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Non parlo, non vedo, non sento. Scurdammoc ‘o passat.. Ed intanto a Latina i clan preparavano attentati sanguinosi ai danni di poliziotti e guardie carcerarie

ASSURDO! INIMMAGINABILE QUANTO STIAMO LEGGENDO SU SABAUDIA IN QUESTI GIORNI.

ED INTANTO A LATINA I CLAN STAVANO PREPARANDO UNA STRAGE DI POLIZIOTTI E GUARDIE CARCERARIE

Inimmaginabile fino ad ieri che potesse verificarsi quanto stiamo leggendo su Sabaudia in questi giorni.

Nessuno sapeva niente, tutti prendono le distanze. Non parlo, non vedo, non sento.

Nessuno sapeva niente, nemmeno coloro che assistevano al superattivismo nelle proprie sezioni di partito di quanti oggi sono indagati.

Nessuno sapeva niente-nemmeno coloro che ci attaccavano duramente sui giornali –, per esempio, del progetto relativo alla realizzazione di una struttura sanitaria a Borgo Vodice.

Nessuno ha approvato quel progetto, sia in consiglio comunale che nella giunta regionale.

Quel progetto, approvato da tutti, ad esclusioni dei consiglieri comunali di minoranza di Sabaudia dell’epoca, fu bloccato perché noi e solo noi ci muovemmo.

Si prendano gli atti sia presso il Comune di Sabaudia che presso la Regione Lazio.

Non a caso noi e solo noi fummo attaccati prima… ed avvicinati poi…

Altrimenti tutto sarebbe passato, come in effetti era già passato, al Comune ed alla Regione.

Non c’è mica qualcuno che rivendica il… diritto all’oblio???!

E ritorniamo sempre alle responsabilità politiche.

Responsabilità nel “caso Sabaudia”, nel “caso Fondi”, nel “caso Formia” (di cui nessuno vuole parlare fino al giorno in cui salterà il coperchio della pentola), responsabilità in tutti gli altri “casi”.

Anche in quello che ha riguardato la notizia di oggi degli arresti a Latina di appartenenti ad un pericolosissimo clan, che, a quanto pare, stavano preparando l’assalto allo Stato, agli uomini della Questura e del Carcere.

Il livello di pericolosità di questa gente è stato per lunghissimi anni sottovalutato e, ciò, ha consentito a questi soggetti, che si sono avvalsi di una rete di alleanze con altri clan di nomadi loro affini, di accrescere quel livello sempre di più.

Se fossero stati attenzionati a tempo debito, forse a quest’ora non saremmo arrivati a questa situazione.

Ma di questo avremo occasione di parlare più approfonditamente.

Vogliamo chiudere questa nota tristissima con una domanda che ci sta arrovellando il cervello e che poniamo agli investigatori.

All’attentato con la bomba sulla quale saltò in aria un Di Silvio sul lungomare di Latina i suoi familiari non hanno reagito. Perché? Per paura? Per paura di un clan più potente di loro che si sarebbe reso autore dell’attentato mortale perché incautamente disturbato in qualche affare? I Casalesi?