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Nomine e Csm: “Ho visto Ermini Disse che ci avrebbe pensato lui”

IL Fatto Quotidiano, 6 Maggio 2020

Nomine e Csm: “Ho visto Ermini Disse che ci avrebbe pensato lui”

L’inchiesta – L’ex ministro sul n. 2 del Consiglio Superiore: “Gli ho detto delle lamentele di Palamara & C.”

di Antonio Massari

Torniamo alla notte del 9 maggio 2019. Quella in cui il pm Luca Palamara e i parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, alla presenza dei consiglieri del Csm Luigi Spina e Corrado Cartoni, decidono di “virare” su Marcello Viola come futuro procuratore di Roma. Mentre conteggiano i futuri voti pare chiaro che, per raggiungere l’obiettivo, può essere necessario quello del vice presidente del Csm David Ermini. “Se c’è una divisione così, a 13 – 14, Ermini vota o no?” si chiedono.

Ermini è un uomo molto legato a Matteo Renzi e Luca Lotti. Nel Pd renziano ha rivestito il ruolo di responsabile nazionale con delega alla giustizia. Ma Ermini “non è un cuor di leone”, si commenta quella notte. “L’avete scelto apposta, diciamo, per certi versi…” obietta Lotti. “Ho capito”, replica Palamara, “però mo non può sfuggire totalmente”. E Lotti conclude: “Però qualche messaggio gli va dato forte”.

Il 21 maggio Lotti racconta a Ferri e Palamara che, effettivamente, un messaggio a Ermini l’ha inviato. E glielo legge: “David io non sono un senatore qualunque che ti scrive messaggi del cazzo… senza di me non eri lì, punto… rispondi, punto…”.

La storia dice che Ermini il segnale non l’ha raccolto: tenta (inutilmente) di rinviare la nomina di Viola. E che Palamara, sebbene non per le strategie sulle nomine in procura, è indagato a Perugia per corruzione con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Per completare il quadro va però letto l’interrogatorio di Lotti dinanzi ai pm milanesi Laura Pedio e Paolo Storari, che lo sentono per altre vicende, legate all’Eni, ma gli chiedono del messaggio inviato a Ermini. “Nell’occasione”, risponde Lotti, “mi ero fatto portavoce delle richieste fatte da Palamara Ferri e Cartoni i quali, in qualità di rappresentanti delle correnti MI e Unicost, si lamentavano che Ermini non li seguiva sufficientemente. Mi sono fatto portavoce di queste lamentele e (…) ho mandato il messaggio a Ermini, e l’ho incontrato alla Camera dei Deputati intorno alla metà di maggio, per riportargli le lamentele. David Ermini ha preso atto di questa richiesta e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui, parlando con i capigruppo delle singole correnti”. E quindi, non solo Lotti gli invia un messaggio, spiegando a Ermini che senza di lui non sarebbe il vice presidente del Csm, ma si premura di riportarlo all’ordine, ricordandogli che deve confrontarsi con Mi e Unicost.

I pm milanesi passano a un’altra domanda: “Lei ha ricevuto delle carte da Descalzi?”. Nelle conversazioni Lotti dice infatti di aver ricevuto dall’ad di Eni,Claudio Descalzi,alcuni documenti su Domenico Ielo, fratello del procuratore aggiunto di Roma,Paolo Ielo.

Nel corso di quell’incontro”, spiega Lotti, “Palamara ha riferito sommariamente il contenuto di un esposto presentato dal pm Stefano Fava (indagato per rivelazione del segreto e favoreggiamento nei confronti di Palamara, ndr) nei confronti del dottor Paolo Ielo e del dottor Pignatone. Palamara ha riferito che tra i motivi di denuncia esposti da Fava vi sarebbe stato anche il fatto che sia Pignatone che Ielo avevano svolto delle indagini in una situazione di conflitto di interessi, in quanto i fratelli di entrambi avevano ricevuto incarichi da persone in qualche modo coinvolte nelle indagini”. Incarichi assolutamente legali. Il procuratore aggiunto Ielo si è peraltro astenuto da un fascicolo che riguardava Amara. Lotti spiega: “Palamara ha aggiunto che gli risultava che Domenico Ielo avesse avuto anche degli incarichi dall’Eni e mi ha chiesto se potevo verificarlo …”. E anche questa volta l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio si attiva.

Pochi giorni dopo incontra Claudio Granata (capo del personale Eni, ndr) a Roma. “Tra gli altri argomenti chiesi a Granata se gli risultasse che Domenico Ielo aveva avuto una consulenza da Eni, Granata non mi chiese il motivo di questa domanda e mi rispose che avrebbe verificato, ma che comunque gli incarichi degli esperti legali di Eni erano sul sito”. Lotti racconta di non aver più visto ne Granata né il dossier su Ielo. Però conferma di aver detto a Ferri e Palamara “d’aver ricevuto documentazione da Descalzi, che provava l’avvenuto conferimento dell’incarico da parte di Eni a Domenico Ielo” accennando persino a “un importo di 228 mila euro”. Spiega di non aver neanche controllato sul sito: “Ho millantato”. E perché mai? “Non avevo bisogno di millantare ma con quelle affermazioni rafforzavo la loro linea, quella di censurare il comportamento del dottor lelo, il quale, secondo quello che riferiva Palamara, non si era astenuto”.