“Operazione verità”.
Debbono cominciare a sentire il nostro fiato sul collo.
Tutti.
Sappiamo che la scelta del titolo del nostro convegno a Formia ha dato fastidio a qualcuno.
“Quale strategia di contrasto? L’antimafia della retorica o quella dell’indagine, della denuncia e della proposta?”.
Vogliamo arrivare al “cuore” dei problemi ed individuare e mettere in evidenza i “perché” dell’invasione e del radicamento massicci ed asfissianti, da parte delle mafie, dei territori del Lazio e del Basso Lazio in particolare.
Le colpe sono tutte politiche ed istituzionali, oltre che del tessuto sociale in generale permeato da una cultura mafiogena che ha origini culturali e storiche.
Checché se ne voglia dire, con tutto l’impianto politico e sociale in parte corrotto e lacerato, la Campania, sul piano della lotta alla camorra, sta 30 anni avanti al Lazio.
Grazie alla magistratura ed alle forze dell’ordine locali.
Lo Stato in quella regione ha saputo e sa reagire bene.
Il “modello Caserta” dovrebbe fare scuola ed indicare il percorso che bisognerebbe seguire anche nel Lazio.
Forze dell’ordine ben coordinate e relazionate fra di esse ed una magistratura efficiente e d’attacco.
E senza chiacchiere e bla bla.
La politica campana è, sì, in parte corrosa e collusa, ma ci sono anche sacche di resistenza ammirevoli ed i cui sforzi sono tanto più apprezzabili quanto più la situazione generale è quella che è.
Abbiamo conosciuto sindaci ed amministratori pubblici campani di fronte ai quali bisogna levarsi tanto di cappello.
Trovateli da noi!!!
O sospetti di collegamenti con le mafie, o disattenti e negazionisti per i quali, come faceva quel famoso cardinale siciliano il cui nome è riportato in tutti i saggi sulla mafia che rispondeva “cos’è la mafia?”, o parolai che si limitano a parlare solamente di mafie senza fare assolutamente niente contro di esse.
Non parliamo, poi, della “gente”, fatta qualche eccezione.
Né parliamo della gran parte della magistratura e delle forze dell’ordine, fatta qualche eccezione, locali.
Noi stimiamo e vogliamo bene agli amici sindacalisti della Polizia e delle altre forze dell’ordine, ma dissentiamo con forza da certe loro chiavi di lettura.
Quando sentiamo che chiedono il rafforzamento del Commissariato di Gaeta o di qualunque altro presidio in provincia di Latina e, più in generale, nel Lazio, ci domandiamo e domandiamo ad essi quale ruolo questi presidi abbiano svolto finora sul piano della lotta alle mafie, QUALI SIANO I LORO “RISULTATI”..
Ma se alcuni non hanno nemmeno i terminali aggiornati!
Il problema non è “numerico”, ma “QUALITATIVO”!!!
Occorrono lavoro di INTELLIGENCE, gente qualificata, personale che sappia fare un’indagine patrimoniale, visure camerali, ricerche sulle origini dei capitali sospetti, individuazione dei prestanome; gente che sappia risalire ai collegamenti fra le persone, che sappia capire una delibera di giunta o consiliare per “comprendere ”, “ perché” è stata approvata quella variante urbanistica, per favorire “ chi”.
Ed occorre il COORDINAMENTO fra le varie forze.
I Comitati Provinciali per la Sicurezza e l’ordine pubblico.
Così come sono composti, almeno in provincia di Latina, non servono a niente sul piano della lotta alle mafie.
Bisogna applicare la vecchia circolare del Ministro dell’Interno Napolitano, l’attuale Capo dello Stato, che imponeva ai Prefetti di integrarli con un magistrato della DDA.
Come pure bisogna dare attuazione all’art.51 bis-comma 3-, come è stato fatto in Campania, che prevede la codelega da parte della Procura Generale di Roma alle Procure ordinarie di indagare e procedere per quanto riguarda i reati associativi di mafia.
Noi abbiamo prospettato questi problemi ai Ministri della Giustizia e dell’Interno Severino e Cancellieri, dai quali attendiamo gli atti conseguenti.
Questi sono i problemi da affrontare e risolvere, se veramente si vuole fare la lotta alle mafie.
Tutto il resto, commemorazioni, fiaccolate, osservatori, comitati, corsi della legalità e chi più ne ha più ne metta, non servono a niente.
Aria fritta!
Almeno per l’immediato, immediato sul quale bisogna intervenire SUBITO, PRIMA CHE NON CI SIA PIU’ NIENTE DA FARE.
Ecco il senso dei titoli da noi scelti per i nostri convegni ed ecco perché i relatori sono esclusivamente magistrati antimafia, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti d’inchiesta, gente, cioè, che sta in trincea, conosce i problemi e combatte ogni giorno le mafie.
Le mafie, a cominciare da quelle politiche.
Non gente che si limita ad andare in giro parlando della storia della mafia, di fatti di 30-40 anni fa, quando ormai abbiamo i mafiosi perfino nelle nostre stesse case, padroni di tutto, anche dell’aria che respiriamo.
Occorre un’”OPERAZIONE VERITA”, quella che noi stiamo facendo e vogliamo sempre più fare.
Bisogna, insomma, far sentire il fiato sul collo di TUTTI, camorristi, mafiosi, loro sodali ed amici in giacca e cravatta, annidati anche nei partiti e nelle istituzioni.