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Pensioni più leggere da gennaio, importi ridotti fino al 3, 7% – Poveri figli e nipoti, mentre le mafie ingrassano!

Chi lascia il lavoro nel 2010 avrà una pensione più leggera se ha versato meno di 18 anni di contributi entro il 1995. Da gennaio entrano infatti in funzione i nuovi coefficienti per il calcolo dei trattamenti quantificati con il sistema misto o interamente contributivo.
La revisione dei parametri iniziali, messa in programma dalla riforma Dini (legge 335/95), doveva scattare ogni dieci anni. L’obiettivo era stare al passo con l’andamento della vita media. Il principio era: se si vive più a lungo diventa di conseguenza più ampio il periodo in cui si beneficierà dell’assegno. Saltata la scadenza del 2006, la legge 247/07 ha stabilito di fare partire i nuovi coefficienti dal 2010 e di aggiornarli ogni tre anni

Rispetto ai valori in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno, si registra una riduzione che va dal 6,38% per chi può mettersi in pensione a 57 anni all’8,41% per chi si ritira a 65 anni. La decurtazione sale con il crescere dell’età perché, dal punto di vista statistico, è provato che con il passare degli anni aumentano le possibilità di una lunga vita.
Dai nuovi coefficienti sono esclusi coloro che avendo 18 anni di contributi al 31 dicembre ’95 restano agganciati anche per gli anni a venire al calcolo retributivo. Invece, sono interessati ai nuovi coefficienti coloro che hanno diritto a una pensione di vecchiaia (o tutta contributiva per opzione o calcolata con il sistema misto). La pensione anzianità (che richiede 35 anni di contributi) con una quota contributiva, invece, scatterà solo dal 2014-2015.

Il calcolo misto
Per quanto riguarda il calcolo misto, per coloro che sono in attività dal 1979 in poi (meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre ’95) la pensione si sdoppia: una quota resta agganciata al valore degli stipendi dell’ultimo periodo di attività mentre la parte rimanente è rapportata a quanto è stato versato dal 1996.
In generale (si veda anche la scheda) che chi va in pensione con il sistema misto sarà penalizzato, in quanto potrà contare su un assegno più basso di quello che riceverebbe con un calcolo interamente retributivo. Per un uomo di 65, con 30 di contributi, e con un reddito di 40mila euro la perdita è del 2%: se fosse andato in pensione nel 2009 avrebbe percepito un trattamento di 23.789 euro. Poiché va a riposo nel 2010 il taglio sarà di 455 euro. Con 25 anni di contributi la riduzione è del 2,6% (515 euro), del 3,7% (573 euro) con 20 di anzianità. Ma le cose non stanno sempre cosi, almeno per i lavoratori dipendenti. A 65 anni di età e 31 di contributi, di cui 14 versati dal ’96, il sistema misto si rivela più generoso di quello retributivo per i redditi alti, da 60miila euro in su.

Tutto ciò si spiega con il fatto che per la quota contributiva la capitalizzazione del montante non risente, come invece accade nella formula retributiva, della riduzione dei rendimenti oltre una certa soglia. Infatti, sulla parte di retribuzione superiore al cosiddetto “tetto” (42.069 euro nel 2009) per ogni anno di lavoro non viene più riconosciuta una quota di pensione del 2%, ma una percentuale via via più bassa, ridotta a meno della metà (0,90%) per le retribuzioni annuali oltre gli 80mila euro.
Diversa è la situazione dei lavoratori autonomi, per i quali il calcolo misto ha per tutti un effetto penalizzante. Con 65 anni di età, 31 anni di contributi di cui 14 versati dal ’96 i trattamenti scendono di quasi il 12% per i redditi più bassi, mentre per quelli medio alti perdono intorno al 9 per cento. Ciò dipende dal fatto che, versando di meno (20% contro il 33% dei dipendenti), accumulano un montante più basso per il calcolo della quota contributiva.

Il contributivo puro
I nuovi coefficienti incideranno nella misura piena, vale a dire con le riduzioni indicate nella tabella in alto, sui trattamenti che nel 2010 saranno calcolati interamente con il sistema contributivo. Per ora sono interessate solo alcune categorie di futuri pensionati.
Il contingente più numeroso è rappresentato da persone, già in pensione o con una doppia attività, che acquisiscono il diritto a un secondo assegno dalla gestione separata dell’Inps. Nelle stesse condizioni si troveranno anche le donne che hanno scelto il sistema contributivo, che consente di mettersi in pensione a 57 anni (58 se autonome), se possono far valere almeno 35 anni di contributi.
Della riduzione dei coefficienti risentiranno anche molti liberi professionisti che maturano il diritto alla pensione con il sistema della totalizzazione.

I MECCANISMI
Il sistema retributivo
Il calcolo della pensione è commisurato alle retribuzioni versate durante la vita lavorativa

Il contributivo
Con questo sistema di calcolo ciascuno percepirà, come pensione, quanto ha versato: i contributi infatti vengono accreditati su un conto individuale (virtuale) e al termine della vita lavorativa il montante (rivalutato ogni anno) viene trasformato in pensione proprio con i coefficienti di trasformazione

Il meccanismo misto
L’assegno viene calcolato in base al sistema contributivo e retributivo: in particolare è quantificata con il metodo contributivo la quota di pensione che corrisponde ai versamenti dal 1996 in poi

Sergio D’Onofrio

(Tratto da Il Sole 24 Ore)