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Non vogliamo essere profeti di sciagure, ma siamo fortemente allarmati per quanto potrà verificarsi in previsione del potenziamento dei Porti di Civitavecchia e Gaeta

Non azzardiamo giudizi sulla situazione politico-sociale sul territorio di Gaeta e di tutto il basso Lazio prima dell’esito delle inchieste e dell’eventuale coinvolgimento di qualche personalità politica.

Ma avvertiamo l’obbligo morale di esprimere le nostre più vive preoccupazioni per quanto sotto sotto sta avvenendo in ordine alla formazione ed al consolidarsi di un blocco sociale-politico-affaristico-mafioso che ha come fine l’impossessamento definitivo del territorio che, in previsione dell’annunciato ampliamento del porto di Gaeta, comprende tutto il Basso Lazio – le province di Latina e Frosinone – e non solo.

Un blocco che parte dalla strategia di impossessamento delle leve di comando nelle amministrazioni pubbliche e che punta in definitiva a mettere le mani su tutto e tutti.

Con ricadute gravissime e irreversibili sulla vita civile e democratica dell’intera regione, considerate le ovvie correlazioni con la situazione che si sta creando al nord della regione, con il contemporaneo potenziamento del porto di Civitavecchia.

Dai nostri punti di osservazione, ci pervengono segnali di allarme rosso.

Non vorremmo essere profeti di sciagure.

Ma siamo fortemente allarmati.

Allarmati soprattutto perché, mentre si verificano movimenti sempre più evidenti, notiamo un altrettanto evidente disinteresse della gente a ragionare per almeno tentare di capire il significato e le ricadute di scelte che ognuno di noi dovrà fare in vista di importanti elezioni amministrative e politiche.

Oltre, al momento, non possiamo andare.

Per ovvie ragioni.

Comunque, rimandiamo di qualche giorno ancora un nostro giudizio più completo.

Per quanto potremo dire.