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Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, fa il nome dell’ingegnere Maurizio Mazzotti: “In rapporto con Dante Apicella e grande amico di Nicola Ferraro”. E Alfonso Salzillo…

Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, fa il nome dell’ingegnere Maurizio Mazzotti: “In rapporto con Dante Apicella e grande amico di Nicola Ferraro”. E Alfonso Salzillo…

26 Agosto 2022 – 12:28

Si tratta di dichiarazioni contenute nell’ordinanza che noi abbiamo definito double face, che da un lato si occupa dei rapporti tra Nicola Schiavone monaciello e i grandi appalti dell’azienda di stato Rfi, dall’altro lato dell’attività del costruttore di camorra di Casal di Principe Dante Apicella. Ovviamente, non ne rimaniamo minimamente sorpresi, alla luce dei 300, forse 400 articoli che in 10 anni abbiamo dedicato all’ingegnere Mazzotti, emblema a nostro avviso, di tante cose di una in particolare: l’impunità di tanti soggetti che hanno strage del diritto all’interno delle stanze che contavano nei comuni più importanti di questa provincia

CASAL DI PRINCIPE/S.MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) Nicola Schiavone monaciello ma non solo. Le mille e più pagine dell’ordinanza imperniata sui rapporti tra l’antico pupillo di Francesco Schiavone Sandokan, del cui soprannome abbiamo appreso proprio dalle parole del fondatore del clan dei casalesi durante i colloqui, naturalmente registrati con i suoi familiari, contengono, infatti, una parte sostanziosa, dedicata alle attività criminali di Dante Apicella, imprenditore edile, costruttore, e abile tessitore di centinaia e centinaia di relazioni imprenditoriali solo apparenti e solo finalizzate a installare e mettere in funzione una enorme lavatrice grazie alla quale sono stati ripuliti milioni e milioni di euro di danaro sporco, proveniente dalle attività criminali del clan dei casalesi.

E anche in questa parte dell’ordinanza, un ruolo di protagonista lo recita Nicola Schiavone junior. Quindi non Nicola Schiavone monaciello ma il suo figlioccio, visto che l’imprenditore trapiantato a Napoli e a Roma, del figlio di Sandokan è stato padrino di battesimo, aggiungiamo noi, tutt’altro che casualmente.

Nicola Schiavone racconta delle abilità di Dante Apicella, in grado di essere anche un ammortizzatore nei rapporti tra le imprese di Casal di Principe e dintorni e il vari clan sparsi per la Campania, soprattutto quelli egemoni nelle zone di confine. Al riguardo, Nicola Schiavone cita i Graziano e i Cava che, aggiungiamo noi, hanno rappresentato sempre un punto di riferimento, peraltro in guerra tra loro sin dai primissimi anni 90, a partire dal triplice omicidio di tre esponenti dei Graziano, avvenuto nel 1991 a Scisciano, comune poco distante da Nola e tristemente note anche per la celeberrima strage delle donne del clan dei Cava, compita dalle donne dei Graziano, in risposta ad un assalto che le prime avevano organizzata a loro volta nel giorno della festa patronale di Lauro.

Una mattanza senza precedenti probabilmente nella storia della criminalità mondiale, con tre donne della famiglia Cava rimaste uccise (Michelina Cava, sorella del capoclan Biagio Cava, in quel periodo in carcere a Nizza, la cognata dello stesso Biagio Cava Maria Scibelli e la figlia 16enne del boss Clarissa Cava, con l’altra figlia 19enne Felicetta rimasta gravemente ferita e paralizzata per sempre) con altre tre donne, una dei Cava e due Graziano, rimaste parimenti ferite.

Graziano, ma non solo: le abilità di relazione mostrate da Dante Apicella riguardavano anche la famiglia Cennamo, capitanata da Tanuccio o malomm, per anni dominatrice della zona di Crispano, salvo poi dover subire una sorta di sterminio all’indomani della morte, peraltro naturale, del capoclan. E ancora i Fabbrocino, altro clan notissimo dell’area di San Giuseppe Vesuviano, i Pagnozzi, storico clan incardinato nell’area caudina, versante avellinese tra San Martino Valle Caudina e Cervinara.

Secondo Nicola Schiavone, Apicella era colui che andava a parlare con questi clan e riusciva ad ottenere sempre uno sconto sul pizzo che le imprese vicine ai casalesi dovevano comunque pagare, nel momento in cui si aggiudicavano una gara d’appalto nelle zone sotto il controllo criminale di altre famiglie.

Naturalmente, Apicella si presentava come referente e plenipotenziario del rispettatissimo clan di Casal di Principe.

C’è un passaggio successivo, sempre relativo alle dichiarazioni di Nicola Schiavone, particolarmente interessante.

Interessante, ma non sorprendente, almeno per noi che la storia di questa provincia e di quello che è successo nei comuni, soprattutto negli uffici tecnici la conosciamo fin troppo bene.

Il figlio di Sandokan fa il nome di Maurizio Mazzotti, che non dobbiamo certo presentare ai nostri lettori essendo personaggio notissimo, essendoci occupati di lui centinaia e centinaia di volte e mai per fatti positivi, a partire dalla famosa indagine, purtroppo vanificata dalla prescrizione da qualche pigrizia, attivata dall’allora pubblico ministero della procura della repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere Silvio Marco Guarriello, oggi procuratore della repubblica aggiunto di Foggia, il quale metteva in evidenza un vero e proprio sistema organizzato di mazzette e di corruzioni assortite che coinvolgeva proprio Maurizio Mazzotti, al tempo dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Santa Maria Capua Vetere e altri componenti dello stesso ufficio, con tanto di intercettazioni contenenti parole tanto esplicite da non poter generare alcuna discussione, anche se, poi, per le strane vicende della storia di questi territori, nessuno di quei protagonisti dell’indagine ha pagato nemmeno una multa di 100 lire o di mezzo euro.

Quindi, nel momento in cui Schiavone racconta che Dante Apicella aveva un rapporto molto stretto con Maurizio Mazzotti, il quale poi diventò dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Caserta, andando d’accordo sia con la destra che con la sinistra, a noi non fa nè caldo nè freddo. Peraltro, alcuni passaggi delle dichiarazioni di Schiavone danno verosimiglianza ai contenuti da noi esposti.

Nel momento in cui dice infatti che Maurizio Mazzotti era molto amico di Nicola Ferraro che questi gliene e ne parlava sempre benissimo, afferma una verità storica. C’eravamo anche noi quando Nicola Ferraro agiva in semi monopolio nei comuni della conurbazione casertana, ma soprattutto in quello di Santa Maria Capua Vetere nella gestione di appalti per la raccolta negli rsu nella sua Eco Campania.

Santa Maria Capua Vetere era un pò la seconda patria di Nicola Ferraro e Maurizio Mazzotti un suo stabile riferimento. Per cui quello che dice Nicola Schiavone collima con quello che abbiamo registrato noi come testimoni del tempo.

Un altro nome che salta fuori dalle dichiarazioni del figlio di Sandokan è quello di Alfonso Salzillo, costruttore di Santa Maria, più volte consigliere comunale e spesso coinvolto in indagini sulla criminalità organizzata, sui suoi rapporti con il clan dei casalesi, anche attraverso la famiglia Del Gaudio-Bellagiò, con la quale si rapportava soprattutto attraverso Sonia Del Gaudio, sorella dell’allora capoclan, peraltro al tempo già arrestato, Ferdinando Del Gaudio.

Nicola Schiavone racconta che Nicola Ferraro gli parlava di Mazzotti in termini esattamente sovrapponibili a quelli con cui parlava di Alfonso Salzillo, dunque considerando entrambi suoi elementi di fiducia in un contesto che però, solo successivamente, ha fatto diventare verità giudiziaria, quello che un pò tutti sapevano in quel periodo sulle relazioni tra Ferraro e il clan dei casalesi, famiglia Schiavone in particolare.

Fonte:https://casertace.net/nicola-schiavone-figlio-di-sandokan-fa-il-nome-dellingegnere-maurizio-mazzotti-in-rapporto-con-dante-apicella-e-grande-amico-di-nicola-ferraro-e-alfonso-salzillo/