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Parma, usavano associazione anti-usura per portare soldi all’estero e non pagare le tasse: 8 arresti

La Repubblica, 18 settembre 2017

Parma, usavano associazione anti-usura per portare soldi all’estero e non pagare le tasse: 8 arresti

Coinvolta anche l’ex candidata sindaco della città Wally Bonvicini. I patrimoni occultati in Slovenia, Croazia e Senegal per un giro di decine di milioni di euro

di RAFFAELE CASTAGNO

La Guardia di Finanza di Parma ha scoperto un’associazione a delinquere specializzata nell’occultare, in società estere, i patrimoni di coloro che erano in debito con l’erario per evitare che fossero sequestrati.

L’operazione è scattata tra sabato e domenica scorsi per il concreto pericolo di una fuga all’estero degli indagati: due, infatti, sono stati bloccati per strada a Reggio Emilia ed uno alla frontiera con la Slovenia.

Gli arrestati sono sette cittadini italiani a cui si aggiunge una persona originaria del Senegal tuttora latitante. Il gruppo faceva parte dell’associazione antiusura Federitalia con sede a Parma. Tra loro anche Wally Bonvicini, candiata a sindaco di Parma nel 2012 e nota per le sue continue denunce contro la pressione fiscale alle imprese. La donna si trova in carcere a Modena, altri due imprenditori parmigiani sono ai domiciliari.

Nel complesso è stato smantellato un gruppo criminale composto da 26 persone, tutte indagate, specializzato nell’occultare i patrimoni immobiliari e mobiliari di soggetti che, seppur solvibili, avevano deciso di non pagare le imposte verso l’erario a loro carico o i prestiti contratti. I reati di cui sono accusati spaziano dalla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, fino alla calunnia.

Le ingenti disponibilità economiche – per un valore di circa 7 milioni di euro – sono state sequestrate dai finanzieri che hanno anche notificato a un notaio e un imprenditore l’interdizione allo svolgimento di attività professionali e di impresa.

La Finanza ha calcolato decine di milioni di euro spostati su società estere, in particolare in Slovenia, Croazia e Senegal, attraverso l’apertura di trust o l’affitto di rami d’azienda o la cessione di quote societarie. Le attività economiche, tuttavia, continuavano senza soluzione di continuità agli occhi dei clienti: una volta creata sulla carta la società estera, infatti, veniva contestualmente aperta una unità locale in Italia che, ovviamente, coincideva con la sede della società o azienda originaria.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Parma e durata due anni, è scattata dopo la denuncia di una imprenditrice raggirato dalla stessa associazione: a fronte di u debito con l’erario ha versato 350 mila euro che non ha più visto rientrare nella sua disponibilità nonostante gli fosse stato garantito una sorta di vitalizio. Il sistema di frode, infatti, mirava anche ad approfittare della debolezza psicologica di taluni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest’ultimi, non solo laute parcelle per l’avvio della procedura criminale offerta dall’associazione ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo.

È emerso anche il caso di un’azienda di pavimenti in legno che non aveva versato l’iva per 60 mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240mila euro.

Tra le pieghe dell’inchiesta è emerso che a ricevere le notifiche del fisco era un membro del gruppo domiciliato in Slovenia che controfirmava gli atti con nomi fittizi: Renato Pozzetto e John Wayne i più ricorrenti.

Nel corso dell’operazione, denominata “Parola d’ordine”, sono stati impiegati un centinaio di finanzieri che hanno eseguito anche sequestri di immobili, aziende, quote societarie e autovetture e perquisizioni ad Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e Ferrara.

Individuati ben 49 trust nonché riscontrati 71 cessioni di quote societarie, 12 affitti immobiliari, e 3 cessioni di rami di azienda, a fronte di debiti tributari non pagati per milioni di euro.

L’associazione copriva la propria attività promuovendo denunce e querele davanti a disparate Procure nazionali nonostante finissero sistematicamente in archiviazione per infondatezza; da qui la calunniosità delle accuse: le denunce, infatti, venivano riproposte identiche pur nella perfetta consapevolezza dell’innocenza dei soggetti accusati di usura ed estorsione.

Il Gip Parma Mattia Fiorentini ha disposto l’emissione otto ordinanze di custodia cautelare di cui 4 in carcere e 4 ai domiciliari, nonché l’interdizione dall’esercizio di attività professionali e di impresa per un notaio e per una imprenditrice, il sequestro della sede dell’Associazione Antiusura, 7 società, 3 conti correnti nonché partecipazioni societarie di 41 persone giuridiche, 16 immobili, 2 siti internet e disponibilità liquide per quasi 7 milioni di euro.

Le intercettazioni – “Si può fallire ma ciò che è nel trust non può essere aggredito” – Questa una delle frasi colte dalle intercettazioni, ripetuta da Wally Bonvicini, che gli inquirenti considerano la figura principale dell’organizzazione.  La 65enne imprenditrice è nota a Parma per le sue continue denunce contro la pressione fiscale, tanto da farne uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale nel 2012.  “Conviene aprire una società all’estero – commenta un altro indagato – basta che non fosse l’Europa”. Particolarmente apprezzata la scelta del Senegal: “Basta che diamo 500 euro a un ufficiale giudiziario e non verranno a cercarci per i prossimi dieci anni”.