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Palamara&C., traffici anche per nominare consigliere di Ermini

Il Fatto Quotidiano, 17 Maggio 2020

Palamara&C., traffici anche per nominare consigliere di Ermini

Perugia – Dagli atti dell’inchiesta emerge che il capocorrente Unicost indagato e i suoi non si limitarono a far eleggere il vice di Mattarella

di Antonio Massari

Organizziamo il caffè con Ermini e gli parliamo di Spaziani così risolviamo il problema”. È il pomeriggio dell’11 novembre 2018 quando Luca Palamara scrive questo messaggio a Cosimo Ferri. Di lì a poco il giudice Paolo Spaziani sarà nominato consigliere giuridico del vicepresidente del Csm. Il messaggio è tra le migliaia di chat telefoniche, estratte dal telefono di Palamara, che la procura di Perugia, dove è indagato per corruzione, ha inviato al Csm, al Ministero di Giustizia e alla procura generale della Cassazione. Il Fatto ha già rivelato che la nomina di Ermini – in quel momento parlamentare Pd – alla vice presidenza del Csm viene suggellata con la cena del 25 settembre 2018, nell’abitazione romana di Giuseppe Fanfani, anch’egli parlamentare del Pd, in quel momento consigliere del Csm in uscita. Sono presenti Luca Lotti e gli uomini più influenti delle correnti Unicost e Magistratura Indipendente, cioè Palamara e Ferri.

Lotti è il cerimoniere dell’operazione, Palamara e Ferri portano in dote i voti di Unicost, l’affare si chiude due giorni dopo quando Ermini è ufficialmente in sella. Siamo nella fase dell’Ermini/1. Non è un “cuor di leone” si diranno 8 mesi dopo Lotti, Palamara e Ferri, intercettati dal trojan che ha infettato il telefono del pm romano. Ed è proprio per la sua presunta assenza di carattere, spiegano, che in fondo l’hanno scelto come vice presidente del Csm. L’Ermini della fase 1 sembra molto vicino, oltre che a Lotti, a Ferri e Palamara. Al pm di Unicost, per esempio, chiede la copia di un discorso, per un intervento che terrà in quei giorni. Siamo a ottobre 2018: “Mi mandi un paio di punti per la traccia dell’intervento di domani?” chiede Ermini a Palamara. “Era un intervento sulle agromafie da tenere alla Coldiretti” spiega Ermini al Fatto, “non mi sono certo fatto scrivere l’intervento da Palamara. Il punto è che lui, l’anno precedente, era intervenuto sullo stesso argomento dinanzi alla Coldiretti e volevo leggerne il contenuto”. Un mese dopo arriva il turno di una delle poche nomine effettuate da Ermini al Csm, quella del suo consigliere giuridico, che, a giudicare dalla chat, è anch’essa targata Palamara-Ferri: “Organizziamo il caffè con Ermini e gli parliamo di Spaziani così risolviamo il problema”. Siamo sempre nella fase dell’Ermini/1, quella in cui Palamara e Ferri sembrano avere una grande influenza su di lui. Ermini rivendica l’autonomia sulla scelta di Spaziani che, peraltro, ha un curriculum invidiabile, poiché è magistrato dell’Ufficio del Ruolo e del Massimario della Corte Suprema di Cassazione ed è stato vice capo dell’Ufficio Legislativo Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché esperto giuridico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. A presentargli la sua candidatura, aggiunge, non furono Ferri e Palamara, ma Corrado Cartoni, all’epoca consigliere del Csm in quota Mi (s’è dimesso a maggio scorso, pur non essendo indagato, proprio in seguito alla bufera scaturita dalle sue conversazioni intercettate con Palamara e Ferri, ndr). Che sia stato Cartoni, a proporlo a Ermini, lo dice anche Spaziani: “Non appartengo a nessuna corrente”, spiega Spaziani, “e Cartoni mi disse che Ermini aveva in mente di nominare un consigliere giuridico e voleva che fosse un magistrato. Desiderava qualcuno al di fuori delle correnti, così Cartoni aveva pensato a me. Palamara non lo conosco. Ferri invece sì. E in effetti me parlò anche lui, ma dopo. Fu Cartoni a a farmi questa proposta per primo”. Ferri ricorda di aver “valorizzato” con Ermini “la professinalità di Spaziani”.

Ermini, a sua volta, per rimarcare la sua autonomia nella scelta, fa sapere di aver scartato altre opzioni proposte dagli stessi Palamara e Ferri. Ferri però esclude di avergli fatto altre proposte. L’impressione, a giudicare dalle chat, resta la stessa: almeno fino a ottobre l’influenza degli uomini forti di Mi e Unicost c’è tutta. In fondo il patto stretto con Lotti risale a soli 2 mesi prima. Poi improvvisamente qualcosa si rompe. Forse Ermini sente di doversi emancipare, di doversi liberare da una sorta di “gabbia”. O forse accade qualcos’altro. Di certo c’è che a maggio, quando Lotti e Ferri vengono intercettati con Palamara, proprio mentre combattono la loro guerra per la procura di Roma, dove intendono nominare il magistrato fiorentino Marcello Viola, Ermini risulta ufficialmente un disertore. S’è defilato. Non risponde più neanche più ai messaggi. E la fase dell’Ermini/2. Lotti decide di ricordargli che se è il vicepresidente del Csm, Ermini, lo deve a lui. Che è proprio a Lotti, Ferri e Palamara che deve la sua ascesa. Ma qualcosa s’è irrimediabilmente rotto. Ad appena 8 mesi dalla sua nomina.