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Non bastava il virus: i tedeschi hanno un problema con i nazionalisti di destra

Il Fatto Quotidiano

Non bastava il virus: i tedeschi hanno un problema con i nazionalisti di destra

A partire dalla prossima settimana il partito Alternative für Deutschland potrebbe finire sotto osservazione da parte dell’intelligence se l’autorità federale dovesse classificarlo come “caso sospetto” di estremismo. Intanto fanno discutere le parole di Nicola Gratteri sui soldi sporchi che varcano i confini senza problemi

di Uski Audino | 22 GENNAIO 2021

Quando i cacciatori vengono cacciati

L’Afd è di nuovo nei guai. Già a partire dalla prossima settimana il partito nazionalista di destra Alternative für Deutschland potrebbe finire ufficialmente sotto osservazione da parte dell’intelligence tedesca. Se l’autorità federale (BfV) dovesse classificare l’Afd come “caso sospetto” di estremismo allora tutto il partito nel suo insieme finirebbe sotto la lente di ingrandimento dei servizi interni di sicurezza. E allora tutti i mezzi a disposizione sarebbero leciti per spiare il partito e i suoi membri, anche facendo uso di infiltrati. Il sospetto dell’autorità guidata da Thomas Haldenwang è che l’influenza degli estremisti di destra nella formazione politica sia cresciuta dopo lo scioglimento della fazione più radicale nella primavera del 2020, la cosiddetta “Ala”, guidata dall’ex capogruppo del Brandeburgo Andreas Kalbitz (allontanato dall’incarico per la sua vicinanza ad una formazione giovanile neo-nazista) e dall’attuale presidente del partito in Turingia, Bjoern Hoecke. Anzi, c’è di più: l’ipotesi è che l’autoproclamato scioglimento non sia stato altro che una manovra diversiva, riferisce il quotidiano conservatore Faz. I vertici dell’Afd hanno reagito alle mosse dell’intelligence pubblicando una “Dichiarazione sul popolo tedesco” (Erklaerung zum deutschen Staatsvolk) – si noti l’uso della parola popolo invece dell’abituale riferimento ai cittadini – in cui ribadiscono la natura “costituzionale del partito” e sottolineano che il popolo è la somma delle persone di cittadinanza tedesca, indipendentemente dalla loro origine e provenienza. Con questa dichiarazione l’Afd conta di mettersi al riparo da eventuali e possibili contenziosi futuri con lo Stato. “È palesemente chiaro che l’Afd non offre il minimo appiglio all’autorità del BfV per essere classificata come ‘caso sospetto’” si è difeso il capogruppo al Bundestag del partito. Di sicuro la tempistica non è delle migliori. Con le elezioni di settembre e i sondaggi scesi intorno al 10% una grana del genere potrebbe non essere proprio uno scenario da sogno.

Affari sporchi

L’apertura del maxi-processo di ‘Ndrangheta “Rinascita Scott” a Lamezia Terme nei giorni scorsi ha suscitato la curiosità della stampa tedesca. La stazza dell’impresa, con i suoi 355 imputati, 900 testimoni, 600 avvocati incute ammirazione e rispetto. Un po’ di fastidio suscitano invece le battute rilasciate dal giudice Nicola Gratteri alla tv pubblica Zdf: “In Germania io posso venire con due valige di soldi e a nessuno interessa se quei soldi risultano dalla vendita di cocaina, di organi o di schiavi. A nessuno interessa, perché i soldi non puzzano, no?”. “La critica di Gratteri è esagerata” ha detto alla Sueddeutsche Zeitung il procuratore capo di Costanza Joachim Speiermann. “Se un criminale viene trovato dalla dogana al confine con una valigia di soldi, può essere messo sotto sequestro”. Il problema è provare poi la relazione tra la valigia di denaro e i reati precedenti. In Germania, dice sempre il quotidiano di Monaco, il 98% dei processi per riciclaggio di denaro non finiscono davanti a un giudice. Il che significa: la Germania combatte il “money-laundering” ma manca il bersaglio. Sotto accusa in particolare è il mercato immobiliare dove finirebbe circa un 20% del denaro sporco. “L’opinione che in Germania si possa comprare con cash illimitato, senza che si indaghi la provenienza dei soldi è falsa” ha detto la portavoce del ministero delle Finanze. I tassisti di Berlino, intanto, continuano a raccontare la storia che le case di nuova costruzione sulla Sprea, poco più d’una decina di anni fa, venivano acquistate con valigie di contanti da personaggi di dubbia provenienza dall’accento italiano o russo.