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Nordio stravolge le procedure di misura cautelare, non sarà più il Gip a decidere

AMDuemila 05 Maggio 2023

Al suo posto un collegio di tre giudici. Il ministro vuole anche l’obbligatorietà di un interrogatorio di garanzia prima di disporre le misure

Prosegue la campagna ultra-garantista del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il guardasigilli, tra le varie misure che vorrebbe intraprendere nel pacchetto della riforma della giustizia, intende superare l’attuale procedura relativa alle misure cautelari. Non sarà più un giudice monocratico (cioè il Gip, giudice per le indagini preliminari) a stabilire l’eventuale reclusione degli indagati ma un collegio di tre giudici. Al contempo, Nordio vorrebbe un interrogatorio di garanzia obbligatorio prima di privare qualunque cittadino della libertà personale.
Il guardasigilli ne ha parlato mercoledì pomeriggio con il suo viceministro 
Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) e i suoi sottosegretari Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia) e Andrea Ostellari (Lega) in una riunione al ministero della Giustizia che aveva l’obiettivo di stabilire il “cronoprogramma” della riforma da qui alle prossime settimane. La base di partenza, scrive Il Fatto Quotidiano, sarà agire sulla procedura. Così facendo, secondo Nordio, la privazione della libertà personale non sarà più solo nelle mani di una sola persona.
L’altro elemento del provvedimento sarà l’obbligatorietà di un interrogatorio di garanzia prima di disporre la misura. Proposta che incontra il favore di tutti i partiti della maggioranza, anche se, come ricorda 
Il Fatto Quotidiano, c’è qualche dubbio sulla reale possibilità di metterla in pratica. In tutta Italia diversi tribunali sono a corto di personale e di giudici e bisogna evitare che coloro che dispongono la custodia cautelare celebrino anche il processo per motivi di incompatibilità.
Nordio vorrebbe anche intervenire limitando la custodia cautelare per alcuni reati considerati minori come quelli legati alla tossicodipendenza. Qui, però, potrebbe trovarsi contro il partito della premier 
Giorgia Meloni che si è opposto nel giugno scorso al quesito referendario che svuotava la custodia cautelare, mentre Nordio battagliava per il “sì”. Fratelli d’Italia, infatti, è contraria alla “svuota carceri” per reati legati alla microcriminalità come quelli di tossicodipendenza. A ogni modo, segnala ancora Il Fatto, sul principio di massima c’è l’intesa tra le forze di maggioranza e la Meloni sarebbe favorevole ad “aumentare le garanzie” nei confronti degli indagati. Ora l’ufficio legislativo del ministero dovrà produrre un testo.
Intanto, dopo il G7 di Hiroshima, la premier intende firmare in Consiglio dei ministri i primi disegni di legge che usciranno da via Arenula. I primi riguarderanno quelli sull’abuso d’ufficio e il traffico d’influenze. Nordio e Forza Italia vorrebbero cancellare il reato sulla paura della firma, ma Fratelli d’Italia vorrebbe solo apporre qualche modifica. Il traffico di influenze sarà punito solo nel caso in cui l’utilità procurata dall’intermediario al pubblico ufficiale sia patrimoniale o serva a commettere un altro reato, se l’intermediario si faccia pagare per influenzare la decisione di un politico, di un amministratore o di qualunque altro pubblico ufficiale. Infine il governo dovrebbe intervenire sulla custodia cautelare e quindi sulle tanto discusse intercettazioni. Diversamente dai vari annunci e battaglie in Parlamento, la linea sarà di ridurre la loro pubblicazione per alcuni reati. In pratica si impedirà la trascrizione di persone terze e considerate “marginali” ai fini delle indagini e si obbligherà la loro segretezza per tutto il tempo delle indagini delle procure.

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