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Omicidio Vassallo, in commissione il carabiniere che era a pochi metri mentre il sindaco veniva ucciso

Il Fatto Quotidiano

Omicidio Vassallo, in commissione il carabiniere che era a pochi metri mentre il sindaco veniva ucciso

L’uomo era in vacanza in una villetta accanto e raccontò di non aver sentito i 9 colpi di pistola sparati alle nove di sera, nel silenzio estivo di campagna. Ma il militare era anche alle dipendenze del comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, indagato, e poi archiviato, per concorso in omicidio, dopo aver acquisito di sua iniziativa i video delle telecamere di videosorveglianza della piazzetta

di Vincenzo Iurillo | 29 LUGLIO 2021

Il Fatto quotidiano ne scrisse l’11 febbraio 2018, il giorno dopo la marcia organizzata a Pollica per chiedere di far ripartire le indagini sull’omicidio del sindaco Angelo Vassallo: “Come è possibile che un carabiniere in vacanza in una villetta a venti metri di distanza non abbia sentito 9 colpi di pistola sparati alle nove di sera, nel silenzio estivo di campagna”? Se lo chiedeva sbigottito uno dei fratelli, Massimo Vassallo. Se lo chiedeva un paese intero, radunato in piazzetta a conclusione della manifestazione. “Vorrei sapere il nome di quel carabiniere – disse il sindaco Stefano Pisani, che di Vassallo era il vice e raccolse il testimone quel maledetto 5 settembre 2010 – vorrei guardarlo negli occhi e chiedergli come ha fatto a non ascoltare”.

Almeno questo mistero – piccolo, rispetto a quello enorme di chi premette il grilletto – sepolto sotto la polvere di 11 anni di secretazione degli atti giudiziari, sta per essere risolto. Il gruppo di lavoro della commissione parlamentare antimafia sul caso Vassallo ha convocato il 29 luglio Antonio M. L’audizione sarà secretata. È lui il carabiniere al quale rivolgere un sacco di domande. Perché di dubbi da chiarire ce ne sono. A cominciare dalla circostanza documentata dalle Iene durante un loro reportage: M. sarebbe stato sentito informalmente dal colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo prima di essere interrogato dai pm di Salerno. Cagnazzo era accompagnato da un imprenditore del posto, ma ci avrebbe parlato da solo.

È andata davvero così? Cosa si dissero? I due si conoscevano già per ragioni di lavoro? Ed ancora: se M. non ascoltò gli spari, quale fu il motivo? Voci di vicinato e di paese fecero trapelare due diverse ricostruzioni. La prima: era in corso una cena rumorosa, una festicciola. La seconda: la televisione era accesa a volume alto. In entrambe le ricostruzioni, le finestre della villetta erano chiuse. Nonostante il calore di un week end in cui le temperature erano rimaste alte, come ricordano gli inviati spediti a Pollica il giorno dopo l’omicidio: c’era un caldo che spaccava le pietre. Il carabiniere concluse le sue vacanze e a Pollica non si è fatto più vedere.

Non sono dettagli di poco conto. Dario Vassallo, fratello di Angelo e autore di La Verità Negata – chi ha ucciso Angelo Vassallo, libro scritto a quattro mani insieme all’autore di questo articolo, sostiene che l’omicidio sia rimasto impunito anche a causa di qualche grave errore nella fase iniziale delle indagini. Talmente grave da far emergere, secondo il presidente della Fondazione Vassallo e secondo il suo legale, l’avvocato Antonio Ingroia, il sospetto di un depistaggio (qui la nostra intervista all’ex pm, difensore di parte civile dei Vassallo).

E ci sono fatti che, messi in fila, lasciano un sapore amaro. Cagnazzo, all’epoca comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, era ad Acciaroli in vacanza, e non era la prima volta. Fu indagato, e archiviato, per concorso in omicidio, dopo aver acquisito di sua iniziativa – e in assenza di un incarico formale, che il pm di Vallo della Lucania Alfredo Greco nega di avergli dato – i file video delle telecamere di videosorveglianza della piazzetta del borgo marino la sera del delitto.

I video gli furono utili per redigere un’informativa che orientava i sospetti verso uno spacciatore di droga di origine brasiliana, Bruno Humberto Damiani, con numerosi precedenti, che fu anche lui indagato e poi archiviato. Pareva il colpevole perfetto, anche perché un pentito di un clan di Salerno gli attribuì un movente poi rivelatosi infondato e collegato alla famiglia del sindaco ucciso.

Oggi ci sono solo due indagati noti. Uno è il brigadiere Lazzaro Cioffi, in carcere e sotto processo per accuse di collusioni con il clan camorristico Fucito di Caivano e coi loro traffici di droga. Ha lavorato per 30 anni nel nucleo investigativo di Castello di Cisterna, è stato alle dipendenze di Cagnazzo. La procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli attende un’informativa finale dei Ros di Roma prima di decidere la sua sorte. Anche Borrelli il 29 luglio sarà ascoltato in Antimafia.

Il 23 luglio i parlamentari della commissione che indaga sull’omicidio Vassallo sono stati a Pollica per alcuni sopralluoghi e per ascoltare qualche persona del posto. “C’è chi sa e non parla”, ha commentato il deputato M5s Luca Migliorino, il promotore dell’iniziativa.

Lo scrisse anche il pm di Salerno Rosa Volpe nella richiesta di archiviazione del “brasiliano”, aggiungendo che altri hanno riferito agli inquirenti notizie “false e inverosimili”. Era il 2013. Otto anni dopo siamo ancora qui.