Cerca

Palermo: le mani della mafia sul business delle ambulanze e dei servizi funerari Giuseppe Cirillo 28 Ottobre 2022 In manette il boss Michele Sciarabba, coordinatore delle attività illecite per il trasporto dei malati negli ospedali di Palermo

Una mafia sempre più orientata agli affari e meno al fragore delle armi da fuoco che, in tempo di crisi sanitaria, ha pervaso anche il business legato al trasporto dei malati. Grazie alle intercettazioni telefoniche eseguite dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Fenice” sono state arrestate sei persone, tra queste, il boss del mandamento di Misilmeri, Michele Sciarabba, intento a gestire i turni delle agenzie private attive fra gli ospedali Civico Policlinico di Palermo. Il boss Sciarabba, era fortemente attivo nella conduzione illecita del trasporto dei malati insieme alla famiglia mafiosa D’Ambrogio all’interno di un sistema remunerativo, ben consolidato e poco tollerante verso la concorrenza.

Fino a qualche tempo fa, le ambulanze private erano sempre schierate qui fuori. Facevano turni in tutto l’ospedale. Poi le hanno allontanate perché stava finendo a pistolettate. Sono gestite da impresari di pompe funebri, e ho detto tutto“. Queste le parole “sussurrate” dal portiere di un reparto dell’ospedale Civico di Palermo che sono state pubblicate dal quotidiano “La Repubblica” per descrivere la gestione mafiosa ad opera del boss Michele Sciarabba, esercitata per garantire lavoro solo ed esclusivamente alle agenzie a lui vicine. Difatti, con queste prerogative, il boss Sciarabba, nel 2020, sarebbe andato nella sede della Facility service per partecipare ad una riunione insieme ad altri esponenti di spessore come Totino D’Ambrogio, parente di Alessandro D’Ambrogio, nonché, storico capo del mandamento di Porta Nuova; presente al meeting mafioso anche Alessandro Nicolosi (volontario della Facility service, ndr) insieme al suo socio in affari per l’agenzia di pompe funebri “L’onoranza”, Salvo Giannone.

Sono rimasta stupita nel leggere certe notizie – ha dichiarato per il quotidiano ‘La Repubblica’ la legale della Facility Service, Monica Di Maggio -. Io non conosco questo signor Sciarabba. Il nostro unico obiettivo è occuparci al meglio degli ammalati, selezionando e formando il personale che ogni giorno si trova a offrire un servizio importante.” – prosegue – “Il signor Nicolosi è solo un volontario che lavora con noi, non ricopre nessun incarico nella onlus – ha precisato Di Maggio -, nel tempo libero si dedica agli ammalati per spirito di volontariato; a me interessa solo quello che fa qui, fuori sono fatti suoi”. Monica Di Maggio, nel corso della sua intervista, ha proseguito precisando che conosce di vista Settimo Mineo, il boss arrestato nell’operazione “Cupola 2.0” nel dicembre 2018, presente il 17 maggio dello stesso anno nell’autorimessa della Facility service per un colloquio nel quale erano presenti anche il boss di Santa Maria di Gesù Ignazio TrainaMassimo Mancino (affiliato al clan Santa Maria, ndr) e Alessandro Nicolosi.

Come dicevamo, nell’operazione denominata “Fenice”, assieme al boss Michele Sciarabba – ha reso noto il ‘Giornale di Sicilia’ -, sono state arrestate altre cinque persone ritenute dal gip Antonella Consiglio, i fedelissimi di Sciarabba: Alessandro Ravesi di 45 anni, Giusto Giordano di 55, Salvatore Baiamonte di 50, Benedetto Badalamenti di 52 anni e Giovanni Ippolito di 55; tutti operativi negli affari relativi al trasporto dei malati e delle onoranze funebri.

Nelle indagini che hanno registrato numerose conversazioni tra gli uomini di Cosa nostra in quel di Palermo, è emerso il ruolo centrale relativo al boss Michele Sciarabba. Secondo l’accusa, infatti, Sciarabba avrebbe svolto un ruolo di “mediatore e coordinatore illecito nelle attività di trasporto di malati e di servizi funebri. Egli (Sciarabba, ndr) è intervenuto nella risoluzione di questioni decisive per la piena operatività, illecita, delle associazioni in questione, attraverso riunioni nelle quali venivano decise le regole per garantire il funzionamento in regime di monopolio mafioso delle ditte. Le attività – ha precisato il gip -, sono svolte mediante patti non scritti tra le varie società o cooperative che, in alcuni casi, sono intestate a prestanome di uomini d’onore finalizzati ad eludere o bypassare le attività di controllo svolte dalla polizia giudiziaria”.

L’inchiesta ha evidenziato anche la presenza, consolidata, di attività estorsive ai danni di numerosi imprenditori, tutti supportati da “Addiopizzo” durante la collaborazione con gli inquirenti. “Si tratta di un ‘modus operandi’ che dimostra come esistono le condizioni idonee per poter denunciare il fenomeno estorsivo – ha dichiarato Addiopizzo -. Inoltre, si è trattato di un percorso di ascolto e sostegno che la nostra associazione ha svolto a fianco di chi ha denunciato in sinergia con gli uomini dei carabinieri e i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia.” – prosegue – “Questa indagine dimostra che il contributo degli operatori economici è fondamentale affinché lo straordinario lavoro di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire ulteriori risultati. Questo è il momento propizio per distruggere il muro di omertà. Solo con una decisa e sentita azione popolare riusciremo a sconfiggere il fenomeno delle estorsioni”.

ARTICOLI CORRELATI

Mafia: 6 arresti a Palermo, disarticolata famiglia mafiosa di Misilmeri

Cosa nostra: chieste pene per 7 secoli di carcere nel processo alla ”Cupola 2.0”

fonte: https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/92197-palermo-le-mani-della-mafia-sul-business-delle-ambulanze-e-dei-servizi-funerari.html