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Operazione Scheggia: il caso Cetrone è solo una puntata di un film più lungo

Operazione Scheggia: il caso Cetrone è solo una puntata di un film più lungo

Latina – Le indagini sono iniziate con le dichiarazioni di Pugliese nel 2017. Perché gli ultimi arresti sono in un procedimento del 2019?

01/02/2020

di Alessandro Panigutti

La prima pagina dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali firmata dal giudice Antonella Minunni il 28 gennaio scorso vale da sola come avvisaglia di un possibile temporale che finora si è manifestato soltanto con i primi lampi.

«Preso atto – si legge – della richiesta di misura cautelare avanzata dal Pm nell’ambito del procedimento penale a carico, tra l’altro, di ….», e seguono i nomi dei cinque indagati arrestati mercoledì 29 gennaio.

Quel «tra l’altro» suggerisce che vi siano altre persone coinvolte in quello stesso procedimento, o meglio, che vi siano nella richiesta del Pm avanzata il 9 ottobre 2019, come si legge nel comunicato stampa con cui la Questura di Latina ha diramato l’altro giorno la notizia dell’avvenuta esecuzione delle misure cautelari.

E’ dunque lecito ipotizzare che il procedimento a carico di Cetrone, Pagliaroli e i tre Di Silvio possa essere lo stralcio di un procedimento più ampio, e che per ragioni di carattere investigativo sia stato deciso di spacchettare.

Un ulteriore indizio in tal senso arriva da un altro particolare riportato anche stavolta sulla prima pagina dell’ordinanza.

Il numero del procedimento del registro generale del Pm porta la data 2019, benché sia noto e ripetutamente citato nel corpo del provvedimento che le indagini sono partite a seguito delle dichiarazioni rese da Renato Pugliese a partire dal gennaio 2017, e proseguite poi con le dichiarazioni di Agostino Riccardo nel 2018.

Vale la pena sottolineare anche che le attività di intercettazione dei contenuti del profilo facebook di Agostino Riccardo e le relative consulenze tecniche per estrapolare i dati immessi in rete, tutto materiale che si riferisce alla estorsione consumata ai danni di un imprenditore di Pescara che era debitore nei confronti di Pagliaroli e Cetrone, sono attività svolte nell’ambito di un procedimento penale che porta la data del 2018.

Dunque i conti, anzi i numeri, non tornano.

Ultimo e definitivo indizio a sostegno della tesi che vorrebbe la vicenda di Gina Cetrone e Umberto Pagliaroli come un episodio di un contesto più ampio, è la descrizione dell’iter delle indagini che lo stesso giudice Minunni offre per spiegare che dalla decisione di Pugliese e Riccardo di collaborare con la giustizia ha preso le mosse una complessa e articolata attività investigativa «sia di natura tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, servizi di ocp) che dichiarativa (dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e dalle vittime delle estorsioni accertate e dei fatti illeciti commessi dal clan Di Silvio), confluite nella informativa finale del 20 giugno 2019».

Da quel momento in poi, cioè da poco più di sei mesi a questa parte, la partita investigativa giocata sulle dichiarazioni dei due pentiti pontini può dirsi chiusa e consegnata alle conclusioni dei pubblici ministeri e alle decisioni dei giudici.

Per la prima volta, dall’ordinanza del 28 gennaio, è possibile valutare l’attendibilità di Renato Pugliese e Agostino Riccardo e ritenerla molto alta. Non soltanto perché i riscontri della polizia si sono rivelati puntualmente corrispondenti alla narrazione dei fatti da parte dei due pentiti, ma anche perché gli stessi Pugliese e Riccardo nel 2016 erano sottoposti ad intercettazioni, a loro insaputa, e le condotte che emergono da quelle attività investigative sono state anche quelle puntualmente riferite dai protagonisti, che non potevano sapere essere già note agli inquirenti.

Potremmo essere dunque alla vigilia di un tormentone capace di raccontare sotto una luce diversa qualche spezzone importante della storia più recente di questa provincia.

fonte:https://www.latinaoggi.eu