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Oltre l’omertà: se non ora quando?

Giuseppe Galasso 22 Febbraio 2023

Quante incongruenze emerse dalla sentenza dello scorso anno relativa al processo sulla trattativa Stato-Mafia che tra le pieghe delle condanne e assoluzioni applicate ai vari imputati ha implicitamente dimostrato di voler rilasciare una sorta di nulla osta per eventuali trattative (aprioristicamente in tal modo legittimate) necessarie in futuro nella lotta alla mafia.

Forse si pensava a Matteo Messina Denaro, al tempo ancora latitante impunito da oltre trenta anni, chiave di lettura, laddove, catturato, avesse deciso di parlare dei capitoli ancora non decifrati, più bui e sanguinari della storia di criminalità organizzata mafiosa e di attentati realizzati in Italia.

Un periodo troppo lungo, quello della latitanza, che ha trasformato una società civile in quello che Saverio Lodato ha definito il “Nuovo mondo”, popolato come attori coprotagonisti, non solo dalla feccia degli affiliati alle varie cosche ma, ahinoi, anche da uomini cui viene spesso riconosciuta una immeritata dignità, e che dovrebbero appartenere a quelle istituzioni detentrici di quel potere che, se amministrato come dovrebbe, consentirebbe di ripristinare giusti equilibri e valori che riuscirebbero a trasformare quel “Nuovo Mondo” in un mondo veramente nuovo e rinnovato.

Ma ciò non avviene e difficile è riuscire a convincersi del contrario.

Troppi pesi nella nostra società, che ne inibiscono una crescita civile castrando le iniziative che su più fronti, magistrati, valorosi appartenenti alle forze dell’ordine e semplici cittadini pongono in essere per consentire una inversione di tendenza che, su questo fronte, appare sempre molto difficile.

16 Gennaio 2023: Matteo Messina Denaro viene arrestato a Palermo dagli uomini del ROS dei Carabinieri e il suo arresto è stato letto come la vittoria dello Stato sulla mafia.

Tale è da considerare, senza dimenticare che per 30 anni, lo Stato (sarebbe più corretto dire i cittadini onesti) è stato vergognosamente perdente in una battaglia che troppo a lungo non è mai stata seriamente intrapresa per catturare questo superlatitante.

Questione di convenienza (interessante come passo successivo scoprire il “cui prodest”) o forse la consapevolezza di trovarsi sotto ricatto da parte di un sistema cui si trovava a capo Messina Denaro, un vero e proprio vaso di Pandora, contenitore di segreti scottanti che hanno lambito, o forse inondato il mondo politico e apparati deviati dello Stato che, se scoperchiato, farebbe tracimare nefandezze e verità cosi scomode da poter mettere seriamente in difficolta la stabilita delle istituzioni.

Molteplici i responsabili mentre con troppa facilità e in maniera vergognosamente riduttiva troppo spesso si cerca di ricondurre certi rallentamenti nella lotta alla mafia a quello è considerato il male endemico di una popolazione, l’omertà, distogliendo l’attenzione dalle vere responsabilità riconducibili in capo a chi volendo potrebbe dare impulso decisivo alla lotta alla mafia.

Ma se non scegliamo di incamminarci su questo itinerario della concretezza, muoiono le speranze, nasce la disillusione, si alimenta il senso di frustrazione e si manifesta l’omertà che non è una caratteristica esclusiva propria di certe aree geografiche, non appartiene al DNA di un solo popolo normalmente individuato quale abitante del Sud della nostra penisola.

L’omertà è una malattia. Non si nasce omertosi solo perché troviamo i natali a certe latitudini piuttosto che altre.

Di omertà ci si ammala e l’omertà può colpire tutti gli uomini senza distinzione di collocazione geografica.

Colpisce gradualmente, giorno dopo giorno, nel prendere consapevolezza di essere inermi cittadini la cui parola, il cui libero “pensiero contro” può costare la vita, quando si trova conferma del fatto che esistano apparati deviati dello Stato e connivenze che hanno perlomeno agevolato la realizzazione degli attentati e stragi da Nord a Sud.

Di omertà ci si ammala, quando si avverte il senso dell’impotenza, dell’inutilità di gridare “No”, certi di non essere ascoltati, ghettizzati come romantici illusi che ancora credono che con la volontà e determinazione il mondo può essere cambiato.

L’omertà, un male non raro né incurabile che colpisce gli occhi perché, pur guardando, non possiamo più vedere, colpisce la bocca perché, pur sapendo, non possiamo parlare, colpisce la testa perché non ci è dato di pensare e di conseguenza reagire, attacca il cuore perché, chi si ammala di omertà, smette anche di sognare arrivando gradualmente a affermare “ma chi te lo fa fare”.

Sarà questo il momento della conclamazione della malattia dell’omertà.

Ma l’omertà si può curare e l’unica efficace medicina è la rivoluzione.

La rivoluzione pacifica senza sangue, senza vittime ne scontri, fatta di confronto delle intelligenze, con proiettili sostituiti dalle idee e bombe dai progetti che esplodendo non creano dolore e distruzione ma pongono le fondamenta più solide per la costruzione di una società civile.

E’ la rivoluzione culturale di cui Falcone e Borsellino e oggi il giudice Di Matteo e Gratteri, sono stati e continuano a essere fra i principali testimonial con la loro presenza nelle scuole, fra i giovani per parlare di legalità, onesta, moralità cultura.

I cittadini onesti vogliono una Giustizia giusta che non appartiene a chi, amministrandola, ritiene di poterla plasmare dandole forme e colori diversi in base a cangianti interessi di parte da perseguire di volta in volta proponendo equivoci compromessi venduti al popolo confuso come vincenti intuizioni.

L’omertà da combattere prioritariamente è allora un’altra, l’omertà istituzionale

Non quella dei cittadini bensì quella espressa attraverso comportamenti di inerzia, depistaggi e omissioni da apparati di uno Stato che non sempre ha fatto lo Stato nella lotta alle Mafie perdendo molte occasioni, mentre la Mafia ha sempre fatto La Mafia forte e certa di queste utili connivenze.

Ma esiste anche una parte di Stato che può scegliere di essere protagonista, artefice di una discontinuità rispetto al passato riqualificando la propria immagine e credibilità nel segno di una giustizia e legalità ritrovata dimostrando di volersi affrancare e guarire proprio da questa malattia della omertà istituzionale.

Solo allora potremo aprirci a un cauto ottimismo e, per queste battaglie, potremo chiedere e, forse, pretendere ottenendola, anche la partecipazione di tutti cittadini onesti.

Sarà l’inizio sicuramente non di un nuovo Mondo ma di una nuova epoca, guariti e liberi da ogni tipo omertà.

Se non ora quando?

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/237-vedi/94054-oltre-l-omerta-se-non-ora-quando.html