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Non pigliamoci e pigliamo più in giro i tanti imbecilli che anziché la luna guardano il dito che la indica. Bene le commemorazioni, ma facciamo soprattutto fatti e non chiacchiere.

Vogliamo commemorare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini e donne della loro scorta, come vogliamo commemorare Paolo Borsellino e tutte le altre vittime di mafia, ma non vogliamo esaurire il nostro impegno di associazione antimafia nelle commemorazioni di coloro che sono morti per mano di mafia.

Vogliamo dare un senso al nostro orrore di fronte al sacrificio di coloro che sono caduti per combattere il mostro.

Avvitarci sul passato non rende giustizia a chi ci ha rimesso la vita.

Sarebbe un vile tradimento.

La memoria è utile solo se serve a costruire il presente e soprattutto il futuro.

Noi la pensiamo così.

Gli altri facciano come vogliono, ma facciano i fatti.

Ecco perché riteniamo ipocrite la ricostruzione storica, le commemorazioni, se non accompagnate da un impegno forte acché quegli eventi dolorosi e vergognosi per l’intera società non si verifichino più

La retorica non serve; servono i fatti.

Fatti significa guardare in faccia la realtà passata, ma soprattutto presente, dare nome e cognome a quei criminali che si annidano, pronti a ripetere quei crimini a danno di chiunque leda i loro interessi, dovunque, nella politica e nelle istituzioni in primis.

Perché Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e molti altri non sono stati ammazzati solamente da Cosa nostra, dalla camorra o dalla ‘ndrangheta.

C’è dell’altro e bene ha fatto il procuratore De Matteo a ricordarcelo proprio in questi giorni.

Il problema è che fra depistatori, menestrelli e cantastorie, di cui il nostro Paese abbonda, forse non si riuscirà mai a scoprire le verità.

Rendere onore alla memoria di quegli uomini e donne ed ai tantissimi altri che i media non gratificano di un solo rigo significa prodigarsi quotidianamente, senza sosta, a scovare questi criminali, farli arrestare e privarli di ogni bene acquisito con la forza o con l’inganno sul sangue di tanta povera gente.

Significa impegnarsi per far eliminare tutte quelle zone di ombra che appestano uno Stato che spesso appare come un Giano bifronte, uno Stato che da una parte dice di voler combattere le mafie ma che dall’altra ha fatto poco e fa sempre di meno contro le mafie.

Dice giustamente Saviano che si colpiscono gli affiliati ma non i capitali e i livelli alti.

C’è ancora chi vuol far credere ai tanti imbecilli ancora in giro che le mafie sono rappresentate dai Riina, dai Provenzano, dagli Schiavone e da gente incolta del loro livello!

Ci sono ancora Prefetti ed uomini di Stato che negano l’evidenza e che ancora oggi sostengono che… la mafia non c’è, alla stregua di quel famoso Cardinale che una cinquantina di anni fa in Sicilia rispondeva a chi gli denunciava la presenza di Cosa nostra: ”cos’è la mafia?”.

Non pigliamoci più in giro e finiamola una buona volta per sempre con le chiacchiere.