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Perché la N’drangheta vuole colpire la magistratura calabrese

Non è stato solo un messaggio allo Stato, ma anche un segnale alle altre cosche. La bomba davanti alla Procura Generale di Reggio Calabria era un avvertimento indirizzato all’esterno e all’interno del N’drangheta.

Che si può tradurre così: sappiate che siamo (ancora) potenti. E che vogliano esserlo sempre di più. La firma è con tutta probabilità quella delle più grandi cosche dell’hinterland reggino. Che per la prima volta si muovono come un soggetto unico, quasi federato.

Nella storia dell’organizzazione criminale calabrese siamo davanti a uno spartiacque. Lo dice a Panorama.it Alberto Cisterna, magistrato di punta della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, massimo esperto di N’drangheta del nostro Paese.

La sua è una chiave di lettura che permette di comprendere come sta evolvendo la natura di quello che sta diventando il più radicato, misterioso e potente gruppo criminale italiano. Che ora – forte anche dei suoi rapporti strettissimi con i narcos colombiani –  sta per assumere caratteristiche per certi versi simili, anche se non uguali, a quelle di Cosa Nostra. E’ una trasformazione dettata dalla necessità di adattarsi ai nuovi tempi, dopo i colpi inferti dallo Stato nell’ultimo anno.
Cisterna, insomma,  non ha dubbi: la bomba alla Procura deve essere “letta” in molteplici modi. Prima di tutto l’avvertimento rispetto allo Stato. Ma c’è anche dell’altro.

Quali erano i veri obiettivi dell’attacco alla Procura?
Tenete conto che tra poco in quel tribunale si celebreranno importanti processi, primo tra i quali l’appello per l’omicidio di Francesco Fortugno. Poi, io penso, chi ha deciso di far esplodere quell’ordigno aveva in mente anche di “preparare” il terreno per i prossimi, importanti, appuntamenti. Ricordiamoci che tra poco si vota qui in Calabria. In questo senso la bomba potrebbe essere un segnale alle altre cosche. Come dire: possiamo e vogliamo contare di più imponendo le nostre condizini

Quindi non è l’annuncio dell’inizio di una strategia stragista contro lo Stato, come fecero i corleonesi?
Non credo. Penso che il percorso sia più elementare. Qualcuno vuol fare capire agli altri di essere più forte. Non tutti i gruppi delle 165 cosche del N’drangheta sono in grado di ragionare e colpire  in questo modo. Probabilmente le più forti – due o tre gruppi federati tra di loro – vogliono far sapere di poterlo fare.  Lanciando messaggi alle istituzioni e alle altre cosche minori

La Ndrangheta come Cosa Nostra, con una struttura verticistica e padrinale?
No, è improbabile pensare che ci siano trenta capi che si trovano e decidono insieme una strategia comune. Piuttosto siamo di fronte a un tentativo di  riorganizzazione interna alla N’drangheta calabrese

Quali sono queste cosche emergenti?
Penso a gruppi del’hinterland o della provincia. Che hanno basi logistiche nel centro della città. E’ evidente che sono sul territorio. Se la N’drangheta riesce a comprarsi locali famosi e rinomati a Roma, pensa che non possa comprarsi un piccolo bar a Reggio Calabria? Pensa che la bombola e tutto l’occorrente per l’ordigno l’abbiano portato per qualche chilometro in auto? No, probabilmente hanno fatto soltanto qualche centinaio di metri. E a piedi. Insomma, godono di ampie connivenze

Ma questa volontà di affermazione potrebbe portare a una guerra tra cosche?
Non credo.Tutti i clan hanno i propri interessi. L’Ndrangheta prospera, fa affari miliardari. Nessuno vuole vuole arrivare a uno scontro suicida interno. E poi, le guerre tra i clan si sono sempre aperte con l’omicidio del capo o di uno dei boss della cosca rivale, come è accaduto negli anni ‘80 fino al ‘91. No, qui siamo proprio di fronte a una svolta strategica e a una situazione nuova. Ma  non ci sarà nessuna guerra perchè questi gruppi federati approfitteranno della debolezza delle altre cosche (colpite dallo Stato) per imporre la loro forza, senza per forza andare ad un conflitto con spargimenti di sangue

Comunque siamo di fronte ad uno spartiacque nella storia di questa organizzazione criminale?
Penso proprio sì. Non c’era mai stato un fatto così eclatante. L’Ndrangheta è ora una organizzazione moderna, molto lontana dal folklore dei vecchi capi mafia. I gruppi più grandi cercano di “lavorare insieme” visto che la struttura molto frantumata dei clan alla fine risulta essere più vulnerabile ai colpi inferti dello Stato (per lo più con la confisca dei beni). Quindi, probabilmente hanno deciso di agire per rafforzarsi stringendo rapporti e alleanze tra le famiglie vincenti

La struttura anarchica e frantumata della ndrangheta è destinata dunque a venir meno?
I boss passano le giornate a studiare le strategie per sopravvivere, rafforzarsi. E ora è probabile che le cosche vincenti tenderanno a imporre le loro condizioni nei confronti degli altri clan. Per farlo devono dimostrare di essere in grado di fare azioni che nessun altro ha mai fatto in passato, come la bomba alla Procura di Reggio Calabria. Ma la struttura piramidale della mafia è un’altra cosa

(Tratto da Panorama)