere che gli Arena hanno raggiunto si manifesta anche in ambito religioso. «Indicativi – è scritto in sentenza – sono i passaggi delle processioni e gli “inchini” delle statue raffiguranti i santi dinnanzi alle case degli “uomini di rispetto”. Un episodio su tutti è la processione a mare con la statuta del santo accompagnata da Giovanni Astorino e Raffaele Arena (rappresentante dell’omonima cosca). «È un aspetto del potere criminale mediante riaffermazione di dominanza», scrive la Corte d’appello che somma alle cerimonie religiose asservite agli accoscati anche la realizzazione delle “edicole votive”, altra riaffermazione del potere «per altro legittimato dal simulacro di legalità costituito dalla convenzione – pure non accertata – con la curia». Un quadro a tinte fosche che scaturisce non solo dalla relazione di scioglimento del Comune di Isola ma anche dall’operazione della Dda di Catanzaro “Jonny”, che vede il coinvolgimento di don Eoardo Scordio «non a caso», un «religioso officiante anche liturgie riguardanti soggetti oggi direttamente o indirettamente coinvolti».

GESTIONE DELL’EOLICO E CONTINUITÀ CON LA VECCHIA AMMINISTRAZIONE Dalla relazione del ministero si rileva una continuità amministrativa tra la compagine eletta nel 2013, guidata da Gianluca Bruno, e quella proclamata nel 2008: il vicensidaco Carmela Maiolo era già assessore, il consigliere comunale Frustaglia era già presidente del consiglio comunale, l’ex sindaco Carolina Girasole era stata rieletta come consigliere comunale. Gli latri consiglieri comunali, Carmelina Bruno, Giovanni Astorino e Antonio Carmine Timpa «risultano frequentare ed avere rapporti di parentali con persone pregiudicate o comunque gravitanti nelle cosche isolitane e in ambienti mafiosi […]; il sindaco Bruno, allo stesso modo, vanta parentele in ambiti collusi o intranei alla consorteria mafiosa». La Corte sottoliena come Bruno sia stato «personalmente deferito in stato di libertà dalla Procura della Repubblica per il reato di concorso esterno in associazione a stampo mafioso» poiché avrebbe fornito un concreto contributo agli Arena mettendosi a disposizione degli esponenti di vertice, Antonio Poerio e Fernando Poerio e Leonardo Sacco, quale figura istituzionale capace di interloquire con gli enti e garantire alla confraternita Misericordia (governata da Sacco) il controllo degli appalti per il Centro di accoglienza richiedenti asilo Sant’Anna di Isola.  Pasquale Poerio è accusato, nell’ambito dell’inchiesta Jonny, di essere partecipe dell’associazione mafiosa e di avere collaborato con gli Arena nella distrazione di capitali per la gestione di un catering.  Con queste premesse la gestione degli appalti di beni e servizi appare inquinata dai legami con la cosca isolitana. Compreso il parco eolico Wind farm, realizzato su impulso e regia della famiglia Arena, grazie al controllo e al condizionamento esercitato tramite Pasquale Arena, dipendente comunale: «alle società di gestione viene concessa un’attività fuori da ogni regola posta a tutela del pubblico bene, non ultimo un sostanziale e parziale esonero dalla corresponsione delle imposte, secondo un regime fiscale individualizzato ed eversivo».

LE CAPPELLE VOTIVE E I BENI CONFISCATI C’è poi il caso della realizzazione di 20 cappelle votive, costruite sulla strada da Isola Capo Rizzuto conduce al cimitero, create su terreni pubblici senza alcuna autorizzazione o atto deliberativo, con un silenzio-assenso da parte del sindaco e dell’amministrazione. Ma è sui beni confiscati che si sarebbe manifestato il potere degli Arena sulle amministrazioni comunali Bruno e Girasole. Benché il Comune, infatti, possieda 26 fabbricati e otto terreni confiscati, la cosca continua in gran misura a utilizzare tali beni «con larga acquiescenza dell’apparato comunale». «È proprio nella gestione dei beni confiscati – scrivono i giudici – che si percepisce in maniera plastica e strutturata l’atteggiamento del sindaco precedente (Girasole) e di quello attuale (Bruno) e dell’amministrazione comunale i quali, nonostante tentassero di rendere all’esterno l’impressione di utilizzare in maniera fattiva i cespiti assegnati all’ente civico tramite l’attivazione delle procedure per il finanziamento pubblico per il loro adeguamento, di fatto li avevano abbandonati alla loro sorte o avevano consentito che fossero abitati dagli stessi ex proprietari confiscati».

LA MENSA SCOLASTICA E IL RANDAGISMO L’operazione Jonny ritorna prepotentemente nelle pagine redatte dalla corte d’Appello di Catanzaro. È il caso, per esempio del servizio di refezione scolastica per il 2011/2014 la cui gara viene vinta dalla General service srl i cui amministratori sono Silvana Scalise e Rosetta Spagnuolo, sposate con soggetti arrestati nell’ambito dell’operazione della Dda. «Tale società, dopo avere assicurato la refezione per il triennio 2014/2015, non si presenta alla gara d’appalto successiva, risultando contraente solo di un contratto di avvalimento stipulato con il “Trianfolo srl” che a partire dal 2011 ha sempre mantenuto un collegamento a titolo temporaneo o definitivo, in sostituzione di altre persone giuridiche o come diretta contraente con il Comune nel servizio della refezione scolastica». Il Triangolo srl ha sostituito la Catering Vecchia Locanda colpita da misura interdittiva nel 2011 e fino alla fine dell’anno scolastico, ha vinto la prima sessione di gara 2011/2014 salvo poi risultare carente di requisiti, continuando tuttavia a gestire il servizio dall’ottobre 2011 al 30 giugno 2012. La gestione del servizio mensa è passata da ditte come la General service e anche la Quadrifoglio srl, tutte riconducibili a soggetti coinvolti nell’operazione Jonny.  Anche la gestione del randagismo passava da affidamenti diretti alle ditte “amiche” nonostante importi sopra la soglia dei 40mila euro. La società che beneficiava di tali appalti dal 2005, – che andavano dai 71mila euro del 2012 ai 52mila del 2015, era la Pet Service, i cui soci sono legati alla compagine societaria Dog’s house sas che aveva gestito il servizio dal 1997. Un monopolio per il quale non sono stati verificati requisiti per il servizio e per il quale un’altra società aveva mosso delle rimostranze chiedendo come mai non fosse stato espletato il bando di gara per tale servizio.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

 

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/