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Non solo mozzarelle e prosciutti tra Siciliano “pesce a bambola” e Filippo Capaldo: ecco dove investirono 600mila euro per le villette a schiera

Non solo mozzarelle e prosciutti tra Siciliano “pesce a bambola” e Filippo Capaldo: ecco dove investirono 600mila euro per le villette a schiera

E’ soprattutto un’intercettazione, quella tra il citato Filippo Capaldo e suo fratello Francesco Mario, a convincere il magistrato che i due protagonisti della recente ordinanza fossero soci a 360° anche in attività non riguardanti supermercati e distribuzione. SI PARLA ANCHE DI UN ARCHITETTO E DI UN DIPENDENTE DI UNICREDIT

8 Febbraio 2021 – 12:44ù

CASAPESENNA – (g.g.) Paolo Siciliano per gli amici Paoluccio o “pesce a bambola”, e Filippo Capaldo, nipote del super boss Michele Zagaria e da questi designato per la sua successione, non intrattenevano solamente rapporti economici nel settore dei supermercati intesi come vendita al dettaglio e molto di più in quello della distribuzione. Avevano compiuto anche degli investimenti immobiliari.  Nell’ordinanza che qualche settimana ha sancito il loro arresto in carcere, si fa riferimento ad un episodio specifico, relativo alla costruzione di 8 villette a schiera nel territorio di Telese Terme, nota località in provincia di Benevento.

Avendo compreso da una telefonata intercettata tra il dipendente di Unicredit Banca di Roma Luciano Matino e lo stesso Paolo Siciliano, dell’esistenza di questa unità immobiliare, i Ros dei carabinieri hanno compiuto verifiche dettagliate, anche sulla scorta di una successiva telefonata, conseguenza della prima, che Siciliano ha fatto all’architetto locale Claudio Saccone, evidentemente incaricato per attività relative a questo investimento immobiliare, al punto che viene chiamato da Paolo Siciliano per fornire una risposta tecnica esauriente sulla necessità, esposta dal bancario Matino, di redigere e firmare un’autocertificazione energetica.

Dallo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo integralmente in calce, potete controllare tutti i passaggi relativi a questo investimento. Una storia che parte nel 2008, quando l’impresa Campania Project acquista un terreno con la formula della permuta per un’unità immobiliare, in cambio di un appartamento, da Angelina D’Onofrio, residente a Telese. Già questa Campania Project è attraversata da significativi cambiamenti, dato che nel 2010 modifica il suo punto di riferimento, il suo legale rappresentante, che non  più Gaetano Campomorto ma diventa Vincenzo Pezzella.

Come vedete, per il momento non facciamo ulteriori accertamenti sulle identità di queste persone. Ma non è detto che in seguito se sarà necessario, provvederemo. Campania Project, al momento dell’acquisto del terreno, allora rappresentata da Campomorto, assume un mutuo di un milione di euro, proprio dalla Unicredit, cioè dalla banca dove lavora Luciano Matino. Il 16 aprile 2012 Campania Project tira, come si suol dire, le cuoia e ferma la sua attività. Circa un mese prima però, cede un ramo d’azienda, alla Edil Star srl di Nicola Colella, un cognome che evoca cose marcianisane. Non solo, ma per 600mila euro vende alla Siciliano srl evidentemente azienda di Paolo Siciliano, per 600mila euro. Esisteva una connessione tra la siciliano srl e la società di Nicola Colella? Chissà.

Ma andiamo per ordine: il ramo d’azienda, appena citato, pagato 12mila viene ceduto a sua volta, sempre per la stessa cifra ad R.g. Costruzioni srl nel giugno 2013. Sei mesi dopo, Edil Star srl che a giugno aveva ceduto il ramo d’azienda a R.G. viene messa in liquidazione. Questo accade nel gennaio 2014 e nella veste di liquidatore viene nominato Gaetano Tartaglione.

Le connessioni tra questi immobili, tutti fotografati nei rilievi dei Ros del 16 giugno 2016, e Filippo Capaldo o Michele Zagaria che dir si voglia, emergono nell’aprile 2019 durante una conversazione avvenuta nella T-Roc di Filippo Capaldo e oggetto di intercettazione ambientale, con il fratello Francesco Mario. Fino a qualche mese prima esistevano elementi concreti per confermare il rapporto d’affari tra Filippo Capaldo e Paolo Siciliano, quest’ultimo intenzionato a raggiungere, nascosto in un furgone, il Capaldo a Casapesenna, utilizzando come autista il proprio giardiniere Nicolino Lo Santo, che manco a dirlo è il giardiniere del Capaldo.

Ma ciò non è ancora sufficiente per connettere la relazione economica tra i due con le villette di Telese. Ma nella già citata intercettazione dell’aprile 2019, il fatto emerge: il testo integrale lo leggete nel documento in calce. Noi invece vi citiamo solo un passaggio, a nostro avviso, decisivo. A parlare è proprio Filippo Capaldo che si rivolge al fratello Francesco Mario: “Ma non è meglio che “ingiarmiano” una cosa per vendercelo? E ci prendiamo tutto quanto noi!“.

Vendercelo…., ci prendiamo…“, Filippo Capaldo parla in modo tale da rendere esplicito il suo ruolo di proprietario o di comproprietario di quelle villette. Per cui, nota il giudice, il connubio tra lui, capo della fazione Zagaria e Paolo Siciliano era ampio. Soci anche negli investimenti immobiliari.


Fonte:https://casertace.net/