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Non Tutto è fradicio, grazie a Dio. Avanti con un’antimafia diversa e più efficace: quella dell’INDAGINE E DELLA DENUNCIA. Il “salto di qualità “ di cui parliamo noi dell’Associazione Caponnetto

IL SENSO DI UNA VERA ANTIMAFIA
Certe volte ti prende lo sconforto ed hai la sensazione di combattere una battaglia contro i mulini a vento.
Solo, con la condivisione ed il sostegno di pochi, pochissimi amici, i più illuminati, che ti sostengono, ti aiutano nel sostenere una guerra contro la maggioranza del Paese.
Contro i mafiosi conclamati, contro i mafiosi, i più pericolosi, che non sono conclamati -persone cosiddette perbene, in giacca e cravatta e che occupano magari posti di rilievo nella politica, nelle istituzioni e nella società-, contro anche tanti che pur dicono di voler combattere le mafie ma che poi vedi che vogliono farlo con i pannicelli caldi, con le rievocazioni storiche, con le analisi sociologiche o politiche, con le parole, ma che rifiutano di adottare quegli strumenti con i quali si potrebbe veramente combatterle con efficacia.
E vedi che, intanto, il supermercato a fianco alla tua abitazione sta passando di mano perché lo sta acquistando il camorrista, il consiglio comunale sta approvando il PRG o la variante per favorire il mafioso, il Parlamento sta approvando una legge che agevola la criminalità mafiosa, il giudice ti condanna perché hai leso la dignità del camorrista.
E, poi, trovi sempre qualcuno che tenta di dissuaderti dal proposito di presentare una denuncia, di fare una segnalazione, dal citare nomi e cognomi.
E, poi- la cosa forse più dolorosa – trovi uno che magari hai considerato e consideri un amico -ed un amico peraltro intelligente ed informato – che ti dice “ma noi non siamo poliziotti e non spetta a noi fare le indagini”.
E c’è sempre l’amico che, poi, ti sta vicino fino a quando ti limiti ad organizzare il convegno sui cui manifesti appaia il suo nome al fianco di quello del Magistrato ma che, poi, se ne va appena gli dici che fare la lotta alle mafie significa soprattutto indagare e denunciare per mandare in galera i mafiosi e far togliere ad essi i beni illecitamente accumulati.
E, ancora, leggi dei poliziotti che ad Ostia o in un’altra città vengono bloccati poco prima di arrivare a scoprire i criminali;
dei carabinieri, come il luogotenente Masi, ai quali viene ordinato di interrompere le indagini che stavano portando alla cattura di Provenzano;
delle trattative fra pezzi dello Stato e la mafia e sulle quali voleva, rimettendoci perciò la vita, indagare Borsellino;
del testimone o del collaboratore di giustizia ai quali qualcuno ha detto “ma chi te lo ha fatto fare a parlare”.
E senti nelle tue orecchie le parole di colui, immancabile, che ti ha detto e ti dice come in un disco “ma lascia perdere e pensa a te ed ai tuoi figli. Tanto in Italia è tutto fradicio” con l’aria bonacciona di chi sostiene di volerti bene e di consigliarti al meglio.
Ed attorno a te vedi tanta ipocrisia, tanta viltà, tanta voglia di apparire e basta, tanta vuotaggine, tanta pochezza, tanta miseria morale e tanta, tantissima voglia di voler strumentalizzare l’antimafia per finalità politiche o personali.
E come ti feriscono a morte quell’aria di sussiego e di supponenza e le contestazioni di chi nega la validità della tua tesi secondo cui la lotta alle mafie va fatta con l’indagine e la denuncia, aiutando quelle parti sane della Magistratura e delle forze dell’ordine che sono impegnate in trincea a combattere le mafie e dando senso e concretezza alle tante chiacchiere che si fanno intorno al sacrificio dei Falcone, dei Borsellino, dei Dalla Chiesa e di tutte le altre vittime di mafia che probabilmente si stanno rivoltando nelle tombe ogni volta che questo esercito di ipocriti li nominano.
Quanta desolazione e quanta sofferenza!
Una desolazione ed una sofferenza che ti indurrebbero a dire:
“ma al diavolo tutti, io sto bene e andate tutti alla malora”.
Ma poi ti ricordi di quello che ti hanno insegnato i tuoi genitori, degli sguardi incolpevoli e desolati dei tuoi figli e dei tuoi nipoti, di quelli di un’intera gioventù che sta morendo nelle droghe e nell’inedia, senza un avvenire e ti domandi che senso avrebbe una vita da vile, da servo del sistema, da “ominicchio ” e “quaquaraquà” come direbbe Totò e vai avanti, quasi con rabbia, indagando, denunciando, gridando a pieni polmoni, con l’intento di mandare in galera corrotti e mafiosi.
Anche se solo!!!
Ma, grazie a Dio, c’è sempre qualcuno, onesto e coraggioso, al tuo fianco perché non è vero che “tutto è fradicio”.