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Omicidio Diabolik, i genitori di Piscitelli alla Procura: «Ucciso perché voleva “abdicare”»

Il Messaggero, 21 MARZO 2021

Omicidio Diabolik, i genitori di Piscitelli alla Procura: «Ucciso perché voleva “abdicare”»

di Camilla Mozzetti

Un omicidio “eccellente” di cui però non si conosce ancora l’autore né l’eventuale o gli eventuali mandanti. Il prossimo 7 agosto saranno trascorsi due anni dalla morte di Fabrizio Piscitelli, freddato con un solo colpo di pistola alla nuca nel Parco degli Acquedotti in pieno giorno. Ma su cui abbia premuto il grilletto e perché non ci sono ancora risposte ufficiali.

A tal punto che i genitori di colui che era conosciuto con il nome di Diabolik, capo degli ormai ex “Irriducibili” della Curva Nord nonché narco-trafficante come recitano diverse inchieste che lo hanno visto coinvolto anche da morto, hanno impugnato carta e penna e lanciato un appello al Procuratore capo Michele Prestipino per chiedere risposte e soprattutto per evitare che si arrivi all’archiviazione del caso.

Se gli investigatori hanno ancora poche certezze in mano, o comunque non sufficienti a convincere un gip, loro – i genitori ultraottantenni di Piscitelli – sanno, o almeno ipotizzano, il movente. «Da fonti accertate ci risulta che Fabrizio volesse abdicare al “trono” (usiamo questo termine per essere sintonici con chi lo ha definito “quinto re di Roma”)».

Legato al clan di Michele Senese, alla batteria dei fratelli Esposito che controllavano un giro di droga a Roma Nord e poi ancora “libero battitore” con il “compagno” Fabrizio Fabietti – finito in carcere nella maxi inchiesta “Grande raccordo criminale” – fino agli “affari” con i Casamonica e gli albanesi che coprono con lo spaccio di cocaina diverse zone della Capitale. Dalle inchieste, piovute anche dopo l’omicidio, il nome di Piscitelli si rincorre e legge in migliaia e migliaia di atti che raccontano lo scenario criminale della Città eterna.

«L’omicidio di nostro figlio è un crimine che a oggi resta irrisolto e rischia l’archiviazione», scrive la coppia in una lettera inviata all’Adnkronos. Per questo «invochiamo ancora una volta il procuratore Prestipino, che per primo in commissione Antimafia connotò e qualificò l’omicidio di nostro figlio come un’esecuzione mafiosa: vogliamo sperare che malgrado le destabilizzazioni del momento, voglia procedere con il suo passo e la sua esperienza per dare giustizia a nostro figlio, indipendentemente dai titoli, dalle responsabilità e dalle colpe che lo riguardano». E ancora: Piscitelli «è stato ucciso da uomo libero, in un parco pubblico, in un pomeriggio estivo in presenza di adulti e bambini – proseguono la madre e il padre – nonostante avessimo poi appreso che Fabrizio era controllato a vista dagli organi investigativi (casualmente tranne nel giorno del suo assassinio) per una indagine in corso».

«Ad oggi – ci tengono a sottolineare ancora i genitori – forse per coazione a ripetere, si parla di lui solo rivisitando ruoli e abbinamenti criminali senza mai fare cenno alla mancata risposta della giustizia». A rincarare poi la dose su tutte le “mancate risposte” anche il legale dei genitori di Piscitelli, Tiziana Siano: «Trovo assurdo il silenzio sceso sulla vicenda dell’omicidio in quanto tale, avvenuto in pieno giorno in una giornata di agosto in
presenza di persone, donne e bambini – aggiunge – Risalta e ci si sofferma solo sul presunto ruolo di Fabrizio nella criminalità, ma uno Stato serio, che ha alle spalle una storia decennale di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, non può non allarmarsi avanti alla modalità di esecuzione, e non dare una risposta certa e immediata, consentendo l’ennesima radicalizzazione del crimine sul territorio di cui ne perde il controllo e l’affermazione di legalità».