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Non bisogna seguire la strada giudiziaria, ma quella politica”, dicono taluni. Ma quando la politica scade a livello di malaffare di mafia non è più politica!

“NON BISOGNA SEGUIRE LA VIA GIUDIZIARIA, MA QUELLA POLITICA”, dicono alcuni:

Lo abbiamo sentito dire anche l’altra sera a Piazza Risorgimento a Roma a qualche relatore nell’ambito della Festa dell’Italia dei Lavori alla quale siamo stati invitati a partecipare per relazionare sul tema relativo alle “Mafie nel Lazio”.

Siamo d’accordo, ma quando la politica scade a livello di malaffare, quale “strada politica” va seguita?

Non facciamo anche a sinistra la politica dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia quando vede il pericolo.

La legalità non è un Giano bifronte.

La politica va affrontata con metodi politici, la delinquenza ed il malaffare con le manette.

Ragionando diversamente, si diventa oggettivamente complici di delinquenti, ladri e mafiosi.

Noi sfidiamo chiunque sia amico della verità a provare che nel Lazio ci sia una sola amministrazione pubblica che non si sia resa responsabile di un atto illecito.

Anche se per ignoranza o in buonafede.

Dati ufficiali attestano che sempre nel Lazio ci sono una cinquantina di amministrazioni pubbliche sottoposte ad indagini per sospetto di collusione con soggetti mafiosi.

Alcuni mesi fa appena l’ex giudice Ferdinando Imposimato ha parlato pubblicamente di interferenze dei Casalesi su alcune amministrazioni viterbesi:

Il giudice Imposimato, per la sua esperienza di magistrato e per la sua storia, sa bene di quello che parla e non è un pazzo.

Noi sappiamo bene che i dati ufficiali si basano sui fatti già accertati e non su quelli da accertare ancora e, quindi, sono riduttivi.

Parziali e, quindi, devianti.

La realtà è, quindi, ben più grave di quella che appare.

Purtroppo nel Lazio non si è indagato e non si indaga come si dovrebbe.

Emblematico è il caso di quel Prefetto di Roma che, mentre noi sostenevamo che nella Capitale da almeno 20 anni ci sono ben radicate tutte le mafie nazionali ed internazionali, sosteneva che… a Roma non ci sono mafie…

Ci litigammo con quel Prefetto durante un’assemblea nell’aula consiliare di Nettuno, ma nessuno protestò, nessuno presentò un’interrogazione alla Camera, al Senato, alla Regione…

E non era solo quel Prefetto a dire ciò 7-8 anni fa, perché i suoi successori, eccetto il Prefetto Mosca, che è stato subito cacciato come Frattasi a Latina, sostengono la stessa tesi.

A Roma non c’è mafia, come non c’è a Viterbo e così via… , dicono questi signori, che nessuno chiede di rimuovere immediatamente.

Le responsabilità dell’opposizione ed anche le responsabilità di quella parte ancora sana e non corrotta e mafiosa della società civile, che non parlano, non denunciano, non segnalano, non chiedono provvedimenti adeguati, risolutivi.

Quando un Prefetto, un magistrato, un responsabile delle forze dell’ordine negano la realtà, minimizzano e non fanno il proprio dovere, vanno cacciati, trasferiti, messi a disposizione.

Questo dovrebbero chiedere i vari parlamentari del PD e dell’IDV del Lazio che dicono di voler fare la lotta alle mafie ed alla corruzione.

Purtroppo anche nella magistratura e nelle forze dell’ordine non tutti sono come Falcone, Borsellino, Caponnetto, Ingroia, Scarpinato, Dalla Chiesa e così via!

Diciamo che questi sono la minoranza e perciò vengono definiti “eroi” quando, invece, dovrebbero essere “normali”…

La “normalità” che diventa “anormalità”, questa è l’italietta ben descritta da Prezzolini.

Per non parlare delle Prefetture dove i Mosca ed i Frattasi sono come mosche bianche!

Ed allora di cosa stiamo parlando?

Vogliamo continuare a dare i numeri?

Il mafioso, sia quello con la coppola che l’altro in giacca e cravatta, sa molto bene che la sua fine sono, prima o poi, la galera o il cimitero.

Gioca, quindi, il tutto per tutto, con l’intrigo, la corruzione, la violenza quando la ritiene necessaria.

Ci sono ancora in giro soggetti, non sappiamo quanto in buonafede, che si illudono di poterlo combattere con… metodi politici???!!!?