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NUOVE DICHIARAZIONI DEL PENTITO ANTONIO IOVINE “O’ NINNO”: “I summit segreti tra me, Michele Zagaria e gli imprenditori romani del Polo Calzaturiero. TUTTI I NOMI degli esattori del miliardo di tangente. Poi Giovanni Maliconico e Paolo Caterino…”

LE NUOVE DICHIARAZIONI DEL PENTITO ANTONIO IOVINE “O’ NINNO”: “I summit segreti tra me, Michele Zagaria e gli imprenditori romani del Polo Calzaturiero. TUTTI I NOMI degli esattori del miliardo di tangente. Poi Giovanni Maliconico e Paolo Caterino…”

In calce all’articolo lo stralcio d’ordinanza con due interrogatori del super collaboratore
SAN CIPRIANO D’AVERSA – Non sono dichiarazioni sommarie e imprecise quelle rese dal boss pentito Antonio Iovine ai magistrati della Dda in due interrogatori, in due circostanze: a maggio 2014 e a dicembre 2015.

Date, circostanze, nomi di tutti gli esattori. Insomma, una vera e propria radiografia della lunga, complessa e significativamente lucrosa attività estorsiva operata dal clan dei casalesi nei confronti di costruttori ed esercenti del Polo Calzaturiero di Carinaro.

Antonio Iovine ricorda anche i luoghi, quelli nella città di Napoli, in cui, tramite un mediatore di Mugnano, incontrarono i rappresentanti dell’azienda romana Sogest Srl, incaricata dei lavori (che, aggiungiamo noi, come curiosità a margine, aveva come direttore una vecchia conoscenza di tutti gli incarichi più complicati e, per certi versi, discussi, cioè l’ingegnere aversano Gennaro Pitocchi).

I colloqui, in un primo tempo, non andarono molto bene, visto che l’azienda offrì solo dei subappalti, che Antonio Iovine e Michele Zagaria, presenti a quell’incontro, non consideravano certo sufficienti.

Alla fine l’intesa fu trovata sulla base di una tangente, pagata poi a rate a 10-20 milioni al mese, fino a concorrenza della cifra di un miliardo delle vecchie lire.

Poi, i soldi furono di meno, per problemi di ordine organizzativo e per le complesse vicissitudini successive.

Ma comunque il clan dei casalesi non incassò meno di 600 milioni.

Zagaria e Iovine ottennero garanzie anche sui subappalti, che poi sarebbe stata la porzione che avevano deciso di riservare per loro stessi, mentre il miliardo doveva finire nella cassa comune.

Andrea Garofalo, fedelissimo di Michele Zagaria, viene indicato da Antonio Iovine come il più assiduo degli esattori delle tangenti, versate prima dall’azienda romana costruttrice e successivamente dalle imprese del “Consorzio Unica”, poi “Polo Calzaturiero”, con Garofalo impegnato fino al 2008, cioè fino al momento del suo arresto.

Ma la sequenza di nomi che Iovine fa, svelando le identità degli esattori, è molto lunga. Potrete consultarla nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo in calce.

L’ultima specificazione la merita la parte del racconto che “o’ ninno” dedica a quelle che erano le sue intenzioni relative all’identità degli imprenditori e delle imprese, di sua strettissima osservanza, che avrebbero dovuto beneficiare dei subappalti per le opere di costruzione dei capannoni, delle infrastruttura di servizio, del centro polifunzionale e della mensa del polo calzaturiero.

Nomi noti, dei veri e propri alter ego di Iovine: l’imprenditore matesino Giovanni Malinconico e i suoi due cugini Paolo e Renato Caterino, il primo dei quali noto anche alle cronache della politica per essere il papà di quel Giacomo Caterino per un breve periodo vice-sindaco di San Cipriano, consigliere comunale e consigliere provinciale passato da An all’area De Franciscis, ma anche per essere lui stesso sceso in campo alle elezioni comunali di Caserta dell’anno 2006, risultando eletto al consiglio comunale nella maggioranza targata De Franciscis e Petteruti.

Paolo e Renato Caterino non avrebbero dovuto avere presenze formali. Avrebbero dovuto, invece, sostenere come soci di fatto e come cugini e fiduciari di Antonio Iovine l’impresa rappresentata da Giovanni Malinconico.

G.G.

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PUBBLICATO IL: 7 dicembre 2016 ALLE ORE 20:28

fonte:www.casertace.net