Cerca

PEPPINO IMPASTATO – Sull’omicidio cala il silenzio

Sull’omicidio cala il silenzio

3 MAGGIO 2020

«Per quanto riguarda le indagini di primo tempo io ed io soltanto ritengo di essere il più rappresentativo per gli investigatori di quel momento. … le indagini di primo tempo che ho svolto e di cui sono responsabile per intero è di quelle che io definisco complete, avvedute, tormentate» (dall’audizione del generale Antonio Subranni al Comitato « Impastato » in data 16 novembre 1999).

La concordanza tra quanto dichiarato dal Travali alla Commissione e quanto la Vitale raccolse dalla viva voce del Liborio consente di individuare nella stessa mattinata del 9 maggio un momento particolare delle indagini, segnato dalla scomparsa del reperto, raccolto dal Liborio e consegnato ai carabinieri, e dal conseguente « silenzio » degli atti della polizia giudiziaria circa l’esistenza di tracce di sangue all’interno del casolare e circa il ritrovamento della pietra insanguinata.

Un silenzio che, come si vedrà, va coniugato sia al « piantonamento » del casolare effettuato da carabinieri (non appartenenti alla stazione di Cinisi) sia alla successiva resistenza dei militari a prendere atto dell’avvenuto ritrovamento da parte degli amici dell’Impastato di altre tracce di sangue all’interno del casolare.

Un silenzio che va inoltre coniugato con la divulgazione giornalistica di notizie volte a sminuire la portata dei ritrovamenti di tracce ematiche e ad esaltare la vocazione suicida e terroristica di Giuseppe Impastato.

Un silenzio, infine, che trova riscontro nelle dichiarazione rese al giudice istruttore dal maggiore Subranni, quando il processo aveva nettamente imboccato la via dell’omicidio.

Ancora in data 25 novembre 1980 l’ufficiale « conferma » a Rocco Chinnici il suo rapporto giudiziario del 10 maggio, con la seguente testuale precisazione «nel momento in cui ho redatto il rapporto non erano state ancora rinvenute le macchie di sangue all’interno del casolare…». L’assunto del Subranni sembra trovare un riscontro formale nelle risultanze degli atti ma, come si è visto, resta nettamente smentito dalla ricostruzione degli accadimenti finora svolta:

Il primo rapporto del comandante del reparto operativo porta la data del 10 maggio, liquida la tesi dell’omicidio usando come chiave interpretativa di un presunto gesto terroristico e suicida il contenuto di uno scritto reperito nel comodino della camera da letto di Impastato. È lo stesso Subranni, in sede di audizione, a fornire una spontanea spiegazione di tanta tempestività: «Il mio primo rapporto datato 10 maggio, cioè il giorno successivo al decesso di Impastato: sto parlando, ovviamente, delle indagini di primo tempo, non dell’inchiesta giudiziaria. Si tratta, quindi di un rapporto fatto a distanza di un giorno e adesso a tanti anni di distanza mi chiedo come ho fatto a redigerlo in così breve tempo: evidentemente ero divorato dall’ansia di venirne a capo, c’era un clima particolare, storico, di terrorismo…».

Dopo l’intervento di Ideale Del Carpio, il Pubblico Ministero Scozzari effettua il sopralluogo il 13 maggio. Fino a quel momento, secondo plurime fonti, i carabinieri sebbene avvertiti dell’esistenza delle tracce ematiche avevano rifiutato di constatarne l’esistenza.

Successivamente a tale data, e precisamente nel rapporto giudiziario n. 2596/12 del 30 maggio 1978 il maggiore Subranni riferisce gli esiti di indagini delegate dal Pubblico Ministero Signorino l’11 maggio.

Come è stato ampiamente chiarito dall’audizione del procuratore Martorana, dopo l’intervento di Del Carpio e la conseguente ispezione di Scozzari la Procura sembra orientata ad approfondire l’ipotesi dell’omicidio e decide di delegare urgenti indagini sul contenuto di un esposto di persone vicine all’Impastato in cui la tesi dell’omicidio era apertamente prospettata.

Il rapporto giudiziario in questione non dedica neanche una parola alla richiesta di accertamenti sulla provenienza dell’esplosivo (a dispetto dell’esplicita delega sul punto).

Quanto alla tesi omicidiaria – oggetto dell’esposto a firma Barbera ed altri, su cui la procura aveva chiesto indagini urgenti –, prescindendo completamente anche dagli spunti investigativi conclamati dal- l’ispezione Scozzari nella casa abbandonata, il Subranni, tra l’altro, scrive: « …I residui motivi sui quali si basa l’ipotesi di omicidio, sostenuta dai compagni di Impastato, sono riferiti a due circostanze. La prima è che Impastato Giuseppe era uscito alle ore 20,15 dalla sede della radio Aut di Terrasini e non aveva raggiunto la sua abitazione di Cinisi ove erano giunte lo stesso giorno 8 maggio sua zia e la di lei figlia provenienti dell’America. La seconda è che Impastato avrebbe ricevuto lettere di minaccia. […]. Relativamente alle lettere di minaccia […] non risulta che in casi di « scomparsa » (e ce ne sono molti, moltissimi) ad opera della mafia, le vittime designate abbiano avuto (magari!) lettere minatorie. […] se si volesse insistere in un’ipotesi delittuosa (non corroborata finora da alcun serio elemento), bisognerebbe concludere che Impastato Giuseppe è stato ucciso (in maniera laboriosa) da persone o ambienti comunque diversi dalla mafia o dalle SAM [acronimo di Squadre armate Mussolini]. […] Dalle ulteriori indagini svolte e dalle risultanze di cui si è parlato si ritiene che siano stati acquisiti altri univoci elementi che confermano l’ipotesi già prospettata secondo cui Impastato Giuseppe si sia suicidato compiendo scientemente un attentato terroristico, così come si ritiene che non sia emerso alcun serio elemento che conduca ad una diversa conclusione. F.to. Il maggiore comandante del reparto. Antonio Subranni ».

Gli articoli di stampa sulle macchie ematiche.

Se vi fu una politica di ridimensionamento dell’importanza della scoperta di tracce di sangue nella casa rurale di contrada Feudo situata a pochi metri dal luogo dell’esplosione essa indubitabilmente si attuò – al di fuori delle pagine processuali – anche attraverso la diffusione di notizie orientate in tale direzione. Il già richiamato articolo del Giornale di Sicilia del 15 maggio 1978 sembra confermare pienamente questa ipotesi.

L’articolo si apre con una affermazione virgolettata: « Anche gli ultimi accertamenti non hanno modificato la nostra prima ricostruzione, secondo cui Impastato si è tolto la vita. E prosegue: « lo ha dichiarato uno degli ufficiali dei carabinieri che partecipano alle indagini per fare luce sul giallo di Cinisi cominciato all’alba di martedì scorso quando Giuseppe Impastato, 30 anni, candidato alle elezioni di Democrazia Proletaria, salto` in aria insieme con 6 centimetri di binario ferroviario, ucciso dall’esplosione di cinque chili di tritolo. I carabinieri sono convinti che l’unica pista « seria e conducente » sia quella del suicidio ….. In Procura è stato già consegnato un rapporto che proverebbe la tesi. Gli investigatori dell’arma hanno tenuto anche a sottolineare come poco conducente sia un’altra pista, quella delle macchie di sangue trovate in una stalla poco distante dal luogo in cui avvenne l’esplosione. Le macchie sono oggetto di perizia, se si trattasse del sangue dell’Impastato la dinamica dei fatti verrebbe ricostruita in modo ben diverso: non vi sarebbero dubbi sull’omicidio.

Ma in proposito gli investigatori hanno detto di avere trovato accanto a quelle macchie degli assorbenti igienici femminili e sono convinti che l’indagine ematologica non sposterà il « quadro » già delineato ».

Questo pezzo intitolato « UNA PIOGGIA DI QUERELE PER IL “GIALLO” DI CINISI – SFUMA LA PISTA DELLE MACCHIE DI SANGUE » è pubblicato dal quotidiano palermitano senza la firma del suo autore. È del tutto superfluo osservare che ogni particolare descritto nel verbale dell’ispezione dei luoghi condotta dal Pubblico Ministero Scozzari era coperto dal segreto istruttorio mentre va sottolineato che il magistrato adotto` perfino specifiche modalità nella stesura del verbale «sottoscritto da tutti gli intervenuti all’atto e per la parte che ciascuno riguarda, dandosi atto che soltanto tale parte è stata a ciascuno letta».

Il successivo martedì 16 maggio 1978 il quotidiano « Il Giornale di Sicilia » pubblica un altro articolo, anche questo non firmato, intitolato « Cinisi – Lo sconvolgente « testamento » di Impastato, il candidato D.P. dilaniato dal tritolo – « Medito sulla necessita` di abbandonare la politica e la vita ».

In esso, tra virgolette, il testo, sostanzialmente integrale, del manoscritto rinvenuto dal brigadiere Carmelo Canale nell’abitazione di Impastato. Manoscritto, secondo l’articolista, ricostruito « nelle sue linee essenziali » con l’aiuto dei compagni di Impastato, « con le frasi che ricordano ». Annotazione quest’ultima che, se ritenuta accettabile, evidenzierebbe una circostanza nuova: la conoscenza da parte di terzi dell’esistenza e del contenuto del manoscritto in questione…, (come sembra doversi desumere anche dalla testimonianza della zia convivente).

Bartolotta Fara, il 7 dicembre 1978, dichiara infatti al giudice istruttore: «Confermo che mio nipote negli ultimi tempi era sereno e tranquillo; era anche contento perché l’attività politica gli dava soddisfazione. Sono a conoscenza di una lettera da lui scritta parecchio tempo prima, in un momento in cui non era d’accordo con alcuni del suo partito. So che in detta lettera, che io conoscevo, egli manifesta molta sfiducia e il proposito di suicidarsi. Escludo nel modo più assoluto che mio nipote avesse avuto dei propositi suicidi».

Rocco Chinnici non verrà mai a sapere dell’esistenza di un’altra stesura del manoscritto oggetto del suo interesse.

Delle due versioni del manoscritto parla Salvatore Vitale, amico e compagno di partito di Impastato nella biografia di quest’ultimo pubblicata nel 1995 con il titolo Nel cuore del corallo, rivelando il ritrovamento, dopo la perquisizione, di un secondo testo sostanzialmente analogo al manoscritto citato nel rapporto giudiziario, di cui appare un’edizione autografa, riveduta e corretta, scritta a stampatello. Nel capitolo intitolato « Crisi di identità e riscoperta dell’entusiasmo politico », si legge:

 

La mattina del 9 maggio carabinieri e agenti della Digos fecero irruzione nella casa della zia di Peppino, presso la stazione Cinisi-Terrasini, dove solitamente Peppino dimorava e pernottava. Portarono via sacchi di materiale, libri, appunti e altra roba. Di tutto questo non venne redatto, per quel che sappiamo, un dettagliato verbale né fu possibile prenderne visione, tanta era in quel mattino la confusione e il senso di smarrimento. Tra le cose sequestrate venne trovata la famosa « lettera » che sarebbe il presunto testamento, con il quale Peppino dichiarava di « abbandonare la politica e la vita » […] quella lettera avrebbe dovuto essere l’elemento probante del suicidio. Cercando accuratamente tra le poche cose scritte rimaste e sfuggite al sequestro, sono state trovate le note autobiografiche, che abbiamo trascritto, e una seconda copia autografa della lettera . […] Nel secondo testo è scritto: « medito sull’opportunità di abbandonare la politica »: si noti, « la politica » e non « la vita »; manca inoltre l’ultima parte relativa ai funerali e alle « ceneri ».

 

Di questo secondo manoscritto si parla specificamente il 28 settembre 2000, nel contesto dell’audizione di Salvo Vitale dinanzi al Comitato della Commissione antimafia:

 

FIGURELLI. Nel memoriale inviato a Chinnici, forse al punto 8, Vitale ricordava lo zucchero e la nafta messe nel serbatoio della benzina di Peppino Impastato dieci giorni prima del delitto. Questo episodio, anche rilevante, come fu avvertito in quel momento, come fu visto e vissuto da Impastato, dallo stesso Vitale, diciamo da tutto il gruppo? Come fu letto? Fu denunziato? Cosa di concreto si fece dopo quell’atto? Inoltre, questo stesso fatto dello zucchero e della nafta, come è stato da voi ripensato dopo il delitto? Tanto è vero che Vitale ha sentito la necessita` di metterlo nel memoriale per Chinnici.

VITALE. Per quanto riguarda questo fatto, io non l’ho saputo al momento, l’ho scritto lì perché me lo hanno riferito i compagni dopo la morte; ovviamente quello che mi hanno riferito i compagni era che questo era già stato un segnale molto chiaro di tenere Peppino a piedi per evitare che facesse una campagna elettorale attiva, una sorta di minaccia; lo avevano visto tutti come un avvertimento.

FIGURELLI. Nel medesimo memoriale inviato al giudice Chinnici si parla delle effrazioni di casa e in altre case e – si aggiunge – alla ricerca di un dossier scritto da Impastato di cui…insomma correva voce, di cui si parlava. A riguardo vorrei sapere due cose: come si parlava di questo dossier, che tipo di dossier e su che cosa? E più in generale, a parte il dossier (non lo dico solo per le effrazioni ma anche le perquisizioni ufficiali fatte dai carabinieri) c’era dell’altro materiale ricercato? Noi abbiamo sentito da vive testimonianze – faccio solo un esempio – che Peppino amava anche fare fotografie e che si era divertito o avrebbe potuto fare, del resto faceva parte anche delle sue caricature alla radio, delle sue rappresentazioni, figurazioni di Tano seduto o altro, delle foto di mafiosi a braccetto con i carabinieri.

VITALE. Mai sentita una cosa del genere.

FIGURELLI. Questo ci è stato detto nel corso della nostra attività istruttoria. La domanda è volta anche a verificare.

VITALE. La foto pubblicata a pagina 112 del mio libro con Badalamenti e Alfano è stata scattata da Peppino dall’alto, dalla finestra di una casa vicino al bar di Palazzolo. Altre fotografie che facevano parte di questa serie… Forse a casa ne dovrei avere una su un funerale scattata in occasione della morte di Savino Badalamenti, il cugino di Gaetano Badalamenti. Sempre foto di questo tipo, di mafiosi, e fatte di nascosto. Per il resto, di Peppino non abbiamo trovato quasi niente di scritto, tranne pochissimi appunti in un quaderno. Se il dossier c’era, se esistevano appunti o altre cose penso siano stati sequestrati dai carabinieri quando hanno fatto la perquisizione. Il fatto che non sia stato trovato quasi niente se non pochissime righe, per me che sapevo che Peppino scriveva spesso anche qualche articolo sul Quotidiano dei lavoratori, mi ha sempre lasciato molto perplesso. Sull’esistenza di qualche cosa non posso che ipotizzare che vi sia stata ma che non sia venuta fuori perché probabilmente imboscata da chi ha fatto le perquisizioni. Ripeto comunque che si tratta di una mia illazione.

FIGURELLI. Al punto 15 si dice che con ogni probabilità chi ha scassinato cercava qualche eventuale dossier scritto da Peppino sulla cui esistenza a Cinisi si era sparsa la voce. In che modo si era sparsa la voce, quando, ad opera di chi e quale voce era?

VITALE. Non sono in grado di aggiungere niente di particolare, senatore. Erano voci che circolavano…

RUSSO SPENA COORDINATORE. Conferma però che circolava la voce. In un piccolo paese, si diceva che vi fosse questo dossier.

VITALE. Si, era una cosa abbastanza nota.

FIGURELLI. Si diceva anche qualcos’altro, su cosa fosse il dossier? Spesso la voce popolare dice cose vere.

VITALE. No, non sono in grado di aggiungere altro. Mi viene in mente ora che il volantino di Lotta Continua che ho citato prima finisce con le parole « abbiamo materiali sufficienti per un vostro definitivo sputtanamento ».

RUSSO SPENA COORDINATORE. C’era evidentemente del materiale raccolto.

VITALE. Doveva pur esserci qualcosa che Peppino raccoglieva e che non abbiamo trovato.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Per chiarezza può riassumerci il contenuto di quel volantino e leggere la frase a cui fa riferimento?

VITALE. Il volantino parla di una serie di progetti e di finanziamenti con cui venivano fatti i lavori pubblici a Cinisi, soprattutto da mafiosi tipo Giuseppe Finazzo, che era una prestanome di Badalamenti. Sono citate la strada Siino–Orsa, la strada « Purcaria » e il silenzio complessivo delle forze di sinistra rispetto alla questione. Ecco perché il volantino termina: « Di fronte ad una simile situazione noi diffidiamo questi partiti cosiddetti di sinistra e li richiamiamo alle loro responsabilità ». Continua poi: « Abbiamo materiali sufficienti per un vostro definitivo sputtanamento ». Presumo – ripeto che è un pensiero che mi è venuto in questo momento – che Peppino potesse avere altre cose oltre alle poche note autobiografiche che abbiamo trovato. Posso aggiungere qualcosa anche sulla nota autobiografica?

RUSSO SPENA COORDINATORE. Si.

VITALE. Mi riferisco alla presunta lettera di Peppino di cui abbiamo trovato una copia con la quale contesto quella prima « copia originale » usata dai carabinieri…

RUSSO SPENA COORDINATORE. Parlando di presunta lettera si riferisce a quella…

VITALE. In cui si dice « medito di abbandonare la politica e la vita » […] Quello che mi ha sempre lasciato perplesso è che un atto del genere abbiamo dovuto conoscerlo in un primo momento esclusivamente da Il Giornale di Sicilia del 16 maggio; un atto che penso avrebbe dovuto essere segreto istruttorio, che viene spiattellato come prova del suicidio. Chi ha fornito questa lettera ai giornalisti? così come il giorno prima, il 15 maggio, sullo stesso giornale c’era scritto che il sangue ritrovato dai compagni di Peppino era sangue mestruale. Chi ha fornito questo tipo di notizie? Se dobbiamo individuare responsabilità, dobbiamo metterci su questa strada. Per esempio, la fotografia su Cronaca vera, fatta a Peppino durante il servizio militare…

RUSSO SPENA COORDINATORE. Ci dica meglio. Ricorda più o meno in che periodo?

VITALE. Il 31 maggio. è stata pubblicata una fotografia fatta a Peppino quando è andato a fare il servizio militare. La foto di schedatura che abitualmente viene scattata.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Era quindi una fotografia che poteva essere contenuta solo nell’archivio dell’esercito?

VITALE. sì.

FIGURELLI. Vitale ci ha lui stesso risposto con una domanda. Chi ha fornito quella versione, chi ha dato subito la lettera, chi ha detto del sangue mestruale, chi ha dato la fotografia? Potremmo controllare chi abbia firmato gli articoli in questione e compiere un accertamento sul punto; non si tratta di grandi ricostruzioni, ma di sapere dagli autori di questi pezzi chi e come.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Questo è un lavoro di approfondimento che dovremo fare. Tornando alla domanda precedente abbiamo forse interrotto il signor Vitale mentre stava descrivendo, se ho ben capito, le differenze esistenti tra la lettera che voi conoscevate e quella che era stata pubblicata.

VITALE. Ho trovato alla stazione, dove Peppino dormiva in una casetta con sua zia, degli appunti tra i quali c’era una copia di questa lettera. Non era però la lettera che ho letto sul giornale; era un po’ riveduta e corretta.

RUSSO SPENA COORDINATORE. La lettera è battuta a macchina?

VITALE. No era scritta a mano e l’originale si trova al Centro Impastato.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Quando parla di copia intende una fotocopia?

VITALE. No, era una lettera scritta a mano. Un secondo originale nel quale, per esempio, non era riportato « Medito di abbandonare la politica e la vita ». Il riferimento alla vita era stato tolto, era un po’ diversa. Nel libro riporto integralmente il testo mentre l’originale, lo ripeto, dovrebbe essere ancora al centro Impastato.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Quando ha trovato questa seconda lettera, simile alla prima, dopo la perquisizione dei Carabinieri?

VITALE. sì, l’ho trovata alla stazione dove dormiva Peppino.

FIGURELLI. Ed erano cancellate le parole « la vita »?

VITALE. No, era una copia pulita e ben scritta, non nervosa. Era dentro il cassetto di un armadio…

RUSSO SPENA COORDINATORE. La lettera non era nascosta, lei la trovo` facilmente?

VITALE. sì.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Era in un cassetto nella casa dove dormiva? Quindi abbiamo una lettera, quella pubblicata da Il Giornale di Sicilia..

VITALE. Nel mio libro, a pagina 121, sono messi a confronto i due testi.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Cosa evince dal fatto che la lettera pubblicata da Il Giornale di Sicilia contenesse richiami al togliersi la vita e la lettera trovata dopo la perquisizione riportasse un testo di contenuto analogo ma in parte diverso? Cosa ha pensato quando ha trovato questa lettera?

VITALE. Ho pensato che Peppino avesse avuto un momento di grande crisi politica dopo che nel 1977 si era diffusa la concezione del « riprendiamoci la vita ». I suoi rapporti con i cosiddetti creativi di cui parlavo prima, gente che ormai si era spoliticizzata e di cui non voleva sentire parlare penso lo abbiano indotto in questa fase di forte depressione. Non dimentichiamo che è anche il momento in cui viene sciolta Lotta continua e vengono meno i punti di riferimento politico. Penso tuttavia che questa fase, anche con l’avvio di Radio Aut, l’abbia superata perché successivamente non troviamo scritto nella lettera che abbiamo trovato frasi come « voglio che le mie ceneri siano buttate in una latrina ». Non c’è più questa voglia suicida. Penso si sia trattato di un momento di sconforto, politicamente superato senza problemi. Questo è anche uno dei motivi per cui Peppino ad un certo momento occupò simbolicamente la radio, per protestare contro questi personalisti.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Sempre nel suo libro, a pagina 139 scrive che gli esiti della perquisizione operata dai Carabinieri nell’abitazione della madre di Giuseppe Impastato portarono al sequestro di cinque sacchi di materiale e presso la sede di Radio Aut di altro materiale. può precisare questo punto? Sa quale fosse il contenuto di questi sacchi? Come lei sa è una delle questioni mai chiarite, nemmeno dalle indagini successive.

VITALE. Non sarei in grado di dirlo. Bisognerebbe chiederlo alla madre di Peppino che era presente. Per quanto ne so erano giornali, libri, quaderni.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Appunti autobiografici o appunti politici…

VITALE. Avranno portato via tutto, credo.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Come lo sa?

VITALE. La madre e anche Giovanni.

RUSSO SPENA COORDINATORE. Il fatto che non sia rimasto… Lei sa dai più stretti congiunti che avevano portato via tutto.

VITALE. sì.

Una copia di questo secondo manoscritto, privo di riferimenti alla morte o a intenti suicidari, ritrovato da Salvatore Vitale, dopo le perquisizioni, in un cassetto dell’armadio di Giuseppe Impastato, è stata acquisita agli atti della Commissione. L’originale è conservato presso il Centro siciliano di documentazione.

Fonte.http://mafie.blogautore.repubblica.it/