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Pirateria audiovisiva: scoperto giro da mezzo miliardo euro, server negli Usa, l’ombra della camorra

Il Mattino

Pirateria audiovisiva: scoperto giro da mezzo miliardo euro, server negli Usa, l’ombra della camorra

Venerdì 5 Febbraio 2021

Musica e film «piratati» in enorme quantità, confluiti illecitamente su server americani generando un volume d’affari da oltre mezzo miliardo di euro all’anno attraverso abbonamenti da 10 euro al mese per milioni di utenti, non solo italiani (via PayPal e PostePay registrate anche su conti correnti «napoletani»): è il gigantesco giro d’affari, dietro al quale potrebbe nascondersi la criminalità organizzata, scoperto dai consulenti statunitensi dell’Emme Team, che sono riusciti ad acquisire nomi, indirizzi e numeri di conti correnti, usati, verosimilmente, per incassare e riciclare così il denaro sporco. L’Emme Team, con le sue attività, ha già dato importanti contributi nella riapertura dell’indagine sulla morte di Tiziana Cantone, la ragazza di 31 anni che si sarebbe suicidata il 13 settembre 2016 a Mugnano di Napoli a causa della diffusione illegale sul web di alcuni suoi video hot privati. A gestire il business scoperto dalla società di consulenza Usa sarebbe un tedesco residente a Londra (scovato in un appartamento da 1,5 milioni di sterline), identificato nel corso di indagini durate due anni eseguite per conto della Lux Vide, società italiana di produzione televisiva e cinematografica, vittima della pirateria insieme con importanti artisti come Mogol, Gianni Bella e Bobby Solo.

Negli Stati Uniti è stato già richiesto un mandato di comparizione per il tedesco e tutto il materiale finora raccolto è stato messo a disposizione della Guardia di Finanza, con spedizioni sigillate e certificate dalla Corte Statunitense, e della Procura della Repubblica di Napoli la quale attraverso lo speciale pool anti cyber crime ha messo a segno importanti risultati con le sue inchieste sulla pirateria audiovisiva. L’Emme Team sottolinea che si tratta di un risultato frutto dei tabulati internet «ottenuti su ordine della Corte statunitense del West Michigan nel procedimento federale civile statunitense aperto in rappresentanza di Lux Vide spa». La società di produzione italiana ha dovuto subire la pubblicazione illegale on-line delle puntate di una sua serie televisiva, «Diavoli», prima che venisse distribuita.

Ed è stato proprio l’ordine emesso dal Giudice americano a costringere le società informatiche a fornire dati sui loro clienti. I server sui quali il materiale audiovisivo viene «stoccato» (che non accolgono solo musica, cinema, libri, software e video games, ma anche materiale pornografico e pedopornografico), anche in formato 4K, per fortuna sono dislocati proprio negli Stati Uniti. Questi formati video ormai includono anche lingue straniere (inglese, tedesco, francese e spagnolo) in quanto ormai sono gli utenti di tutto il mondo a fare riferimento alla pirateria italiana. Ovviamente il coinvolgimento della criminalità organizzata non è escluso: attraverso questo sistema le mafie potrebbero effettivamente riciclare i proventi delle loro attività illecite tradizionali.