La chiamano “giornata della memoria”.
Noi la chiamiamo “giornata di lutto nazionale”.
Niente palcoscenici, parate, chiacchiere…
Ma riflessione, preghiera.
E rinnovo di un impegno maggiore a combattere lo
stato-mafia che, con l’orrendo assassinio che oggi
ricordiamo, ha tentato di uccidere lo Stato-Stato.
Quello Stato-Stato per il quale hanno combattuto i
nostri genitori ed i nostri nonni, molti dei quali sono
morti e che noi, la maggioranza del popolo
italiano, stiamo disonorando con le nostre
nefandezze, la nostra ipocrisia, la nostra vigliaccheria.
Paolo Borsellino, insieme ai suoi uomini e donne della
scorta, sono stati uccisi da Cosa nostra ma l’ordine è
venuto da fuori Cosa Nostra.
Non sono stati i primi perché prima di loro altri sono
stati uccisi, come pure dopo di loro altri ancora
cadranno.
Può darsi che capiterà anche a qualcuno di noi.
Oggi viene a trovarci un Testimone di Giustizia
accompagnato dalla figlia ventenne che vuole
conoscere come noi operiamo, come e da cosa nasce
una denuncia, come si fa un’indagine, su quali
presupposti.
Siamo francamente emozionati di fronte all’esempio
di una ragazza che vuole capire come si fa a fare
seriamente la lotta alle mafie.
Mafie militari, ma, soprattutto, mafie dei colletti
bianchi, mafie di coloro che, pur avendo fatto un
giuramento di fedeltà allo Stato di diritto, lo hanno
tradito e lo tradiscono minuto dopo minuto, schierati
come sono dall’altra parte, da quella dello stato-mafia.
Molti di costoro oggi li vediamo sui palchi a parlare
di Borsellino dopo che i loro sodali lo hanno fatto
uccidere.
Cominceremo l’incontro con la figlia del Testimone di
Giustizia suggerendole la lettura di un saggio
meraviglioso: “Il ritorno del Principe” di Lodato-
Editore Chiarelettere-, un’intervista a Roberto
Scarpinato che spiega cos’è la mafia.
Roberto Scarpinato, per chi non lo sa, è un famoso
Magistrato siciliano che sta da una vita al fronte. Una
mente sottile, uno che la mafia la conosce meglio di
tanti altri perché la combatte giorno dopo giorno.
Chi sono i mafiosi, quelli analfabeti e violenti che
sparano ed uccidono o quelli che danno gli ordini e
detengono il potere e la ricchezza?
Perché di questo si tratta e questo bisogna ben
comprendere prima di parlare di mafia ed antimafia.
Altrimenti è aria fritta, palcoscenico e basta.
E, quando si è capita la realtà, ognuno può scegliere:
combattere con l’indagine e la denuncia i
mafiosi, facendo nomi e cognomi ed aiutando forze
dell’ordine e magistratura come suggeriva Paolo
Borsellino, o limitarsi a sfilare nelle parate gridando
“abbasso la mafia”, “la mafia fa schifo”, “viva Paolo
Borsellino”.
Facendo magari l’accordo con soggetti di quello statomafia
con il fine di ottenere privilegi e sovvenzioni.
Basta questo per sconfiggere lo stato-mafia?