L’ANM SUL PACCHETTO SICUREZZA
I recenti provvedimenti approvati dal governo in materia di sicurezza pubblica contengono interventi condivisibili in tema di circolazione stradale e per l’accelerazione del processo penale; mentre su alcuni punti, più strettamente penal-sostanziali, si prestano ad alcune osservazioni critiche. In particolare, in materia di circolazione stradale appare condivisibile la parificazione della condotta di rifiuto di sottoporsi ad accertamento alla ipotesi più grave di guida in stato di ebbrezza; ugualmente condivisibile la revisione del carico sanzionatorio per i comportamenti più gravi, anche se sarebbe auspicabile che le nuove disposizioni venissero accompagnate dalla previsione di più incisive ed efficaci sanzioni di tipo interdittivo e/o riparatorio. Sul versante processuale, pare condivisibile l’ampliamento delle ipotesi di giudizio immediato nei confronti degli imputati detenuti; sarebbe, però, consigliabile una disposizione che estenda ai coindagati non detenuti la possibilità di ricorrere al giudizio immediato, in presenza delle altre condizioni, anche oltre il termine di 90 giorni attualmente previsto. Ugualmente condivisibile l’abolizione, senza distinzione per categorie di reati, dell’istituto del patteggiamento in appello, strumento che nell’esperienza pratica ha prodotto spesso ingiustificate riduzioni di pena senza alcun risparmio processuale e ha finito per trasformarsi, al contrario, in un ostacolo alla definizione anticipata del giudizio di primo grado. Notevoli perplessità desta, viceversa, la proposta di introdurre un delitto di ingresso illegale nel territorio dello Stato con pena sino a quattro anni di reclusione e arresto obbligatorio in caso di flagranza. Al di là delle valutazioni politico-criminali, non possiamo non sottolineare le gravissime disfunzioni per il sistema giudiziario e per il sistema carcerario che deriverebbero da tale previsione. In particolare nei piccoli uffici dell’Italia meridionale, maggiormente esposti al fenomeno degli ingressi illegali, sarebbe praticamente impossibile celebrare ogni giorno centinaia di udienze di convalida dell’arresto e processi per direttissima. Tutto ciò senza alcun reale beneficio in termini di effettività delle espulsioni e riduzione del fenomeno della immigrazione clandestina. Dubbi, infine, sotto il profilo della compatibilità con il principio di eguaglianza, desta l’aggravante comune legata alla condizione di irregolarità dello straniero sul territorio nazionale, in quanto potrebbe determinare un aumento della pena esclusivamente in ragione della condizione soggettiva del colpevole anche nei casi in cui non si ravvisi alcuna incidenza sul disvalore del fatto.