COMUNICATO STAMPA 9 OTTOBRE 2013
Dopo poche ore dalla partecipata Assemblea Pubblica di Luna Nuova del 5 ottobre scorso sulle contaminazioni mafiose emerse dalle inchieste della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) ad Ostia e le vistose quanto omertose assenze delle Istituzioni, nonostante i ripetuti inviti, le provocazioni, gli ostracismi, le denigrazioni, i tentativi di delegittimazioni e le promesse mancate, questa mattina a Casal Palocco viene ucciso il noto imprenditore Sesto Corvini. L’esecuzione è avvenuta con sei colpi di pistola al volto, un rituale che ricorda quello mafioso della cancellazione dell’identità del nemico. Casal Palocco è già stato teatro di fatti di cronaca nera anche nel settembre 2007,quando Vito Triassi, appartenente alla famiglia mafiosa dei Cuntrera, fu gambizzato.
E’ ora di riaprire i luoghi istituzionali, di porre fine ad atteggiamenti omertosi di certa classe politica, di discutere pubblicamente con i cittadini e non con spesso inutili Comitati dell’Antimafia del giorno dopo, su quanto sta accadendo da mesi e non da oggi, con l’omicidio Corvini. Perché, come hanno detto ex-agenti di Polizia “la mafia e la criminalità organizzata ad Ostia si poteva sconfiggere già 10 anni fa”.
Fermo restando che gli organi competenti faranno certamente la loro parte,ricordiamo che la prima a dover fare chiarezza è la classe politica che amministra questo territorio. Pertanto Luna Nuova richiederà ufficialmente e nuovamente l’aula consiliare per un’Assemblea Pubblica sull’emergenza mafia e criminalità.
LUNA NUOVA
Per aderire all’Appello ‘Luna Nuova’:
e-mail: ostia416bis@libero.it
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L’APPELLO
E’ un’ipocrisia stupirsi in merito a quanto sta affiorando dalle inchieste sull’associazione di carattere mafioso (art. 416-bis c.p.) e sul potere che ha esercitato nel “controllo del territorio” romano, in particolare sulla gestione delle Risorse pubbliche sul Litorale, con le sue spiagge ma non solo. E’ irresponsabile sostenere che l’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) “restituisce normalità al nostro Litorale” ed “è ora di passare al ‘fare’ in nome dello sviluppo e della crisi”. Certamente spetta agli organi inquirenti far luce sulle responsabilità penali e civili, sui legami, sulle complicità e sulle connivenze che hanno permesso che ciò si realizzasse, ma questo non può e non deve eludere un’approfondita riflessione, un’analisi delle cause, delle ragioni di fondo che le hanno determinate e dei processi che muovono, e che veda impegnati e partecipi coloro che vogliono far luce sulle pesanti responsabilità politiche e amministrative che nel corso di questi anni hanno permesso tutto ciò, favorendo interessi leciti e non, ma soprattutto, permettendo che un Patrimonio, un Bene e delle Risorse Pubbliche finissero ostaggio di interessi, non solo criminali, ma di pochi, spesso i “soliti noti”. Qualcuno deve spiegare ‘chi’ non ha voluto contestare il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.) e ‘perché’ ha preferito bloccare le indagini dei sette poliziotti di Polaria e Mobile (La Repubblica, di Federica Angeli, 28/07/2013) .
Rischia, quindi, d’essere complice e omertoso il silenzio di queste settimane da parte delle Amministrazioni locali – Municipio, Comune, Regione – e della “ classe politica”.
Se le Istituzioni non sono indipendenti dagli interessi privatistici e dalle pressioni malavitose, la politica viene svuotata del suo ruolo di rappresentanza e rappresentatività. Il grado di omertà politica si misura anche nel progressivo occultamento dei luoghi decisionali, dalla cancellazione della partecipazione attiva della cittadinanza, nella non definizione e/o nel mancato rispetto di un “ sistema di regole”, dalla mancata trasparenza nei procedimenti amministrativi di assegnazione di Bandi e Concessioni.
Prima del “fare”, bisogna garantire che quel “fare” sia libero da ogni legame con i professionisti della mafia e dell’antimafia di facciata.
Non è più tollerabile rimandare il confronto sui temi della lotta alle mafie, i diritti e gli strumenti legislativi, la questione deontologica e morale. Le mafie controllano il Litorale anche della Capitale d’Italia. Non sono solo delle infiltrazioni, ma “signorie territoriali”, che dominano, saccheggiano, inquinano e deturpano il territorio, condizionando i fatti economici, i rapporti e il sistema delle relazioni umane e sociali. Le mafie sul Litorale romano ci sono perché il contesto politico/imprenditoriale/sociale è ospitale al loro insediamento e al loro sviluppo. Combatterla significa sviluppare un’azione seria e coerente a livello istituzionale che spezzi il legame tra mafia, mala politica e Istituzioni tutte.
E’ necessario dunque ridefinire uno spazio pubblico di confronto e di discussione. Per questa ragione, poiché le indagini della DDA hanno portato alla luce legami criminali tra enti, istituzioni e mafie, chiediamo con forza la SOSPENSIONE de:
1. Il raddoppio del Porto di Roma costo 80 milioni di euro
2. La sostituzione del Ponte 2 Giugno a Fiumicino con un “sottopasso”, costo di 35 milioni di euro
3. I decreti attuativi del Distretto Turistico Balneare a burocrazia zero
affinché non si ripetano interventi come quelli attuati negli ultimi 10 anni sul territorio, con conseguenze devastanti per il suo sviluppo e la sua crescita economica, sociale e culturale, e che hanno consentito il radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso.
“La mafia uccide, il silenzio pure” (P. Impastato)