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Pif: “Legalizzare la mafia nel 2022, ora è questa la nuova morale”

Il Fatto Quotidiano

Pif: “Legalizzare la mafia nel 2022, ora è questa la nuova morale”

AL SECOLO PIERFRANCESCO DILIBERTO – Il regista sulla sentenza Trattativa. “I boss stanno brindando: gli è stato riconosciuto un ruolo sociale mai avuto”

DI MARCO LILLO

10 AGOSTO 2022

Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ha letto le motivazioni della sentenza di assoluzione in Appello del processo Trattativa e ha scritto un tweet molto critico e autoironico.

Pif perché hai scritto che grazie alla sentenza hai scoperto di essere un testa di minchia”?

Perché giro le scuole d’Italia per spiegare ai ragazzi cosa è la mafia e l’antimafia. E faccio sempre l’esempio del motorino rubato. Ai ragazzi dico di denunciare e di non andare a chiedere al mafioso un modo per riaverlo.

Il cosiddetto cavallo di ritorno.

Sì. Al sud siamo abituati a questa pessima usanza di pagare una sorta di riscatto. Io dico sempre che non va fatto perché così si riconosce il potere della mafia e si rafforza.

Cosa c’entra il motorino con la sentenza?

C’entra tantissimo. Questa sentenza fa passare un concetto sconcertante: è lecito trattare con una parte della mafia, quella meno violenta.

Sì, non c’è reato perché “eventuali concessioni a favore dei mafiosi, dovevano accompagnarsi alla decapitazione dell’ala stragista, premessa indispensabile per poter giungere ad un accordo con l’ala moderata dell’organizzazione mafiosa”.

Se c’è una sentenza che legittima i carabinieri a trattare con mafiosi di alto livello perché io non dovrei trattare con il piccolo mafioso per il motorino? D’ora in poi dovrei dire: “andate a trattare purché sia un boss poco violento”. È un messaggio devastante. Francesco De Gregori cantava “Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila”. Qui nel 2022 così rischiamo se non di legalizzarla di legittimarla. Se è lecito parlare con la mafia “meno cattiva” con la scusa del “minor danno” io mi chiedo: chi stabilirà il limite tra mafia “tollerabile” e “non tollerabile”? Per il trentennale delle stragi ho detto che noi dobbiamo tutto a dei grandi uomini che hanno sognato di sconfiggere la mafia. Tutta la mafia.

La Corte ritiene che i Carabinieri volevano sfruttare la spaccatura tra gli stragisti di Totò Riina e l’ala moderata di Provenzano.

Sì e ho letto che la mancata perquisizione del covo di Riina dopo l’arresto viene riletta come un “segnale rassicurante” a Provenzano. A me sembra una cosa enorme. La mafia che ha ucciso il commissario Beppe Montana nel 1985 era meno “stragista” e in tanti ci trattavano. Montana diceva che quella mafia aveva paura solo di lui e di poche persone. Infatti lo hanno ucciso.

Nella sentenza i giudici a proposito dell’atteggiamento dei Carabinieri verso Provenzano e Riina scrivono: “Un superiore interesse spingeva ad essere alleati del proprio nemico per contrastare un nemico ancora più pericoloso”.

Se passa questo concetto per me andiamo tutti a casa. Addio Pizzo può chiudere. La mafia stravince. Eppure non mi sembra che questa sentenza abbia scosso più di tanto l’opinione pubblica. Sembra che l’unico arrabbiato sia io. Mi vien quasi voglia di dire: “Se vi sta bene così non parliamo più di antimafia ma di minor danno”.

Cosa non va in questo ragionamento?

Se vai dal boss meno cattivo e gli chiedi una mano è ovvio che ti chiederà qualcosa in cambio.

Nel tuo film In guerra con amore racconti la storia vera del rapporto sul “Problema mafia” scritto dal capitano statunitense W.E. Scotten. Dopo lo sbarco in Sicilia, nell’ottobre del 1943, scriveva che le soluzioni possibili sono tre: attaccare la mafia, la negoziazione ovvero lasciare il controllo dell’isola alla mafia e ritirarsi in alcune zone presidiate dall’esercito. Insomma la trattativa non è una novità.

Si è sempre trattato però ci sono differenze enormi: intanto erano americani e il loro principale obiettivo non era liberare l’Italia dalla mafia ma dal fascismo. Inoltre c’è un rapporto che propone ai superiori una scelta. Qui è tutto fatto nell’oscurità. Eppure la sentenza sembra legittimare questo comportamento.

Però è anche una sentenza coraggiosa. Per la prima volta la mancata perquisizione del covo di Riina, il mancato arresto di Provenzano e le mancate indagini sui suoi favoreggiatori, sono letti come segnali di attenzione verso l’ala della mafia meno pericolosa con la quale i Carabinieri trattavano.

Infatti la schiettezza è impressionante. Però la conclusione del ragionamento non mi piace. Se si riconosce quel che è successo poi non si può dire: va bene così. A me sembra incredibile. Una volta si facevano di nascosto queste cose. Ora le scriviamo in una sentenza. La mafia starà brindando. Gli abbiamo riconosciuto un ruolo sociale che nemmeno negli anni settanta ha mai avuto.

Ti risponderanno che i giudici devono solo giudicare se c’è un reato. I Carabinieri, per i giudici, volevano far terminare le stragi. Non c’è il dolo della minaccia a corpo dello Stato. Certo li assolvono ma anche i giudici parlano di ‘improvvida’ operazione.

Io non sono un giudice. Non è che voglio che i carabinieri siano condannati. Però questa motivazione dell’assoluzione mi sembra un passo indietro. Questa sentenza rimane, come una legge. Io sono sempre ottimista ma per la prima volta dico che è finita. Da due giorni non ci dormo. Crolla tutto il castello di valori che abbiamo costruito e io ho perso la voglia di andare in giro a dire certe cose.

Cioè vuoi smettere di parlare nelle scuole di antimafia?

Per come mi conosco no. Però scriverò alle scuole che mi hanno invitato per dire che per un po’ non andrò. Non saprei che dire.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/08/10/pif-legalizzare-la-mafia-nel-2022-ora-e-questa-la-nuova-morale/6758227/