ANCHE LA FRUTTA E LA VERDURA ‘BUSINESS’ PER LA CRIMINALITÀ. 68 ORDINI DI CATTURA
Sequestri per 90 milioni di euro in Campania, Lazio e Sicilia.
Sessantotto ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sul controllo del trasporto ortofrutticolo attuato da un cartello di clan della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta che ha pure portato al sequestro preventivo di un ingente patrimonio, valutato in circa 90 milioni di euro, consistente in decine di aziende del settore, appartamenti, terreni, conti bancari e da una flotta di automezzi commerciali di oltre 100 unità.
I sequestri sono stati effettuati in Campania, Lazio e Sicilia
La frutta e la verdura erano dventate diventano un vero business per la criminalità organizzata che controlla in molte zone del Paese la filiera, gonfia i prezzi, gestisce i mercati e taglieggia gli agricoltori.
Ci sono anche il boss di Cosa nostra Giuseppe Ercolano, 75 anni, e suo figlio Vincenzo, di 40, tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 68 indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sul controllo del trasporto ortofrutticolo attuato da un cartello di clan della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta. Sono stati arrestati dalla Dia e dalla squadra mobile di Catania assieme a Nunzio Di Bella, di 47 anni, Nunzio Scibilia, di 48, e a Orazio Fichera, di 54, di Acireale. Giuseppe Ercolano è il cognato del capomafia ergastolano Benedetto Santapaola ed è stato indicato in passato da investigatori come un elemento di spicco di Cosa nostra a Catania. Era stato stato arrestato il 31 gennaio del 2005, nell’ambito dell’operazione ‘Storm’, e scarcerato il 24 febbraio dello stesso anno dal tribunale del riesame che ha annullò l’ ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti dal Gip Francesco D’ Arrigo.
La Dda della Procura della Repubblica gli gli aveva contestato un’ estorsione compiuta a un imprenditore di Catania da appartenenti all’ex cosca Pulvirenti che avrebbero chiesto al presunto boss ‘l’ autorizzazionè a agire, versandogli poi in cambio una percentuale sul ‘pizzò incassato. Giuseppe Ercolano, arrestato nel dicembre del 1992, era tornato in libertà il 22 gennaio del 2004, quando lasciò il carcere di Lanciano (Chieti) dopo avere finito di scontare una condanna a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa che gli era stata inflitta nei processi denominati ‘Alleruzzò e ‘Orsa Maggiorè.
CAMION SPERONATI IN AUTOSTRADA, LA GUERRA DEI CASALESI….
Camion speronati in autostrada, duelli in pubblico, minacce con armi terribili: è stata una guerra durissima quella che i casalesi hanno combattuto,e vinto, per ottenere il monopolio nel trasporto dei prodotti ortofrutticoli.
Nell’ordinanza di custodia emessa dal gip Marzia Castaldi sono ricostruite tutte le fasi della guerra e in particolare lo scontro che ha visto Costantino Pagano, potente autotrasportatore legato ai casalesi, contrapposto a Domenico Panico, imprenditore dello stesso settore vicino però al clan Mallardo di Giugliano. In un primo momento sembra prevalere Panico, come lo stesso Pagano racconta ad altri affiliati nella sede della sua azienda senza immaginare di essere intercettato. Nel tratto autostradale Messina-Palermo, all’imbocco della galleria di Villafranca (Messina), un camion del quale Pagano è alla guida viene speronato da diversi automezzi del rivale; il boss è costretto a fermarsi all’altezza del casello autostradale di Buonformello per la rottura del motore.
Ecco il suo racconto: “Usciamo da dentro la nave, i 520 (un tipo di camion, ndr) stavano carichi pesanti per andare a Palermo. Perchè io con il 36 (altro tipo di veicolo, ndr) quando iniziai a salire per dentro all’arco, inizio a salire per le gallerie, Salvatore, sai, io stavo vuoto, tenevo 40 – 50 quintali di fragole sopra, bello e buono sei o sette di loro… Io accendo la freccia ed andai in sorpasso. Come andai in sorpasso così mi incastrarono in mezzo! Dentro la galleria!
Quello inizia a frenare davanti, io inizio a suonare con le trombe malamente sotto la galleria. Usciamo da dentro la galleria di Villafranca, iniziamo la discesa e mi trovai con due tre di loro davanti e due tre di loro dietro ed io giusto in mezzo. Andavo per passare e non mi facevano passare!”.
Alla fine, però, è Pagano a prevalere. La supremazia viene sancita in un duello nel mercato ortofrutticolo di Trentola (Ce), quando Pagano umilia Panico schiaffeggiandolo in pubblico, come lui stesso racconta: “Giro dentro il mercato a Trentola, e stava pieno il mercato, ma pieno! Entro, mi azzecco a destra, si parte Mimmuccio “Cappucciello” soprannome di Panico, ndr), proprio lui! Lui veniva verso la cabina del camion e io mi facevo la croce. Facevo io: cosa devo fare adesso qua? Arrivò vicino alla cabina: “Scendi un poco!”, mi disse vicino a me, “apri la porta!”. Io vado per uscire a scendere, mi trovai in mezzo ad una decina di persone. Io stavo con una decina di persone dietro. Scesi da dentro la cabina, mi misi la pistola addosso e scesi da dentro la cabina! “Che vuoi?!”, dissi”.
“Tu mi devi dare duecento mila lire a me!”. “E perchè ti devo dare duecento mila lire a te?”. “Ma a voi che vi ha autorizzato a venire?”. Uno schiaffo gli chiavai qua, vedi! Lo presi e lo chiavai con la testa a terra”. Da quel momento in poi, Costantino Pagano acquista un potere superiore, come lui stesso racconta, a quello di qualunque altro gruppo criminale italiano; un potere che si estende dalla provincia di Caserta fino a Milano: “Per mantenere la Paganese come si sta mantenendo da sette anni non è facile, perchè sta il problema con quello a Catanzaro andiamo a sparare… Ci sta il problema con il marocchino a Fondi ed andiamo a sparare al marocchino; abbiamo un problema con questo a Giugliano, andiamo a sparare a questo a Giugliano. Andiamo a sparare a quello a Nocera. Non è facile. Una situazione come Paganese non esiste da nessuna parte, secondo me, dell’Europa perchè? Perchè Di Martino sta a Vittoria, ha il mercato di Vittoria, in mezzo a Di Martino ci stanno altre sette agenzie. Andate a Gela, trovate a Michele Valente e trovate altre sette agenzie. Andiamo a Palagonia, abbiamo venti agenzie, venti capi. Andiamo a Catania: ci sono trenta capi. Qua esiste solo la Paganese per trecento chilometri quadrati, capisci… Perchè voi andate giù in Sicilia… i Madonia, gli Emmanuello… Nessuno ti guarda qua, qua non comanda nessuno. Allora è tutto un casino: almeno noi qua abbiamo invaso il discorso da qua fino a Roma, da qua no fino a Roma, fino a Milano. Comandiamo vero noi da qua fino ad Avezzano ci sono camorristi da tutte le parti.
(Tratto da AgrigentoInformazione)