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Nino Di Matteo: ”Coltivare memoria capendo chi e perché ha voluto stragi e delitti”

Nino Di Matteo: ”Coltivare memoria capendo chi e perché ha voluto stragi e delitti”

Il magistrato interviene per la XXV Giornata dedicata alle vittime innocenti delle mafie

di Giorgio Bongiovanni

Il 21 marzo è il giorno che a livello nazionale è dedicato alla memoria e all’impegno per le vittime innocenti delle mafie. Il magistrato Nino Di Matteo, membro del CSM e autore con Saverio Lodato del libro “Il Patto Sporco. Il processo Stato-mafia raccontato da un suo protagonista”, edito da Chiarelettere, oggi ha celebrato la ricorrenza con poche parole. Un intervento che ci invita non solo ad onorare la memoria delle vittime di mafia, ma anche a impegnarci quotidianamente nella ricerca della verità su stragi e delitti eccellenti su cui, purtroppo ancora oggi, vi è un oscuro silenzio.
“La giornata della memoria è una giornata molto importante. Anche perché questo paese sta rischiando di diventare un Paese senza memoria e quindi senza futuro – ha ricordato il magistrato – Oggi ricordiamo le vittime della mafia che non sono soltanto i giudici, i poliziotti, i carabinieri, i prefetti, i medici legali, gli imprenditori, i sacerdoti e i tanti giornalisti uccisi dalle mafie. Ma anche le tante migliaia di giovani per il traffico dell’eroina e poi della cocaina, che toglie prima la libertà, poi la dignità e tante volte anche la vita. Su esso le mafie hanno costruito gran parte delle loro ricchezze”.
Ma il consigliere del Csm è andato ancora più a fondo nel concetto di memoria che “non significa soltanto ricordare con l’affetto e con l’emozione coloro i quali sono morti, ma soprattutto significa cercare di capire in che contesto sono maturati quei delitti, chi sono stati gli autori, quali sono state le cause”.
“Ci sono ancora troppi delitti di mafia che non sono soltanto di mafia probabilmente, impuniti o parzialmente puniti. – ha ricordato Di Matteo – Coltivare la memoria significa che lo Stato in tutte le sue articolazioni deve continuare a impegnarsi. Anzi impegnarsi più di prima per cercare di colmare lacune di verità che ancora ci sono”.
Infine ha concluso: “Io ho avuto una fortuna. Faccio il mestiere che volevo fare quando ero giovane. Sono uno di quei giovani palermitani che negli anni Ottanta si appassionò all’idea di poter superare il concorso in magistratura proprio sull’esempio dei giudici del primo pool antimafia. Poi sono entrato in magistratura nel 1991 e ho vissuto da tirocinante alla procura di Palermo nel periodo delle bombe e delle stragi. Poi mi sono ritrovato ad occuparmi di tanti di questi delitti, di questi casi. Auguro a tutti di riscoprire il valore della lotta alla mafia che è una lotta di verità, di giustizia, di liberà e di democrazia”.

Link video:https://www.facebook.com/chiarelettere/videos/200867031142137/

21 Marzo 2020

fonte:http://www.antimafiaduemila.com/