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Nicotera ,in Calabria,sciolta per mafia

21/09/2016 14:29

Calabria, il comune di Nicotera sciolto per mafia 

È la stessa città in cui due sposi, legati ai clan, riuscirono a procurarsi i permessi necessari per atterrare con un elicottero in pieno centro 

nicotera

Per la prefettura di Vibo Valentia gli organi elettivi del Comune di Nicotera sono infiltrati dalla criminalità organizzata e per questo devono essere sciolti. È questa l’indicazione inviata al ministero degli Interni dall’Ufficio retto dal prefetto Carmelo Casabona. Sono bastati pochi mesi di lavoro per arrivare a una conclusione netta e condivisa: l’Ente non è in grado di resistere alle pressioni della ‘ndrangheta che riesce a condizionare la vita del Comune, anche grazie ai rapporti che diversi amministratori mantengono con soggetti vicini ai clan mafiosi. Un quadro devastante confermato dall’inchiesta aperta dalla procura di Vibo dopo l’atterraggio di un elicottero nel centro storico di Nicotera, per ore chiuso al traffico e transennato per permettere la celebrazione del matrimonio di due giovani sposi. A coordinare da terra c’era lo stesso elicotterista che nell’agosto 2015 ha sorvolato Roma per spargere fiori al passaggio del feretro del boss Casamonica. “Una violazione evidente” per il procuratore facente funzioni di Vibo, Michele Sirgiovanni, che dopo i primi accertamenti delegati ai carabinieri non ha esitato a dichiarare “Qualcosa nella macchina amministrativa non ha funzionato. Ci sono una serie di illegittimità negli atti amministrativi che hanno autorizzato quel volo, sia nei tempi, sia negli accertamenti svolti prima di concederla e adesso dobbiamo capire cosa sia successo”. Basti ricordare che il novello sposo, Antonio Gallone, non solo è affidato in prova ai servizi sociali dopo essere stato arrestato nel 2011 perché beccato a innaffiare una piantagione di cannabis, ma è anche imparentato con personaggi considerati affiliati al clan Mancuso.

I precedenti A Nicotera sono state sciolte due amministrazioni in dieci anni. La prima Giunta ad essere mandata a casa per mafia è stata quella di Princivalle Adilardi nel 2005. Cinque anni dopo, è toccato a quella di Salvatore Reggio. Una decisione all’epoca confermata prima dal Tar, quindi dal Consiglio di Stato, cui il sindaco “sciolto” aveva fatto ricorso nonostante un fratello latitante e destinatario di quattro mandati di cattura per omicidio e associazione mafiosa. A completare il quadro una società costruita ad hoc per la gestione del porto turistico che vedeva fra i propri soci sindaco, vicesindaco e diversi consiglieri comunali, ma anche un sistematico ricorso all’affidamento diretto nella gestione degli appalti.

Redazione online