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Nicola Schiavone in aula contro Cosentino

Nicola Schiavone in aula contro Cosentino

Il figlio di Sandokan testimone nel processo d’Appello per il centro commerciale “Il Princip

Attilio Nettuno

Si presenterà in videocollegamento a metà maggio Nicola Schiavone per testimoniare dal vivo nel processo d’Appello dell’inchiesta “Il Principe e la Scheda Ballerina” che vede alla sbarra l’ex sottosegretario Nicola Cosentino ed altri 20 imputati.

Stamattina gli avvocati difensori non hanno prestato il consenso all’acquisizione documentale delle dichiarazioni di Schiavone, figlio del capoclan Sandokan oggi collaboratore di giustizia, optando per l’escussione del testimone. Nei suoi verbali il rampollo della famiglia criminale di Casal di Principe ha raccontato come nella prima fase, tra gli anni 2002 e 2003, prima di assumere la reggenza del clan, ad occuparsi dei piani e dei permessi urbanistici, “furono a livello politico Nicola Consentino, il quale, con l’appoggio di Giuseppe Russo (boss dell’omonima famiglia mafiosa, ndr) e di Francesco Schiavone, detto “Cicciariello” (lo zio di Nicola, ndr) si adoperò per l’approvazione di un nuovo piano regolatore generale che prevedeva una enorme superficie e cubatura al servizio del nuovo centro commerciale, oltre 100mila metri quadrati”. Il tutto, sottolinea l’ex boss, avvenne grazie alla collaborazione di dirigenti e tecnici comunali, tra cui anche una persona che aveva ricoperto la carica di assessore all’Urbanistica.

L’ampliamento, spiega il pentito, era a tal punto macroscopico da danneggiare addirittura “i bisogni abitativi della popolazione che, in molti casi, aveva bisogno di surplus di cubatura o di sanatorie per volumi in più realizzati abusivamente”. Nicola Schiavone riferisce anche di avere saputo da un funzionario ed ex assessore di quel comune, che Cosentino era riuscito ad ottenere anche un cambiamento di destinazione urbanistica – da agricola a industriale, o commerciale – di alcuni terreni acquistati da suoi familiari adiacenti allo stabilimento di famiglia Aversana Petroli.

Il collaboratore di giustizia racconta di essersi lamentato del fatto che i politici coinvolti nella vicenda avessero pensato principalmente “ai propri affari”, ma l’ex assessore replicò che era questo l’accordo sulla spartizione urbanistica stipulato tra il boss Giuseppe Russo, Francesco Schiavone Cicciariello e Nicola Cosentino.

Nicola Schiavone ha ripercorso anche le tappe della genesi del rapporto tra l’ex sottosegretario all’economia e il clan dei casalesi, iniziati con il padre del collaboratore di giustizia, il boss Francesco Schiavone noto come “Sandokan”. Nicola Schiavone, però, sottolinea anche di avere appreso quelle informazioni da alcuni esponenti del clan, quindi non direttamente. “A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 Cosentino – dice – in procinto di partecipare a una competizione elettorale…chiese a mio padre, tra gli anni 80/90, di essere appoggiato dal clan. Mio padre concesse il suo appoggio, ma non ricordo se sia stato eletto o meno”. Secondo Nicola, il boss Francesco Schiavone e Cosentino si incontrarono, in presenza anche di un’altra persona. Schiavone jr spiega anche che il clan dei Casalesi non aveva mai avuto simpatia per la Sinistra e a Cosentino, ad un certo punto del suo percorso politico, fu detto chiaramente che non avrebbe potuto avere l’appoggio del clan qualora avesse deciso di militare nelle fila di un partito di sinistra.

All’epoca stava nascendo Forza Italia – ricorda Nicola Schiavone – e Cosentino abbandonò i propositi di militare nella Sinistra e aderì al nascente movimento politico di Destra. Il figlio di Sandokan parla inoltre delle elezioni provinciali del 2005, vinte contro Cosentino da Sandro De Franciscis, esponente dell’Udeur, partito fondato da Clemente Mastella in cui allora militava Nicola Ferraro, imprenditore dei rifiuti condannato per concorso esterno in camorra. In quel caso il clan Schiavone fece un’eccezione per non scontentare nè Cosentino nè Ferraro, votando per entrambi i candidati; stessa condotta fu realizzata dal clan di Michele Zagaria, mentre il clan Russo restò “fedele” a Cosentino.

In primo grado i giudici hanno inflitto 13 condanne ed 8 assoluzioni. Cosentino era stato condannato a 5 anni. Vennero condannati Nicola Di Caterino a 11 anni, Gaetano Iorio a 9 anni, Stefano Di Rauso a 9 anni, Mauro La Rossa a 7 anni, Cristoforo Zara a 5 anni, Caterina Corvino a 4 anni, Rossano Tirabassi a 4 anni, Gennaro Abbruzzese a 4 anni, Stefania Porcellini a 2 anni e 8 mesi, Claudio Angeli a 2 anni e 8 mesi, e Marco Galante a 2 anni. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Stellato, Stefano Montone e De Caro.

 

 

19 Febbraio 2019

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/