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Osservatori comunali contro la criminalità sì ma alle condizioni indicate dall’Associazione Caponnetto,con magistrati delle DDA e rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine dentro come membri effettivi.

CONTINUANO A CHIAMARCI  DA VARIE PARTI DEL PAESE PER  CHIEDERCI  DI PROMUOVERE  GLI OSSERVATORI COMUNALI CONTRO LA CRIMINALITA’.

PURTROPPO NON SIAMO IN GRADO DI RISPONDERE POSITIVAMENTE  A TALI RICHIESTE PER DUE ORDINI DI MOTIVI:

-IL PRIMO DEI QUALI  RIGUARDA  LA NON PRESENZA  IN MOLTE REGIONI DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO E, QUINDI,LA NOSTRA IMPOSSIBILITA’ DI  FARCI RAPPRESENTARE DA PERSONE VALIDE  ALL’iNTERNO DI TALI  ORGANISMI;

-IL SECONDO ,L’OSTILITA’  DA PARTE  DELLA MAGGIOR PARTE DELLE ISTITUZIONI AD ADOTTARE IL REGOLAMENTO ELABORATO DALL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO CHE PREVEDE COME CONDITIO SINE QUA NON L’INGRESSO  COME MEMBRI  EFFETTIVI  NELL’OSSERVATORIO  DEI MAGISTRATI DELLE DDA E DEI RAPPRESENTANTI PROVINCIALI DELLE FORZE DELL’ORDINE.

SI VORREBBE  DAR VITA,IN EFFETTI, A ORGANI INTESI COME UNA SORTA DI INSTRUMENTUM REGNI AL SERVIZIO DELLE SINGOLE AMMINISTRAZIONI ,O,PEGGIO,DELLE LORO MAGGIORANZE,E QUESTO NOI NON POSSIAMO PERMETTERLO.

E’ GIA’ SUCCESSO A FORMIA ,IN PROVINCIA DI LATINA,DOVE  NOI  CI SIAMO VISTI COSTRETTI A PRENDERNE LE DISTANZE IN TUTTA FRETTA.

RIPROPONIAMO  AD OGNI BUON CONTO QUANTO SCRIVEMMO ALL’EPOCA E PUBBLICHIAMO PER L’ENNESIMA VOLTA,IN CODA,IL REGOLAMENTO DA NOI ELABORATO,REGOLAMENTO   DAL QUALE  NON INTENDIAMO ASSOLUTAMENTE  PRESCINDERE , PENA LO SCADIMENTO DELL’OSSERVATORIO A LIVELLO  DI UNO STRUMENTO AD USUM DELHINI DI QUESTA O DI QUELL’ALTRA MAGGIORANZA POLITICA.

 

L’ASSOCIAZIONE  CAPONNETTO  ABBANDONA  L’OSSERVATORIO  COMUNALE  CONTRO LA CRIMINALITA’  DI FORMIA 

Il 27 settembre u.s.,esattamente tre mesi fa,siamo  usciti,dopo averlo richiesto  e fortemente voluto, dall’Osservatorio comunale di Formia contro la criminalità .

Le ragioni sono ben esposte nel pezzo pubblicato da H24 NOTIZIE che sotto riportiamo:

“Agli occhi dei disinformati o delle persone in malafede quello nostro potrebbe apparire come una sorta di infanticidio. L’avete voluto voi e ne prendete le distanze?”, ci si potrebbe dire. Avremmo dovuto farlo prima, ma essendo la materia competenza dell’Assemblea e non del Consiglio Direttivo, ci siamo visti costretti ad assumere la decisione solo ieri, 27 settembre, giorno della prima Assemblea utile.

L’Associazione Caponnetto é uscita dall’Osservatorio comunale contro la criminalità di Formia. Non aveva più senso per un’associazione antimafia seria restare in un organismo che noi avevamo sognato diverso. Stavamo correndo  il rischio di apparire come coloro che appongono il sigillo di legittimità su una situazione, quella in cui si trovano Formia e tutta la provincia di Latina, esistente in un territorio definito “provincia di Casale”, che noi riteniamo estremamente critica.

Con la sottolineatura che quest’ultima – la provincia di Casale, cioè quella casertana- ha avuto il privilegio di fruire dei vantaggi di un modello eccezionale di contrasto come è stato  “il modello Caserta”, mentre noi  – “provincia di Casale, cioè quella formiana e del sud pontino” – lamentiamo ritardi di almeno 30 anni quanto alla qualità degli impianti investigativo e giudiziario rispetto al versante della lotta al crimine organizzato. Leggete attentamente quello che hanno scritto i procuratori della DNA Diana De Martino e Francesco Curcio appena 6 anni fa della provincia di Latina:

“Nella stragrande maggioranza dei casi si é proceduto da parte delle diverse autorità giudiziarie di questo distretto rubricando la massa dei fatti, in realtà di stampo mafioso, in fatti di criminalità comune”.

Una condanna senza appello, questa, sul modo con il quale si è affrontato in terra pontina il drammatico “problema mafia”, un problema che si ripercuote sulla vita complessiva di un’intera provincia, se non di tutto il Basso Lazio, in tutti i suoi aspetti ed ambienti.

Una denuncia, quella dei PM  della DNA, che va analizzata con estrema attenzione e che, a nostro avviso, si riferisce, sì, all’apparato giudiziario locale in senso stretto, ma anche a quello investigativo in quanto chi  se ne intende un pochino sa molto bene che i magistrati formano il loro convincimento sulla base delle carte che arrivano sulle loro scrivanie e degli elementi che esse contengono. Se le carte e gli elementi non evidenziano bene quello che va evidenziato, è ovvio che un reato mafioso rischia di essere rubricato come uno comune. Con questo non vogliamo assolutamente assolvere chicchessia, anzi tutto il contrario, perché vogliamo che la si smetta di sparare nel mucchio addossando le responsabilità solo su una parte.

In provincia di Latina non si è indagato e non si indaga, fatta qualche eccezione, come si dovrebbe sul versante della criminalità organizzata e tutte le operazioni che si sono fatte vedono come autrici forze di polizia esterne al territorio. Questo è un problema – per noi, il problema – che ha ridotto la provincia di Latina e tutto il Basso Lazio ad essere una sorta di “zona franca” dove tutte le mafie nazionali e internazionali hanno potuto impossessarsi… anche dell’aria che si respira.“Provincia di Casale”, appunto. Questa é la realtà.

E, quando un Governatore del Lazio o un Sindaco di Formia, arrivano a organizzare, sempre a Formia,  un convegno di sindaci  o un cosiddetto“mese della legalità” – con l’esclusione più assoluta delle associazioni antimafia – e, in particolare della Caponnetto che per il tipo di lavoro che fa è spesso – vogliamo dirlo a chiare note una buona volta per tutte – più informata sulle attività mafiose delle stesse forze dell’ordine locali. Adducendo il ridicolo pretesto che… la De Martino non avrebbe potuto dire le cose che ha detto davanti a “tutti” – allora è obbligatorio porsi e porre qualche domanda anche sull’atteggiamento e sul pensiero, non solo del Governatore del Lazio, che peraltro, ha disertato quel convegno, e del Sindaco di Formia, ma anche di coloro che hanno avallato con la loro presenza quella specie di convegno. Allora diciamo che la lotta alle mafie è intesa in provincia di Latina e non solo come una specie di  fatto interno, tutto e solo riservato alle istituzioni o a singoli componenti delle istituzioni e che la società civile organizzata è ritenuta non gradita, ”scomoda” per le critiche che essa fa e per la sua conoscenza delle realtà. Punto. Il discorso é tutto qua.

Orbene, un Osservatorio che doveva essere, secondo i nostri disegni, un “luogo” di incontro fra le associazioni antimafia e altre realtà associative con i rappresentanti della magistratura, delle forze dell’ordine e di altre istituzioni come la Prefettura di Latina (la quale, diciamolo, non fa una sola interdittiva antimafia ed alcuna prevenzione, come prescrive la legge), proprio per elaborare strategie e tattiche di contrasto alla criminalità oltre che per far fronte alle criticità e che, invece, nato monco per l’assenza di queste rappresentanze, è ridotto a svolgere un ruolo di controllo, non sappiamo fino a qual punto, della carte interne al Comune di Formia, per noi non ha proprio alcun senso. Queste sono le ragioni per le quali ieri, 27 settembre, l’Assemblea dell’Associazione Caponnetto ha deciso di prenderne le distanze”.

Lo rende noto in una nota la Segreteria dell’Associazione Antonino Caponnetto.”

Siamo  stati indotti ad assumere questa dolorosa decisione  dal tentativo,da parte di menti raffinate che noi stiamo individuando una per una,di intrappolarci  in un  gioco perverso  che tende  ad ottenere da noi un timbro di legalità  rispetto a situazioni che non ci convincono affatto .

Il discorso non riguarda solo Formia  ma investe  l’intero Basso Lazio,intendendo per questo non solo l’area che si estende da Terracina  fino al Garigliano ma anche quella del Cassinate in provincia di Frosinone.

Aree,queste,fortemente  infiltrate dalla camorra in particolare ma anche  dalle altre organizzazioni criminali.

Quando ci fu proposto il problema che riguardava  la paventata soppressione del Tribunale e della Procura di Cassino  e fu richiesto il nostro intervento,noi  ci prodigammo al massimo  perché ciò non avvenisse.

Arrivammo  a sensibilizzare  qualche persona autorevole componente dell’apposita Commissione ministeriale che  stava disegnando la nuova geografia giudiziaria  ed il risultato é stato quello che tutti conoscono.

Ma quella che  non tutti conoscono – o fingono di averla dimenticata –  é la motivazione  della decisione di NON  sopprimere  il presidio giudiziario  di Cassino.

In sostanza   Tribunale e Procura di Cassino  sono rimasti  perché  definiti   UN  FORTE ARGINE ALL’INVASIONE  CAMORRISTICA  PROVENIENTE DALLA CONFINANTE CAMPANIA.

Un forte avamposto,insomma,dello Stato  in un territorio dove  la guerra fra Stato di diritto e camorra  é più cruenta , dura ed a corpo a corpo .

Lasciamo a voi che ci leggete il giudizio sulla  compatibilità o meno di quanto  si é fatto e si sta facendo ,la realtà insomma,con il contenuto di quella motivazione  e con le attese che ci si auspicava.

Ma questo é un discorso che al momento tralasciamo,ripromettendoci,prima o poi,di ritornarci.

Il problema che vogliamo affrontare oggi riguarda ,più in generale,l’impianto che  lo Stato  avrebbe dovuto  costruire ,a supporto dell’autorità giudiziaria,per dare un senso a quanto esposto nella motivazione addotta per la non soppressione del Tribunale e della Procura di Cassino.

Un impianto di altissima  qualità,di un’efficienza  adeguata  alla realtà esistente ,un impianto,insomma,in grado di affrontare ,con una possibilità di successo,l’invasione massiccia e quotidiana  di camorra  e delle altre organizzazioni criminali  già fortemente radicate  nel Basso Lazio.

Ci si aspettava,insomma,  che nell’area  compresa fra Formia  e Cassino,quella che confina con la Campania,il Ministero dell’Interno , il Capo della Polizia ed i Comandi Generali degli altri corpi  mandassero,proprio nel rispetto dei motivi addotti per non sopprimere i presidi giudiziari cassinati,i migliori investigatori,i più qualificati ed esperti  funzionari ed ufficiali  in materia di indagini sulla Mafia SPA,sulla mafia imprenditrice,sulla mafia  politica,sulla “nuova” mafia,la mafia che non é costituita  dal piccolo spacciatore,dal rapinatore o dallo stupratore.

Cogliemmo all’inizio come un segnale positivo e gioimmo quando i giornali  diedero la notizia dell’arrivo a Cassino  quale  Capo  del Commissariato di polizia  di un  funzionario  della DIA di Roma,di un  dirigente cioè,che  aveva larga esperienza nell’azione di  contrasto alle mafie.

I nostri sensori  colsero presto,dopo questo arrivo, un’inversione di tendenza,un radicale cambiamento rispetto ad un passato di disattenzione  e di inerzia.

Una gioia,però,che si accompagnò ,per l’esperienza  e per un sesto senso che  sono propri di  chi,come noi,non fa dell’antimafia retorica ma opera sul campo,alla preoccupazione  che  essa ,la gioia,potesse durare poco.

In questa Italia  e soprattutto  in un Basso Lazio dove il sistema non tollera  rompicoglioni e coloro che minacciano di  “destabilizzarlo” e privilegia lo statu quo non si guarda ai “risultati”.

Anzi,tutto il contrario.

Chi lavora,produce ,colpisce  non solo  lo spacciatore ,il truffatore  o lo stupratore ma anche i “piani alti”,viene subito  definito un  rompicoglioni,un disturbatore,un ………”pezzo deviato dello Stato” e  gli viene  fatto il cappotto  su misura,

E’ capitato al Prefetto di Latina Bruno Frattasi  e  sarà fatto lo stesso a tutti coloro che disturbano il sistema.

Ed,infatti,quel funzionario,accusato di non sappiamo che cosa,é stato impacchettato e mandato via.

Appunto come l’ex Prefetto di Latina Frattasi.

A Cassino la lotta alle mafie  ,appena cominciata,é finita  ed il Commissariato langue su questo versante.Come  languono  quello di Formia e tutti gli altri  del Basso Lazio.

Il risultato é che, se non viene  da Roma o da Napoli il personale della DIA o del ROS o del GICO o dello SCO  ,di indagini  contro la criminalità organizzata di natura mafiosa non se ne parla proprio.

E quando mancano le informative  delle forze dell’ordine anche le Procure finiscono per bloccarsi  e il parlare di  lotta alle mafie si  riduce ad essere un  mero e solo esercizio accademico,retorica e basta .

Fuffa.

Questo é il quadro  nel quale ci troviamo ad operare nel  Basso Lazio,nelle province di Latina e di Frosinone.

Oltre a combattere  contro l’insensibilità e l ‘omertà della gente ,contro  le mafie,dobbiamo anche combattere  contro  le istituzioni che non funzionano .

Non a caso  nei giorni scorsi abbiamo postato sulle pagine Facebook dell’Associazione Caponnetto  il video realizzato  da Il Fatto Quotidiano e diffuso da Tze Tez  con le dichiarazioni  del Commissario della Questura di Latina  che ha subito un altro “cappotto” e si é visto costretto a lasciare la Polizia e ad andarsene in pensione.

Ritorniamo all’Osservatorio di Formia.

Nel Regolamento che avevamo proposto noi  dell’Associazione Caponnetto ,sulla cui bozza abbiamo lavorato un anno intero,avevamo previsto l’inserimento , come membri effettivi,  dei rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine,delle Procure,non solo ordinaria ma anche della DDA ,e della Prefettura.

Ciò per inchiodarli ,nel confronto,alle loro responsabilità  e  costringerli a rendere conto del loro operato in materia di lotta alle mafie ed alla corruzione.Un “luogo” dove  si potesse parlare  di mafia e di antimafia,ma seriamente ,non solo di carte burocratiche del Comune.

La nostra richiesta NON é stata accolta in quanto  ci é stato riferito che “a Latina”  qualcuno avrebbe  risposto che non era possibile  costituire ……………”un doppione  del Comitato Provinciale della Sicurezza e dell’ordine pubblico” (sic!!!!!!!!)……………

Non siamo riusciti a sapere ,malgrado le nostre insistenze,CHI di “Latina” si sarebbe pronunciato in tal senso.

Il nostro intento  era quello  di  scoprire – per sputtanarlo – un altro eventuale  componente  di quel sistema che probabilmente  non ama i rompicoglioni che vogliono vederci chiaro sulle ragioni per le quali non si fa la lotta alle mafie nel Basso Lazio e  che vogliono ,al contrario,impegnarsi a cominciare a farla.

Abbiamo fallito  e non aveva più  senso  restare in quell’Osservatorio ,nato monco , a mettere solo ,con la nostra presenza,timbri di legalità.

L’Associazione Caponnetto non é in vendita.

Per nessuno !!!!!!!!!!!!!!!!!!

Questo sia chiaro  a TUTTI,ma proprio a TUTTI,nessuno escluso.

Pubblicato in Documenti

Gli Osservatori Comunali contro la criminalità.Attenti a come vengono composti perché c’é il rischio che essi vengano creati ed utilizzati per fini impropri

Pubblicato 27 Novembre 2015 Da admin3

ATTENZIONE  AI FALSI   “OSSERVATORI COMUNALI CONTRO LA CRIMINALITA”

E’ in atto  in molte parti del Paese un  maldestro tentativo  di “inabissamento” ,come ha fatto la mafia,da parte di un ceto politico screditato  che tenta di darsi un nuovo look   con la creazione di  strumenti che  disorientino la gente con il fine di  distrarre l’ attenzione  dal    marciume  nel quale  esso è spesso sommerso.

Fra questi strumenti  tale ceto politico ha inventato  gli “Osservatori Comunali contro la criminalità” studiati in modo da  far apparire le Amministrazioni  che li creano come  validi presidi  della legalità, quando,al contrario,essi  vengono chiamati a svolgere funzioni di  instrumentum regni  a copertura non raramente di  condotte  disdicevoli  e spesso illecite.

Per sventare tali tentativi é necessario che gli Osservatori vengano costituiti   nel rispetto rigoroso  dei criteri studiati dall’Associazione Caponnetto  e che,inoltre, in essi vengano nominati , come membri effettivi , soprattutto  i Magistrati  ed i rappresentanti PROVINCIALI  delle forze dell’ordine.

Quando diciamo  Magistrati ci riferiamo non solo al rappresentante della Procura  della Repubblica territoriale  ma anche,anzi soprattutto,a quello della Direzione (Procura)  Distrettuale Antimafia della regione  in cui  si sta,essendo la materia del contrasto alle mafie di esclusiva competenza delle DDA e non delle Procure ordinarie.

Senza questi  gli Osservatori  NON vanno né proposti,né incoraggiati e tanto meno sostenuti    in quanto essi sarebbero solamente delle scatole vuote  e senza alcuna utilità,al servizio esclusivo dell’Amministrazione .

Ripubblichiamo per l’ennesima volta  uno schema di regolamento da noi  elaborato  per fare in modo che  essi abbiano una loro validità.

GLI OSSERVATORI SONO VALIDI     SOLAMENTE   SE VENGONO COSTITUITI SULLA  BASE DEL REGOLAMENTO ELABORATO DALL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO CHE  RIPRODUCIAMO PER l’ENNESIMA VOLTA QUA DI SEGUITO.

SE IN ESSI NON CI SONO MAGISTRATI E RAPPRESENTANTI DELLE FORZE DELL’ORDINE BISOGNA ASSOLUTAMENTE NON SOSTENERLI IN QUANTO,ESSI,SONO SOLAMENTE A SOSTEGNO DELL’AMMINISTRAZIONE CON CONSIGLIERI ED ESPONENTI POLITICI CHE ASSUMONO AL CONTEMPO LA VESTE E LE FUNZIONI DI CONTROLLORI E CONTROLLATI.

QUINDI,PER  RICAPITOLARE,ESSI :

1)  DEBBONO ESSERE GRATUITI;

2) NON DEBBONO COMPRENDERE CONSIGLIERI,ASSESSORI ED ESPONENTI POLITICI;

3) DEBBONO COMPRENDERE MAGISTRATI  DELLE PROCURE E DELLE DDA E RAPPRESENTANTI DELLE FORZE DELL’ORDINE.

SE NON  SONO  COSI’ COMPOSTI SONO SOLO DEI BLUFF,ARIA FRITTA !

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA LOTTA ALLE ILLEGALITA’ E LE MAFIE “ANTONINO CAPONNETTO”

www.comitato-antimafia-lt.org  – info@comitato-antimafia-lt.org

tel 3470515527

REGOLAMENTO PER L’OSSERVATORIO COMUNALE SULLA LEGALITA’

Art.1 – E’ istituito l’Osservatorio Comunale sulla Legalità inteso come centro di studi, ricerca, documentazione e di iniziativa sociale a sostegno della legalità e della lotta alla corruzione ed alla criminalità comune e mafiosa.

Art.2 – L’Osservatorio svolge i compiti:

a) studiare e “fotografare” le forme criminali tradizionali ed emergenti presenti sul territorio;

b) individuare i settori a maggior rischio di infiltrazione mafiosa; c)analizzare l’efficienza delle strutture preposte al contrasto della criminalità e proporre tutte quelle mutazioni, aggiustamenti, integrazioni che dovessero rendersi necessari per aumentarne l’efficacia;

d) vagliare il senso di sicurezza soggettiva dei cittadini comparandola a quella oggettiva;

e) effettuare una “mappatura” delle istituzioni del privato sociale connesse con problemi della sicurezza e del contrasto alla criminalità;

f) verificare la compatibilità con le leggi ed i regolamenti di tutti gli atti assunti dalla pubblica amministrazione locale.

Art.3 L’Osservatorio è presieduto dal Sindaco – o suo delegato in caso di assenza – ed è composto da:

a) 2 rappresentanti designati dalle associazioni di volontariato antimafia di provata serietà ed affidabilità ai livelli nazionali, oltre che presenti sul territorio comunale e che svolgano concretamente  ,con attività di indagine e denuncia,attività in favore dell’azione di sostegno alla legalità ed alla lotta alla criminalità comune e mafiosa;

b) il Prefetto o suo rappresentante;

c) il Questore o suo rappresentante;

d) il Comandante provinciale dei Carabinieri o suo rappresentante;

e) il Comandante provinciale della Guardia di Finanza o suo rappresentante;

f) il Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato o suo rappresentante;

g) il Comandante della Polizia Municipale;

h) 2 magistrati, il primo in rappresentanza della Procura della Repubblica territoriale ordinaria ed il secondo della Direzione Distrettuale Antimafia competente per il territorio;

i) il responsabile della SUA (Stazione Unica Appaltante);

l) il Dirigente del Servizio comunale competente (da cambiare a seconda dell’oggetto in discussione);

m) 3 rappresentanti dei sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro più rappresentativi a livello nazionale.

Art.4 – La nomina dei componenti l’Osservatorio avviene con atto di Giunta Municipale su designazione dei rispettivi sodalizi o enti di appartenenza. Essi restano in carica fino alla scadenza della consiliatura.

Art.5 – Accesso agli atti – I membri dell’Osservatorio potranno accedere direttamente a tutti gli atti comunali (dall’anagrafe, alle delibere, ai fascicoli delle gare e ad ogni altro documento ritenuto utile per lo svolgimento delle attività proprie), limitatamente alle sue funzioni.

Art 6 – Il Sindaco provvede alla prima convocazione ed all’insediamento dell’Osservatorio;

a) In caso di dimissioni, decesso o impedimento di un membro dell’Osservatorio si provvede alla sua sostituzione secondo le modalità di cui all’art.4;

b) l’assenza a tre sedute consecutive comporta la decadenza dalla nomina e la conseguente sostituzione del soggetto decaduto con altro indicato dallo stesso ente o sodalizio di appartenenza; c) l’Osservatorio é validamente costituito con la nomina di almeno la metà dei suoi membri.

Art 7 – Il Presidente provvede alla convocazione della riunione dell’Osservatorio almeno 3 volte l’anno; il Presidente è tenuto a convocare, inoltre, la riunione dell’Osservatorio ogni volta che a farne richiesta sia almeno un terzo dei componenti dello stesso;

le riunioni dell’Osservatorio sono valide con la partecipazione della maggioranza dei suoi membri;

l’Osservatorio delibera a maggioranza dei presenti.

Art 8 – L’Osservatorio provvede a nominare durante la sua prima riunione il Segretario scegliendolo fra i suoi componenti.

Art 9 – L’Amministrazione comunale provvederà a dotare l’Osservatorio di tutti i supporti strumentali, tecnici, documentali e regolamentari per consentirgli lo svolgimento dei suoi compiti;

l’Amministrazione comunale si attiverà per recuperare in sede provinciale, regionale, nazionale e comunitaria finanziamenti a sostegno delle attività e delle iniziative promosse dall’Osservatorio.

Art.10 – La partecipazione alle riunioni ed alle attività dell’Osservatorio è gratuita e non dà diritto ad alcun compenso, retribuzione o rimborso.