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Parco dei Nebrodi: il presidente che combatte la mafia scampa ad agguato

IL Corriere della Sera, Mercoledì 18 maggio 2016 

Parco dei Nebrodi: il presidente che combatte la mafia scampa ad agguato
Un gruppo di fuoco, che aveva bloccato la strada dove sarebbe passato con la scorta, ha sparato all’impazzata. Forse ferito uno degli assalitori

di Alessio Ribaudo
Una sventagliata di colpi d’arma da fuoco, nella notte tra martedì e mercoledì, ha colpito l’auto di scorta su cui viaggiava il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che da anni sta combattendo una dura battaglia contro la mafia, specialmente dei pascoli, in Sicilia. Martedì Antoci aveva presenziato a una manifestazione a Cesarò, nel Messinese, e dopo la mezzanotte con la scorta aveva deciso di far rientro nella propria abitazione che dista una sessantina di chilometri. Ad attenderlo, però, lungo la strada statale c’erano un gruppo di fuoco che aveva piazzato dei grossi sassi lungo l’asfalto per costringere l’auto a fermarsi.

Spari all’impazzata

Tutto si è svolto in pochi attimi. L’autista che rallenta e i malviventi che iniziano a sparare all’impazzata contro la vettura. A rovinare il disegno degli attentatori sono stati però i poliziotti che, a bordo di una seconda auto, stavano seguendo con discrezione l’auto blindata. Scesi dall’auto hanno ingaggiato un duro conflitto a fuoco. Nel frattempo anche gli uomini di scorta sono intervenuti e hanno colpitp i malviventi che però sono riusciti a scappare nel buio. Uno di loro è stato ferito, visto che a terra oltre ai bossoli è rimasta una lunga scia di sangue. Il presidente del Parco dei Nebrodi e l’autista della sua scorta, invece, sono stati trasportati nell’ospedale della vicina Sant’Agata Militello per i controlli medici dopo lo choc subito. «Sono vivo solo grazie alla prontezza dei miei angeli custodi», è stata la prima dichiarazione di Antoci.

Attentati precedenti

Antoci, da quando è stato nominato nel 2013, aveva subito già altri gravi atti intimidatori che non hanno però scalfito il suo impegno per mettere alle porte del Parco dei Nebrodi – la più grande area protetta dell’isola che sposa 24 Comuni fra Enna, Messina e Catania – i pascoli abusivi, gli abigeati, le macellazioni clandestine, il furto di macchinari agricoli e le frodi per ottenere finanziamenti europei. Sotto la sua gestione, è stato adottato il primo protocollo di legalità in Italia che contiene le linee guida per contrastare i tentativi d’infiltrazione mafiosa proprio nelle procedure di concessione a privati di beni compresi nel territorio di un Parco. Protocollo che ha già portato alla revoca di numerose concessioni di appezzamenti di terreno. Riflettori che evidentemente abbagliano gli interessi della malavita che, in un’escalation intimidatoria lo scorso novembre gli aveva fatto recapitare anche cinque proiettili.