Per Montante chiesta la condanna a 11 anni e 4 mesi
AMDuemila 16 Gennaio 2022
Il Pg: “Era antimafia di facciata”
La condanna a 11 anni e 4 mesi è stata chiesta, al termine della requisitoria dal sostituto procuratore generale di Catania Giuseppe Lombardo, per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, ex paladino antimafia, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, favoreggiamento, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico.
Il processo d’appello si celebra a porte chiuse, con rito abbreviato, davanti alla Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti.
Anche per gli altri quattro imputati la procura generale ha chiesto la condanna.
Per il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, l’accusa ha chiesto alla corte di confermare la condanna a tre anni di reclusione oltre all’applicazione della pena accessoria della degradazione da generale a colonnello delle Fiamme gialle. Anche per il sostituto commissario Marco De Angelis è stata chiesta dall’accusa la conferma della condanna di primo grado a quattro anni con esclusione della sanzione pecuniaria. Ieri il Pg, a conclusione della prima parte della sua requisitoria, aveva chiesto la conferma della condanna ad un anno e quattro mesi anche per il questore Andrea Grassi con la concessione delle attenuanti generiche che porterebbe la pena a dieci mesi. Per Diego Di Simone, capo della security di Confindustria è stata chiesta la condanna a 6 anni e 4 mesi.
Per la Procura generale i motivi di appello presentati dalla difesa, dopo la condanna di primo grado a 14 anni di reclusione, sarebbero “infondati”.
Tuttavia “in parziale riforma chiede la riduzione della pena da 14 anni a 11 anni e 4 mesi di carcere”.
La requisitoria è stata lunga. “E’ stata vera antimafia o antimafia di facciata? – ha detto il Pg – C’è stata una corsa al potere, anche spasmodica non spetta al processo rispondere all’interrogativo. Di certo c’è che la logica del favore è incompatibile con l’azione antimafia e che il rispetto delle regole non ammette zone franche. La lezione è che è necessario un bagno di umiltà”. Il magistrato ha poi affermato che quella di Montante è stata “una catena di montaggio nel quale ognuno aveva il suo ruolo”, e che “tutti sapevano che facevano un favore a Montante e in cambio avevano dei vantaggi”.
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