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Non si può al contempo servire Dio e mammona. La lotta alle mafie richiede un impegno totale e non residuale.

L'”antimafia” politicizzata, l’assassinio dell’antimafia vera
Piegarsi alle burocrazie dei partiti, di questi partiti, rappresenta il più grosso errore che chiunque voglia fare seriamente la lotta alle mafie può commettere.
Errore se egli lo fa in buonafede.
Perché se, invece, lo fa in malafede usando l’antimafia come strumento per interessi vari, politici o economici, allora il discorso cambia.
In entrambi i casi, si tratta, comunque, di un vero e proprio assassinio dell’antimafia seria.
Si fa fatica a far comprendere a tutti che le vere mafie sono annidate proprio nei partiti e nelle istituzioni e che non è vero che i “capi dei capi” sono i vari Riina, Provenzano, Schiavone e via dicendo.
I “capi dei capi” sono “altri” ed “alti”.
C’è stata ed è sempre in corso nel Paese la più grossa campagna di disinformazione tutta finalizzata a far guardare alla gente, anzi che la luna, il dito che la indica.
Una campagna che ha visto e vede quasi tutti i media protagonisti, fatta qualche rarissima eccezione.
Un processo di annichilimento delle menti e delle coscienze portato avanti con protervia da un “sistema” corrotto cui fa gioco un popolo di individui non pensanti.
C’è ancora, purtroppo, fra coloro che sono in buona fede, chi si illude che questo “sistema” possa essere modificato e corretto stando e lottando al suo interno, vittima evidentemente di quella campagna di disinformazione cui abbiamo fatto poc’anzi cenno.
Gli auguriamo di cuore di non precipitare prima o poi nella peggiore depressione dopo che egli si sarà accorto di aver sbagliato tutto.
Non c’è peggiore e più pericoloso momento nella vita di ognuno di noi allorquando viene a cadere l’ultima speranza.
Si passa alla disperazione.
La porta che immette nell’inferno.
La lotta alle mafie richiede, se la si vuole fare seriamente, un impegno totale e non residuale.
Non si può, al contempo, servire Dio e mammona.